Pennsylvania, un milione di cristiani contro Obama di Marco Respinti, 24-04-2012,
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Anche se le cronache non ne
parlano, magari proprio perché non amano parlarne, il braccio di ferro che da
mesi oppone l’Amministrazione guidata dal presidente Barack Obama alle Chiese
degli Stati Unite, di fatto capitanate dal presidente della Conferenza
episcopale cattolica, l’arcivescovo di New York mons. Timothy M. Dolan, è
sempre in corso.
L’argomento è quello del
tentativo profuso dalla Casa Bianca d’imporre a tutti i cittadini statunitensi
- quindi a maggior ragione ai credenti di qualsiasi fede e a chi vi obbietta
per ragioni qualsiasi di coscienza - una riforma della Sanità pubblica nella
quale viene tra l’altro previsto l’obbligo di sottoscrivere, entro l’anno
venturo, polizze che garantiscano anche tecniche di controllo delle nascite:
contraccezione, aborto e sterilizzazione. Del resto, l’"Obamacare" -
come viene chiamata la riforma sanitaria voluta dal governo federale - è
attualmente criticata con toni aspri anche da quanti, conti alla mano, dubitano
della sua sostenibilità finanziaria a meno di una pesante aumento delle tasse
per tutti (con forte ricaduta negativa pure sull’occupazione) e da quanti,
Costituzione federale alla mano, dubitando della liceità di un tale imposizione
da parte dello Stato sul piano specifico del diritto commerciale. Alla Corte
Suprema pende infatti il giudizio sulla conformità dell’"Omabacare"
alla legge fondamentale del Paese.
Ciò che i credenti americani
hanno anzitutto a cuore è però la tutela del diritto alla libertà religiosa
che, sancito a chiare lettere dalla Costituzione, viene invece palesemente
violato dalle polizze assicurative volute dalla Casa Bianca; ed è per questo
che i credenti americani riescono, in questa protesta, a portare dalla propria
parte non pochi propri concittadini, magari non proprio credenti epperò
spaventati da una così aggressiva violazione del fondamento stesso dell’ethos
americano.
Chi ha almeno un po’ di
familiarità con gli Stati Uniti non viene certo colto impreparato da questi
"ecumenismi", né dalla capacità che agli statunitensi è conferita dal
modo in cui sono congegnate le istituzioni del loro Paese (nonché scritti i
suoi documenti base e le sue leggi vincolanti) di difendere la fede personale
in termini di diritto pubblico. Fra
codesti "ecumenismi", interessanti e importanti, vi è quello -
l’ultimo in ordine di tempo, ma preparato da una nutrita schiera di precedenti
illustri - testé siglato in Pennsylvania.
In quello Stato della Costa
Orientale, l’organizzazione Christian Associates of Souhwest Pennsylvania
(CASP) - una rete a cui fanno capo 2mila congregazioni e 26 denominazioni
diffuse in dieci contee - ha reso pubblico, il 20 aprile, un documento che
esprime forte e motivate perplessità rispetto a quanto il governo di Washington
vorrebbe imporre agli americani, scegliendo di fatto di schierarsi a fianco del
movimento di opposizione all’"Obamacare" nato e cresciuto negli
scorsi mesi. Il quale movimento, sempre di fatto (ma la cosa non è di poco
conto), è appunto guidato dai vescovi cattolici.
Il documento del 20 aprile reca
le firme di 18 ben noti ministri di culto, tra i quali figurano il vescovo
cattolico di Greenburg mons. Lawrence Brandt, il vescovo della Chiesa
episcopaliana Kenneth Price, l’arcivescovo Melchizedek della Chiesa ortodossa degli
Stati Uniti, nonché autorità e leader vari della Chiesa metodista episcopaliana
africana, dei battisti statunitensi, dei Discepoli di Cristo, dei luterani, dei
presbiteriani e della United Church of Christ. Ebbene, il CASP, forte di queste
cifre, rappresenta oggi circa un milione circa di fedeli su un totale di poco
più di 12 milioni e mezzo di abitanti che attualmente vivono in Pennsylvania.
Di questi, poco meno di 8 milioni e mezzo si dichiarano credenti praticanti di
questa o di quella denominazione (altre stime però, della Pennsylvania State
University, riducono tale numero a poco più di
7 milioni di credenti, suddivisi in 115 fedi diverse). Degli 8 milioni e
mezzo di credenti che nella più rosea delle ipotesi vengono stimati esistere
oggi in Pennsylvania, quasi 4 milioni (poco meno della metà) sono cattolici
(cioè i cattolici sono in Pennsylvania la maggioranza relativa), più di 2
milioni appartengono a una delle Chiese protestanti maggioritarie, poco più
700mila sono protestanti ma di tipo evangelical (e fra i primi e i secondi può
anche correre sangue cattivissimo….), altri poco più di 75mila fedeli
appartengono alla comunità ortodossa e infine quasi 400mila si dividono tra
ebrei, musulmani, mormoni e unitariani universalisti (per diversi queste ultime
due denominazioni non sarebbero infatti per nulla cristiane, seppur a diverso
titolo, e così a volte, in alcuni conteggi, finiscono per fare capo a sé).
Insomma, in proporzione, quel
milione di credenti rappresentato dal CASP in solo un’area ben delimitata della
Pennsylvania è una vera enormità, soprattutto per uno Stato del New England
come questo dove le tentazioni secolariste - o le derive liberal, se si
considera il mondo interno delle Chiese - sono più forti che in altre province
statunitensi (basta infatti notare che, tra i protestanti, assai di più sono i
fedeli delle Chiese mainline rispetto ai più conservatori esponenti del mondo
evengelical). Un rifiuto, cioè, della linea Obama su questioni non negoziabili
che veramente è enorme, che davvero è di popolo.
Quest’oggi, 24 aprile, nella
Pennsylvania del CASP (nonché in Connecticut, Delaware, New York e Rhode
Island) in si vota per le primarie Repubblicane. Gli avversari politici di
Obama hanno giocoforza bisogno di sfruttare al meglio anche l’apporto reso
disponibile da questo "popolo delle Chiese". Con la recente uscita di
scena dell’ex senatore cattolico proprio della Pennsylvania Rick Santorum, la
corsa alla nomination presidenziale Repubblicana andrà senz’altro al mormone
Mitt Romney. A lui spetta fare dunque tesoro di questa enorme riserva di
consenso più che qualificato, che sta su piazza per farsi rappresentare ai
vertici del Paese da chi prometta di liberarla dall’incubo Obama. In
Pennsylvania oggi, così come l’8 maggio - quando lì si celebreranno le primarie
- in quell’Indiana (altro Stato in cui i cattolici sono la maggioranza relativa
dei cittadini) dove il giorno prima della strategica mossa compiuta dal milione
di cristiani del CASP in Pennsylvania, vale a dire il 19 aprile, quasi 1400
fedeli della Chiesa Luterana-Sinodo del Missouri hanno preso pubblicamente
posizione a fianco del vescovo cattolico di Fort Wayne-South Bend, mons. Kevin
Carl Rhoades, contro le imposizioni immorali sognate dalla Casa Bianca.
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