J'ACCUSE/ Allam: nell'Europa schiava del relativismo nascono i nuovi
terroristi - INT. Magdi Cristiano Allam, martedì 24 aprile 2012, http://www.ilsussidiario.net
Si chiama Andrea Campione, nato
28 anni fa a Senigallia e residente a Montelabbate (Pesaro), il cittadino
italiano arrestato nel corso di un'operazione anti-terrorismo della Digos di
Cagliari con l’accusa di addestramento ad attività con finalità di terrorismo.
Dopo essersi convertito all’islam, Campione ha cambiato il suo nome in Abdul
Wahid al Siquily e, secondo gli investigatori, stava portando avanti un
progetto di terrorismo islamico attraverso l’acquisizione e la diffusione di
diversi testi di natura jahidista e quaedista. Fidanzato con una giovane
marocchina, l’uomo stava per lasciare definitivamente l’Italia alla volta del
Marocco, e proprio per il pericolo di fuga gli investigatori hanno deciso di
accelerare il suo arresto. Claudio Galzerano, dirigente della divisione
antiterrorismo internazionale della Ucigos, ha riferito all’Adnkronos che è la
prima volta che vengono scoperti «dei filo-jihadisti che sono italiani al 100%.
È l'elemento di novità di queste indagini. L'abbiamo chiamato “cenacolo”, perché
è un gruppo piuttosto ristretto: sono italiani e sostengono la causa di Bin
Laden». IlSussidiario.net ha chiesto un commento su quanto accaduto a Magdi
Cristiano Allam, eurodeputato e presidente del movimento politico “Io amo
l’Italia”, che il 22 marzo 2008 si è ufficialmente convertito alla religione
cattolica.
Come giudica quanto accaduto?
E’ la constatazione che ormai,
anche in Italia, siamo in una fase in cui maturano terroristi islamici
autoctoni, in un contesto dove questa realtà è ormai di casa, come in Gran
Bretagna, Francia, Olanda e Germania.
Perché secondo lei accade?
Semplicemente perché l’Europa è
succube dell’ideologia del relativismo e del buonismo, che ci porta a non
volere entrare nel merito dei contenuti delle religioni, ma a metterle aprioristicamente
tutte sullo stesso piano. Questo ci porta anche a elargire diritti e libertà al
prossimo senza chiedere in cambio l’ottemperanza dei doveri e il rispetto delle
regole, ma ci accorgiamo di questi fenomeni, che sono solo la punta dell’iceberg,
quando ormai l’iceberg è profondamente radicato in Italia e altrove in Europa.
Un fenomeno che consta della fitta e sempre più diffusa rete di moschee in cui
si predica l’odio, la violenza e la
morte contro gli ebrei, i cristiani, gli infedeli e gli apostati.
Quali sono a suo giudizio le
principali motivazioni che spingono ad una conversione all’islam?
Ci troviamo in una Europa
decadente, sempre più scristianizzata, dove la spiritualità perde sempre più
fascino, soprattutto tra i giovani. In una profonda crisi della cristianità
stessa, sono loro ad essere particolarmente disorientati. Finiamo per non
sapere più chi siamo, non abbiamo più la certezza della nostra identità, dei
nostri valori, meno che mai della nostra Fede.
L’islam invece?
L’Islam risulta come una realtà
affascinante, che esprime delle certezze, e che paradossalmente riesce ad
attrarre non i più poveri, i più indigenti, che per ragioni economiche
potrebbero essere spinti alla sovversione. Al contrario, attrae gli elementi
più acculturati, quei giovani che dopo aver studiato ed essersi impegnati per
conoscere il più possibile la realtà, si trovano di fronte a porte sbarrate,
senza prospettiva. L’Islam dà loro questa prospettiva e la militanza nel
radicalismo islamico li fa sentire protagonisti. Non si rendono però conto della realtà dei fatti.
Come stanno invece le cose?
E’ come entrare a far parte di
una setta dove, nel momento in cui si mette un piede all’interno, si ha solo il
biglietto di andata, senza avere la possibilità di tornare indietro. Si cade in
una trappola da cui, anche volendo, non si riesce a scappare.
Lei ha invece compiuto un
percorso inverso, dall’islam al cattolicesimo. Quali sono le principali
differenze in tale percorso decisionale?
Sono stato musulmano per 56 anni,
ma sono sempre stato credente nei valori non negoziabili, come la sacralità
della vita, la dignità della persona, la libertà di scelta in ambito religioso
ed educativo. Da musulmano sono stato condannato a morte dai terroristi
islamici proprio perché difendevo il diritto alla vita di tutti, difendevo la
pari dignità tra uomo e donna e difendevo la libertà per un musulmano di
convertirsi ad un’altra religione senza essere automaticamente condannato a
morte per apostasia.
Ci parli del suo percorso.
L’adesione al cristianesimo si è
avverata in presenza di autentici testimoni di Fede che hanno saputo rivisitare
la realtà di Gesù Cristo, in un percorso molto lungo iniziato quando ero ancora
bambino, frequentando delle scuole italiane cattoliche al Cairo, la mia città
natale. L’adesione al cristianesimo per me ha essenzialmente significato trovarmi finalmente nella mia casa naturale,
in quella dimora dove Fede e Ragione si conciliano e sono un tutt’uno,
corrispondendo a pieno a quella che è l’essenza del cristianesimo, ovvero del
Dio che si è fatto Uomo, che si incarna in Gesù, e dell’Uomo concepito a
immagine e somiglianza di Dio.
Dell’islam lei ha detto: «Al di
là della contingenza che registra il sopravvento del fenomeno degli estremisti
e del terrorismo islamico a livello mondiale, la radice del male è insita in un
islam che è fisiologicamente violento e storicamente conflittuale». Può
spiegarci meglio questa affermazione?
Basta aprire il Corano e
leggerlo. Basta prendere una traduzione in italiano del Corano e leggere
centinaia di versetti che legittimano l’odio, l’uccisione, la morte, la
violenza nei confronti di ebrei, di cristiani, di coloro che diventano apostati
infedeli per il semplice fatto di non riconoscersi più nell’islam. Basta
leggere la biografia ufficiale di Maometto, che nella sua vita è stato un
condottiero che ha combattuto, che ha ucciso, che ha perpetrato con le sue
stesse mani delle stragi, come quella che nel 627 alle porte di Medina lo vide
partecipe nella decapitazione e sgozzamento di circa 800 ebrei della tribù dei
Banu Qurayza.
Cosa rappresentano a suo giudizio
questi fatti?
Sono fatti storici acclarati, che
evidenziano la specificità di una religione che non ha nulla a che fare con il
cristianesimo. Ecco perché sono estremamente preoccupato quando sento anche
all’interno della Chiesa parlare delle tre grandi religioni monoteiste: l’Allah
coranico non ha nulla a che fare con il nostro Gesù Cristo, così come Maometto
non ha nulla a che fare con il Dio che si è fatto Uomo. Sono due realtà profondamente
in contrasto: dalla nostra parte l’amore è il Nuovo Comandamento portato da
Gesù Cristo, dall’altra c’è l’odio nei confronti di chi non si sottomette
all’islam e la legittimazione dell’assassinio di tutti coloro che a vario
titolo vengono considerati nemici.
(Claudio Perlini)
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