"Gay potete curarvi" - Londra vieta lo spot di Gaia Cesare, 14
aprile 2012, http://www.ilgiornale.it/
Le elezioni sono vicine e il
sindaco cede alle pressioni: via dai bus la pubblicità di un’associazione
cristiana
Altro che trasporti, criminalità,
Olimpiadi e tasse. Sono i gay a infiammare la campagna elettorale di Londra, la
metropoli che il 3 maggio incoronerà il nuovo sindaco tra sette candidati, fra
cui i due più quotati ed eccentrici politici d’Inghilterra: il sindaco uscente
Boris Johnson e «il rosso» Ken Livingstone. La capitale più gay-friendly
d’Europa - patria del neo-papà Elton John, fresco di adozione, col marito David
Furnish, grazie a un utero in affitto - litiga e si divide sullo spot promosso
dal gruppo cristiano «Core Issues Trusts» che parafrasando la campagna
pro-omosessuali del gruppo Stonewall («Some people are gay. Get over it»,
«Qualcuno è gay, fattene una ragione»), ha ribattuto puntuale, copiando grafica
e location (i celebri autobus a due piani) con un efficace ma per molti
indisponente campagna anti-omosex: «Non gay! Ex-gay, Post-gay e orgoglioso di
esserlo. Get over it». Eppure in pochi sembrano essersene fatti una ragione.
Tutt’altro. Quell’equivoco «get over it» - che è anche «riprenditi» (dalla
malattia) - manda su tutte le furie le associazioni omosessuali, che a motori
caldi, cioè a due ore dalla circolazione degli autobus sulle principali vie
della capitale, comprese le mitiche Oxford Street, Trafalgar Square e Picadilly
Circus, cominciano il pressing per spingere il sindaco Conservatore Johnson a
bloccare la campagna in programma per due settimane. Detto fatto. Boris, il
nemico del «politically correct», si inchina alle proteste e decide di mettere
al bando i manifesti accusati di «omofobia» e promossi da chi ritiene che «il
comportamento omoerotico è un peccato» e che «promuove il cambiamento delle
abitudini sessuali» omosessuali anche con la preghiera. «Londra è una delle
città più tolleranti del mondo e intollerante dell’intolleranza - chiude
lapidario Johnson -. È evidentemente offensivo suggerire che essere gay è una
malattia dalla quale si può guarire e non sono pronto a vedere quel consiglio
circolare sugli autobus in giro per Londra».
Un messaggio inequivocabile
quello del sindaco, ma anche una mossa politica che sembra chiudere
definitivamente l’era dei Tory «omofobi» in pubblico e «indulgenti» in privato
e che segue di poco la promessa del premier conservatore David Cameron di
introdurre i matrimoni gay entro il 2015 nella Gran Bretagna che già dal 2005
ammette le unioni civili tra omosessuali e che dal 5 dicembre, con gran
disappunto della Chiesa anglicana, ha dato il via libera alla celebrazione
delle civil partnership in chiese e sinagoghe.
D’altra parte Londra da tempo è
la culla della comunità lgtb (lesbiche, gay, Bisessuali e transgender),
paradiso di tolleranza per gli omosex di mezza Europa e di gran parte del Regno
Unito. E anche l’irriverente Johnson non ha potuto fare a meno di schierarsi al
fianco degli omosessuali, specie dopo che il suo più temuto rivale, Ken «il
rosso», è stato costretto qualche mese fa a scusarsi pubblicamente per aver
sostenuto che il Labour «trabocca» di omossesuali e che l’essere gay è stato
«una manna» per la carriera di molti parlamentari laburisti, salvo poi
approfittare della polemica di ieri per dire che «la città sotto la guida dei
Tory sta arretrando» e che «quei poster non avrebbero mai dovuto vedere la
luce».
Ma la questione per la Londra
multicult e aperta alla diversità tocca anche un altro tema, quello della
libertà di espressione. Su questo vuole puntare il gruppo confessionale
conservatore «Anglican Mainstream», che insieme a «Core Issues Trust» ha
promosso la campagna anti-gay e sostiene ora di essere rimasto vittima di un
barbaro atto di «censura» e annuncia azioni legali. Buttandola sul diritto di
parola: «È fortemente preoccupante che ci possa essere un solo punto di vista e
che sia quello di chi vuole spingere per i matrimoni gay. (...) Questa non è
una visione universale». Ma è un tema che entra a sorpresa, e di prepotenza,
nelle elezioni amministrative più importanti di Gran Bretagna.
Nessun commento:
Posta un commento