LEGGE 40/ Perché avere tre genitori sarebbe un diritto costituzionale?,
INT. Alberto Gambino, domenica 15 aprile 2012
Per i giudici milanesi il divieto
di fecondazione eterologa nella Legge italiana contrasterebbe con una serie di
principi, tra cui il “diritto alla realizzazione della vita privata famigliare”.
Per questo la corte milanese (insieme a Catania e Firenze) ha rimesso la
questione alla Corte Costituzionale italiana.
Il principio invocato, a detta di
questi magistrati, dovrebbe essere un diritto costituzionale e il divieto,
nell’ambito delle tecniche di fecondazione assistita, di donazione di un gamete
da parte di una persona esterna alla coppia andrebbe contro il diritto di una
persona a realizzare la propria vita famigliare. L’ordinanza di remissione,
tuttavia, spiega Alberto Gambino a ilsussidiario.net, contraddice proprio la
Carta Costituzionale, “perché la famiglia - società naturale fondata sul
matrimonio - è naturalmente composta di due genitori che possono procreare e,
quindi, dar origine ad una nuova vita. Da questo punto di vista, dunque, il
nascituro ha diritto ad avere due genitori e non tre”.
Dunque, dietro l’ordinanza dei
giudici milanesi emerge la volontà di scardinare, senza passare dal Parlamento
ed evitando la via referendaria, proprio l’istituto della famiglia,
trasformando un’aspettativa in diritto, ma senza tutelare il soggetto più
debole, ossia il bambino, che si troverebbe ad avere più di due genitori.
I magistrati che hanno rimesso la
questione alla Corte costituzionale parlano di incostituzionalità per contrasto
della norma sul divieto di fecondazione eterologa, con “il diritto alla
realizzazione della vita familiare”.
E’ una ordinanza di rimessione
che, in realtà, contraddice i principi in materia della nostra Carta
Costituzionale, perché la famiglia - società naturale fondata sul matrimonio -
è naturalmente composta di due genitori che possono procreare e, quindi, dar
origine ad una nuova vita. Da questo punto di vista, dunque, il nascituro ha
diritto ad avere due genitori e non tre come invece capiterebbe se si ammettesse
uno soggetto esterno alla coppia, che possa donare il seme o il gamete che sia.
Questo tipo di intervento
potrebbe essere un grimaldello per poter poi scardinare l’istituto della
famiglia?
Certo, se la Corte Costituzionale
accettasse questa interpretazione, ci troveremmo davanti non più ad un
matrimonio e ad una famiglia legati alla società naturale, ma ad una società
artificiale, dove in realtà ci sono delle figure estranee alla coppia. Così si
minerebbe in radice la famiglia concepita - da sempre - come il pilastro della
nostra società.
In questo modo si va ad elevare a
diritto un desiderio?
Certamente perché quello che
viene qui definito - il diritto alla realizzazione alla vita familiare - non
c’è da nessuna parte nella nostra Carta Costituzionale. Significa innalzare
desideri, aspettative, bisogni al rango di diritto: ma attenzione, quando questi
sentimenti diventano diritti - e qui addirittura dovrebbero essere diritti
fondamentali della Carta Costituzionale - questi possono poi prevalere su altri
diritti, come quello appunto del bambino, che è tra l’altro il soggetto più
fragile.
Questa legge, peraltro sottoposta
già a referendum, è stata otto volte rimandata dinanzi ai giudici
costituzionali, dal divieto di diagnosi preimpianto sino a contestare il dubbio
di legittimità sull’intero testo…
La percezione è che non potendo
agire sul Parlamento, si cerchi di agire sull’interprete per eccellenza delle
nostre leggi, che è il giudice costituzionale. Questo, però, significa anche
trovare un’altra via, fatta spesso di artifizi giuridici non corrispondenti a
quello che è stato il comune sentire di quel referendum.
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