L'Unione Europea finanzia l'aborto nel mondo di Giovanna Arcuri, 11-04-2012,
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Dal 2010 presso le principali
istituzioni europee è stato istituito l’European Dignity Watch, un osservatorio
permanente che monitora le attività degli organismi afferenti all’Unione
Europea in tema di vita, famiglia e diritti civili.
Il 27 marzo scorso in occasione
della Settimana europea della vita promossa dalla Commissione degli Episcopati
della Comunità Europea e svoltasi presso il Parlamento Europeo a Bruxelles,
Sophia Kuby, la direttrice esecutiva dell’European Dignity Watch, ha reso noto
che l’Unione Europea finanzierà sino al 2013 l’United Nations Population Fund
(Unfpa), l’agenzia per la popolazione dell’ONU, con ben 24 milioni di euro.
Questi soldi serviranno per sostenere il progetto Access RH il quale prevede di
agevolare sempre più in tutto il mondo l’accesso a contraccezione e aborto. Più
in particolare la cifra stanziata servirà per distribuire a pioggia pillole del
giorno dopo e kit abortivi.
Il progetto Access RH in realtà
rientra in una strategia di più ampio respiro del valore di 280 milioni di euro
prevista per il periodo 2011-2013 che andrà a foraggiare nei paesi in via di
sviluppo programmi di miglioramento della cosiddetta “salute sessuale e
riproduttiva”, cioè contraccezione e aborto.
Con questi fondi l’International
Planned Parenthood Federation (IPPF) e la Marie Stopes International – due
delle principali organizzazioni abortive nel mondo – hanno promosso programmi
abortivi in Bangladesh, Cambogia, Indonesia, Kenya, Sudafrica, Papua Nuova
Guinea, Bolivia, Guatemala, Perù. In alcuni paesi quali Bangladesh, Indonesia e
in taluni Paesi sudamericani i progetti hanno ricevuto il benestare dei governi
nazionali, nonostante in questi Stati l’aborto sia reato, con un semplice
stratagemma linguistico: hanno cambiato la parola “aborto” con l’espressione
“regolazione mestruale”. Dato che una gravidanza interrompe il ciclo mestruale,
l’aborto rimette tutto a posto. Il ragionamento non fa una piega.
Il rapporto dell’European Dignity
Watch conclude con due osservazioni. L’Unione Europea è l’ente al mondo che
dona più fondi per politiche abortive, antinataliste e contro la famiglia. La
UE eroga il 56% di tutti i finanziamenti che esistono per progetti di questo
tipo. La seconda osservazione è invece un invito alla Commissione Europea
affinchè usi questi soldi per garantire “cibo, acqua potabile, salute e
istruzione ai bambini in difficoltà, piuttosto che per ridurre il loro numero”.
Noi invece facciamo una chiosa
più nostrana, molto più banale e casereccia, tanto banale e casereccia che
potrebbe essere spesa al bar dello sport. Questa Unione Europea che ha già nel
cassetto quasi 300 milioni di euro per programmi abortivi è la stessa che ha
chiesto a noi tramite il prof. Monti lacrime e sangue in termini economici. Da
qui due considerazioni: che autorità morale sopravvive in quel di Bruxelles
affinchè i cittadini europei obbediscano ancora ai diktat di questa
istituzione? L’autorità che non tutela il bene comune scade nell’autoritarismo.
Secondo appunto: mettendo da parte considerazioni etiche, ma soffermandoci solo
su questioni di mera opportunità, ci viene da dire che priorità e urgenza
esigerebbero che quei soldi spesi per diffondere nel mondo il credo abortista
siano utilizzati invece per salvare le economie in crisi di alcuni paesi
europei. Ne siamo consapevoli: solo sono opinioni da bar dello sport e, si sa,
chi manovra le leve del potere in Europa non frequenta simili postacci. Ha
altro a cui pensare.
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