Dalla Nigeria alla Terrasanta, esiste una "questione
cristiana" di Riccardo Cascioli, 10-04-2012, http://www.labussolaquotidiana.it/
Sta purtroppo diventando una
brutta consuetudine: a Natale e Pasqua attentati davanti alle chiese cristiane.
Anche questa volta è toccato alla Nigeria, 38 morti nella città settentrionale
di Kaduna, responsabili – molto probabilmente – i fondamentalisti islamici di
Boko Haram, di cui ci siamo già occupati in diverse occasioni. La Nigeria è
ormai diventata uno dei punti più critici negli attacchi contro i cristiani, è
in atto una vera e propria escalation di violenze che punta alla pulizia etnica
del nord del Paese. E qualcosa del genere sta avvenendo anche in Mali, in uno
scenario complessivo anche peggiore, come viene ben spiegato nell’articolo
odierno di Anna Bono.
Ma ascoltando queste notizie,
oltre al dolore, ci assale un senso di impotenza perché sembra impossibile
poter fare qualcosa per fermare queste persecuzioni, così come quelle pressioni
che da decenni ormai stanno provocando un’emorragia di cristiani dal Medio
Oriente, con una accelerazione negli ultimi anni.
Certo, davanti a questi episodi
il primo impegno, il più importante, è la preghiera: perché il Signore sostenga
questi nostri fratelli; perché risparmi loro così gravi sofferenze; perché apra
il cuore dei loro persecutori; perché noi possiamo imparare dalla testimonianza
di questi martiri contemporanei.
Anche informarsi e informare su
quanto accade a tanti cristiani nel mondo è importante: fare conoscere ciò che
avviene, portare alla luce la violenza, è un primo passo per rendere meno
sicura la mano dell’assassino che, nell’ignoranza e nell’indifferenza del
mondo, può colpire con tranquillità.
Nello stesso tempo non si può
ignorare l’importanza dell’azione politica e quindi anche la necessità di una
pressione sui nostri governanti. Tanto più che la preoccupazione per la sorte
dei cristiani nel mondo sembra essere proprio scomparsa dall’orizzonte di
questo governo. E’ bene ribadirlo ancora una volta: dal punto di vista politico
non è una questione di tifo, di difesa d’ufficio di chi porta la nostra stessa
casacca; né è soltanto la preoccupazione per la sistematica violazione dei
diritti umani in tante parti del mondo contro la stessa minoranza religiosa. Si
tratta invece di comprendere che la cancellazione della comunità cristiana da
un territorio allontana la possibilità di pace, perché i cristiani non hanno
rivendicazioni territoriali e perché sono gli unici che possono fare da ponte
tra comunità in conflitto. Inoltre, ovunque i cristiani sono motore dello
sviluppo, che è un’arma importante per perseguire la pace.
Sono questi purtroppo elementi
ignorati anche dal nostro presidente del Consiglio, Mario Monti, nella sua
visita appena compiuta in Medio Oriente. E’ stato senz’altro significativo che
egli abbia voluto partecipare alla messa nella chiesa del Santo Sepolcro, ma la
presenza cristiana in Terrasanta non può essere ridotta soltanto alla offerta
di pratiche religiose, magari commoventi, di cui usufruiscono i pellegrini
occidentali. La presenza dei cristiani – in Terrasanta come in Nigeria, in
Pakistan come in Iraq – è fondamentale per il futuro di questi paesi e di
queste regioni, e per questo deve essere al centro di ogni serio discorso
politico.
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