lunedì 2 aprile 2012


DAL PARLAMENTO | Valore e dignità della vita umana, MOZIONE BIPARTISAN PER L’OBIEZIONE DI COSCIENZA di Paola Binetti, Deputato, Parlamento Italiano, Neuropsichiatra infantile, Professore Ordinario di Storia della Medicina, Campus Biomedico, Roma; Past President Associazione Scienza & Vita, Newsletter di Scienza & Vita n. 55, Marzo 2012

 Il recente dibattito sul cosiddetto “testamento  biologico” (meglio: dichiarazioni anticipate di  trattamento o DAT) ha lungamente monopolizzato  l’opinione pubblica italiana sollecitandola a riflettere  in modo del tutto peculiare sull’obiezione di  coscienza con cui i medici  possono rispondere alle  eventuali richieste dei malati. Durante l’iter della  legge la figura del medico è andata acquistando uno  spessore e un’incisività sempre maggiore. Partiti dal  principio di autodeterminazione, come espressione  della libertà e dell’autonomia del paziente,  l’attenzione parlamentare si è progressivamente  spostata dalla volontà del paziente come parametro  unico di riferimento verso  la peculiarità della sua  relazione con il medico, concentrandosi sull’alleanza  terapeutica, che si stabilisce tra medico e paziente.   Integrare qualità di cura e piena autonomia del  soggetto non è un obiettivo semplice, perché è  proprio del processo di cura prendere atto della  fragilità del paziente, sia sotto il profilo biologico che  sotto quello emotivo e cognitivo. La valutazione del  medico non è mai fine a se stessa e prelude sempre  ad una serie di decisioni, in cui la responsabilità va  condivisa con il paziente, pur lasciando a  quest’ultimo la decisione finale. Per questo serve  un’alleanza in cui medico e malato fronteggiano  insieme la fatica e la sofferenza che la malattia  comporta nel suo divenire  fatto anche di precisi e  concreti supporti terapeutici. E’ importante  trasmettere al malato la certezza che non resterà mai  solo, né in famiglia né sul piano clinico-assistenziale.  Il “suo” medico è lì per prendere insieme le decisioni  necessarie, senza sostituirsi a lui, ma senza fargli  sperimentare l’angoscia dell’abbandono o  l’anonimato di una relazione indifferente. La  condivisione della responsabilità richiede decisioni  consensuali da adattare alla malattia mentre  progredisce, cambia volto e pone nuovi quesiti. E’ il  tempo terapeutico della elaborazione delle  informazioni, che richiedono una loro  metabolizzazione, per poter rappresentare un fattore  di protezione e non un fattore di stress. La riflessione  sulle DAT entra nel vivo della relazione medicopaziente, per chiedersi quali siano i rispettivi compiti  davanti alle nuove sfide che le conquiste tecnicoscientifiche pongono alla medicina. L’opinione  pubblica si chiede se la vita umana ha sempre e per  tutti uno stesso altissimo valore, oppure se ci sono   vite che meritano di essere vissute e vite che non lo  meritano. Si chiede se accanto al diritto alla vita  esista anche un diritto alla morte e perfino un diritto  al suicidio; se davvero siamo tutti uguali nei nostri  diritti come recita l’art. 3 della Costituzione italiana o  se il diverso stato di salute crea una classe di  differenze che la Costituzione non ha preso  adeguatamente in considerazione. Da sempre  compito della medicina è stato il prendersi cura di  qualcuno, ma nelle pieghe del discorso sulle DAT si  annida un quesito totalmente diverso. Un quesito  che nasce contestualmente nell’alveo della medicina  dei desideri e nell’alveo della visione aziendalistica  della sanità. Abbiamo un paziente che da un lato  conferisce ai suoi desideri valore di necessità e  dall’altro, considerandosi cliente all’interno del  sistema sanitario nazionale, pretende che le sue  decisioni abbiano immediata e concreta attuazione.  Si saldano così l’approccio emotivo:  mi piacerebbe  che… vorrei che…  alla richiesta che ne consegue:  devi darmi questo o quello, perché mi spetta di  diritto. Entrambi gli atteggiamenti sono svalutativi  nei confronti del medico e lo riducono al ruolo di  mero esecutore di desideri  e direttive di altri. Per  salvare l’autodeterminazione del paziente si scivola  verso l’etero-direzione del medico, si accentua la  libertà del primo a scapito  della responsabilità del  secondo: si mette in discussione il suo diritto alla  obiezione di coscienza. Per questo un gruppo di  parlamentari ha recentemente presentato alla  Camera una mozione che  in continuità con le  decisioni prese dalla Assemblea Parlamentare del  Consiglio di Europa ha ribadito (Raccomandazione  1763, approvata il 7 ottobre 2010) che nessuna  persona, ospedale o istituzione sarà costretta,  ritenuta responsabile o discriminata se rifiuta di  eseguire, accogliere, assistere o sottoporre un  paziente ad un aborto o eutanasia o qualsiasi altro  atto che potrebbe causarne la morte. L’Assemblea  parlamentare ha sottolineato la necessità di  affermare il diritto all'obiezione di coscienza insieme  con la responsabilità dello Stato per assicurare che i  pazienti siano in grado di accedere a cure mediche  lecite in modo tempestivo. L’Assemblea ha invitato il  Consiglio d’Europa e gli Stati membri ad elaborare  normative complete e chiare che definiscano e  regolino l'obiezione di coscienza in materia di servizi  sanitari e medici, volte soprattutto a garantire il  diritto all’obiezione di coscienza.   13 14 In materia di obiezione di coscienza  si devono  ricordare le indicazioni contenute:   nel IV Articolo dei Principi di Nuremberg;   nell’Art. 10.2 della Carta dei Diritti  Fondamentali della unione Europea;   negli Artt. 9 e 14 della Convenzione Europea  dei Diritti Umani;   nell’Art. 18 della Convenzione  Internazionale dei Diritti Civili e Politici;  perché il diritto alla obiezione di coscienza non può  essere in nessun modo ‘bilanciato’ con altri diritti, in  quanto rappresenta il simbolo, oltre che il diritto  umano, della libertà nei confronti degli Stati e delle  decisioni ingiuste e totalitarie.  La mozione è iniziativa dei deputati Luca Volontè (Udc),  Giuseppe Fioroni (Pd), Eugenia Roccella (Pdl),  Massimo Polledri (Lega Nord), Rocco Buttiglione (Udc),  Paola Binetti (Udc), Luisa Capitanio Santolini (Udc),  Marco Calgaro (Udc), Domenico Di Virgilio (Pdl) e  Alfredo Mantovano (Pdl).  

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