EMBRIONI DISTRUTTI/ Il nostro egoismo straccia ogni legge, INT.
Assuntina Morresi, 1 aprile 2012, http://www.ilsussidiario.net
94 embrioni, assieme a 130
ovociti e 5 campioni di liquido seminale, sono andati distrutti in una sola
volta. All'ospedale San Filippo Neri di Roma si è verificato un guasto
all'impianto di azoto liquido che alimenta il servizio di criobiologia per la
conservazione, mediante congelamento, del materiale biologico del centro di
procreazione medicalmente assistita della struttura. Una tragedia. «Perché
l’embrione è vita», afferma, raggiunta da ilSussidiario.net Assuntina Morresi,
membro del Comitato nazionale di bioetica. «Dal momento del concepimento fino
alla morte – spiega – nulla interviene per determinare un salto di qualità tra
l’essere umano e il non essere umano. Quindi, si tratta di 94 vite che sono
andate perdute». Di più. «94 persone: si fa fatica a identificarle come tali,
perché non ne hanno le fattezze visibili. Tuttavia, non sono altro che ciò che
siamo stati all’inizio, quando eravamo un gruppo di cellule specificamente
diverse dalle altre, con un determinato patrimonio genetico e insito uno
sviluppo che avrebbe portato alle nostre fattezze attuali».
La giurisprudenza in merito non è
esente da colpe. «Nel maggio del 2009 ci fu una sentenza della Corte
costituzionale che eliminò il numero massimo di 3 embrioni da trasferire
nell’utero, aprendo alla possibilità del congelamento di quelli in
sovrannumero. Anche prima della sentenza, tuttavia, esisteva la possibilità
congelare gli embrioni. Perché tra il momento in cui essi si formano, con il
contatto tra l’ovocita e lo spermatozoo, e il trasferimento, possono passare
alcuni giorni». Ecco cosa potrebbe accadere: «In questo lasso di tempo la donna
potrebbe avere complicazioni fisiche, e potrebbe essere necessario attendere,
congelando di conseguenza gli embrioni». Non solo: «La donna non può rifiutare
il trasferimento nell’utero; il rifiuto è illegale perché il concepito è
tutelato dall’articolo 1 della legge 40. Tuttavia, contestualmente, non può
essere obbligata a tale trasferimento. Non è prevista alcuna forma di
coercizione in tal senso – come è logico che sia – né sono previste sanzioni in
caso contrario». Se anche prima della sentenza, l’ipotesi di crioconservazione
esisteva, dalla sua emanazione le cose sono drasticamente cambiate: «il numero
di congelamenti è aumentato di dieci volte, mentre le maternità no. Tuttavia,
si tratta di dati relativi a sei mesi dall’applicazione dalla sentenza.
Occorrerà attendere un anno per capire se sono attendibili». In ogni caso,
«sarebbe sufficiente osservare alla lettera la legge. Gli embrioni dovrebbero
essere creati in misura “strettamente necessaria alla procreazione”. Sta al
medico, quindi, adoperarsi in tal senso». Perché, allora, se ne creano di più?
«per aumentare – risponde Morresi – la possibilità di rimanere incinta. In
sostanza, se ne creano tanti e subito per ottimizzare i tempi e i costi».
Una questione di business. «Va
detto, infatti, che la legge fu approvata per porre degli argini alle pratiche
già in uso; pratiche che si diffusero perché, da un lato, la nascita è un tema
che evoca profonde esigenze; dall’altro, perché attorno ad esse ruota un
grandissimo giro d’affari». In conclusione: «l’alternativa era impedire questi
processi fin da subito. Ma la prima bambina nacque in vitro nel lontano ’78.
Una volta che si consente la creazione in laboratorio di un embrione, il solo
fatto di averlo “a disposizione”, apre a tutte le altre possibilità, quali il
congelamento o la tragedia di oggi».
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