PILLOLA DEI 5 GIORNI/ Roccella: è aborto in piena regola - INT. Eugenia
Roccella, lunedì 2 aprile 2012, http://www.ilsussidiario.net
Dalla prossima settimana la
pillola dei cinque giorni dopo sarà regolarmente in vendita in tutte le
farmacie italiane. Definita "la nuova frontiera della
contraccezione", in realtà nasconde numerose insidie e un contenuto solo
apparentemente contraccettivo. Farmaco a base di ulipristal acetato, avrà
bisogno di una ricetta medica non ripetibile per essere acquistato. Non solo:
il medico prima di prescriverlo dovrà verificare l'assenza di una gravidanza
preesistente con l'esito negativo di un test a base di beta Hcg. Il test
ovviamente si può fare con il semplice stick sulle urine in vendita in farmacia
se non lo si vuole fare in maniera più sicura con l'esame del sangue. Misure
che diversi esponenti del mondo della medicina hanno dichiarato essere così
esagerate e complicate che indurranno molte donne ad acquistare il farmaco
direttamente su Internet con tutti i rischi del caso.
Secondo Eugenia Roccella,
contattata da IlSussidiario.net, il problema è ben altro che quello di rendere
più semplice l'acquisto della pillola. "Anche se viene spacciato come
contraccettivo" spiega Roccella "in realtà siamo davanti a un
prodotto abortivo. Sempre di più si cerca di mascherare prodotti abortivi con
il termine contraccettivo per ovvie ragioni". Ragioni che secondo
l'onorevole Roccella risiedono in una cattiva informazione fatta appositamente
per non rendere evidente l'effetto abortivo di tali farmaci: "Usare la
parola aborto" spiega "può avere effetti psicologicamente e
culturalmente disturbanti per chi invoca questi medicinali. Il problema non è
chiedere di abolire la ricetta: l'Italia è uno dei pochi Paesi europei che
offrono garanzie sanitarie su questo tema. Le politiche di tanti Paesi
impostate sull'uso del libero accesso al contraccettivo, dell'educazione
sessuale a tutti i livelli scolastici hanno dimostrato di essere politiche
fallimentari: in Svezia, Inghilterra e Francia si registra il maggior numero di
aborti fra minori di tutta Europa".
Onorevole, fra poco la pillola
dei cinque giorni sarà regolarmente in vendita anche in Italia. Qual è il suo
commento a proposito?
Spieghiamo innanzitutto come si è
arrivati a questo punto. C'è stato infatti un procedimento diverso rispetto al
caso della pillola RU 486. La pillola dei cinque giorni è stata autorizzata
dall'Ente europeo perché l'azienda che la produce ha chiesto la cosiddetta
procedura centralizzata. Questo significa che a differenza della RU 486 dove si
era proceduto con un csos di mutuo riconoscimento - la Francia che chiedeva
all'Italia di fare ciò - qui per richiesta espressa dell'azienda ci si è
rivolti all'Ente europeo di cui il nostro Paese fa parte.
Questo cosa ha comportato?
Ha comportato che l'ente di
vigilanza italiana, l'Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco, non ha potuto
assolutamente opporsi alla sua messa in commercio. Mentre con la RU l'Aifa
aveva maggiori margini perché si trattava di un procedura di mutuo riconoscimento,
in questo caso su questa pillola non aveva assolutamente margini di valutazione
soggettiva e autonoma.
Dunque una sorta di imposizione,
possiamo dire.
Se l'azienda che produce un
farmaco decide di scegliere la procedura centralizzata rivolgendosi all'Ente
europeo di cui l'Italia fa parte, insieme a tutti gli altri Paesi, tutte le
nazioni della Ue sono obbligate a introdurre il farmaco senza poter fare una
valutazione autonoma. Questo è un passaggio importante da chiarire.
Che giudizio dà lei della nuova
pillola?
Secondo l'Ente europeo la pillola
non è un abortivo. Questo benché il principio attivo sia lo stesso della RU.
Secondo l'Ente europeo non è abortivo quindi non ricade sotto le legislazioni
nazionali sull'aborto.
E che cosa sarebbe allora questa
pillola?
E' definita un contraccettivo,
ma, lo ripeto di nuovo, non è stata l'Aifa a definirla tale.
Ma lei che opinione ne ha?
A me pare difficile che questa
nuova categoria di farmaci cosiddetti post concezionali - che è un ossimoro in
realtà - siano solo dei contraccettivi. Però oggi osserviamo che sempre di più
ci si sposta verso un cosiddetto contraccettivo a posteriori con più o meno
rischi abortivi. Sempre di più si eviterà di registrare questo tipo di farmaci
come abortivi. Presto non ci saranno più le pillole abortive, nessuno
registrerà un farmaco come pillola abortiva perché se dici la parola aborto
ricadi sotto le legislazioni nazionali in materia appunto di aborto.
E poi usare la parola aborto non
richiama a qualcosa di drammatico che si cerca invece di passare sotto banco?
Certo, dire aborto crea allarme
psicologico, crea un allarme anche culturale. Io non posso entrare direttamente
nella valutazione scientifica del nuovo farmaco, devo dire però che mi suona
molto strano che una pillola che ha lo stesso principio attivo di una fascia
così lunga di pillole abortive non abbia poi rischi abortivi, mi pare veramente
difficile. Quello che sta accadendo è che con lo stesso principio della pillola
abortiva sempre di più si cercherà di spacciare i farmaci abortivi come
contraccettivi.
Tra l'altro per avere la ricetta
bisogna sottoporsi a un test di gravidanza.
Si chiede un test perché prima di
tutto l'Aifa ha fatto un ragionamento di protesta che condivido. Se nel
contenuto della medicina c'è scritto che è controindicata in stato di
gravidanza, allora è fondamentale produrre un test di gravidanza. Tra l'altro
farlo con lo stick che compri in farmacia non è utile per accertare la
gravidanza preesistente.
C'è però chi si lamenta che la
procedura per avere la ricetta medica sia lunga e porterà le donne ad
acquistarlo illegalmente su Internet.
Quello che l'Aifa è riuscita a
fare è imporre una scelta è di garanzia per la salute. E' vero: non è semplice
ottenere il farmaco, ma cosa vogliamo? Che le ragazzine ricorrano alla pillola
dei cinque giorni dopo come già accade con la pillola del giorno dopo spesso in
maniera sconsiderata, ripetuta e senza sufficienti analisi, senza prescrizione
medica come avviene in altri Paesi d'Europa?
Dunque è una garanzia di
sicurezza quella che è stata imposta.
In Italia ci sono maggiori
garanzie soprattutto per le giovani donne e le giovanissime. E' chiaro ci sarà
sempre chi cerca la deregulation, ma ogni volta che accettiamo meno regole sul
piano sanitario stiamo attenti che non significhi meno garanzie. In genere è
così.
Sarebbe dunque necessario con la
messa in vendita di questa pillola una opportuna campagna di informazione
presso le giovani.
C'è un task force al ministero
fatta dai Nas che si occupa della vendita su Internet. E' un problema che sta
crescendo sempre di più, è un problema complessivo non solo sull'aborto e che
quindi va affrontato. Poi non è certo una soluzione dire: siccome io vado a
rifornirmi in modo illegale allora rendo una cosa legale. Una valutazione su un
farmaco si fa sul rischio e sugli effetti, non solo se lo rendo più facile da
comprare. E' qualcosa che succede anche con il viagra: è regolarmente in
vendita nelle farmacie e poi la gente si rifornisce illegalmente. Questo perché
c'è una serie di fattori come il desiderio di segretezza, di non farlo sapere
al medico o ai familiari.
Un controllo necessario da parte
medica invece ci vuole.
Insomma: siccome le ragazzine si
riforniscono su Internet aboliamo la ricetta medica? Voglio ricordare che
quando fu introdotta la pillola del giorno dopo non esisteva l'Aifa, ma era
competente il ministero della Salute. L'allora ministro Veronesi, persona che è
sempre stata favorevole a qualunque tipo di concessione, volle mettere la
ricetta non ripetibile. Ci sarà stato un motivo o no?
Garanzie sanitarie, ovviamente.
Certo, sono garanzie
squisitamente sanitarie oltre che sociali. Lo vediamo all'estero. Ci si è
illusi che la facilità di accesso ai farmaci contraccettivi o abortivi potesse
essere un freno e una prevenzione all'aborto, ma non è così. In Inghilterra,
Francia e Svezia, dove c'è una attenzione spasmodica di accesso alla educazione
sessuale e alla contraccezione nelle scuole di tutti i livelli, abbiamo il
maggior caso di aborti tra i minori. L'Italia invece insieme alla Germania è ai
livelli più bassi.
Ci sarà un motivo.
E' un approccio sbagliato quello
di facilitare questo tipo di farmaci detti di prevenzione. Dati alla mano si è
dimostrata una politica sbagliata. Noi in Italia cerchiamo invece per quanto
possiamo, visto che nel caso della nuova pillola ci è stato imposto, di tenere
alto il livello di garanzie sia sanitarie sia di preoccupazione sociale. Si
tratta di scegliere delle politiche precise. Abbiamo visto in certi Paesi
europei che invece quelle politiche ottengono l'effetto opposto.
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