UE: no alle cavie animali, meglio quelle umane, di Giovanna Arcuri, 05-04-2012,
http://www.labussolaquotidiana.it
Nell’Unione Europea i nascituri
correranno il rischio di fare la fine dei topi. Non è una metafora, né
un’iperbole ma una triste realtà. Il dottor Jürgen Hescheler dell’istituto di
Neurofisiologia dell’Università di Colonia ha messo a punto un programma che si
chiama “Esnats”, cioè “Nuove strategie di test alternativi basate sulle cellule
staminali embrionali”. Sul sito ufficiale esnats.eu si chiarisce di che cosa si
tratta: «L’obiettivo del progetto Esnats è di sviluppare una nuova piattaforma
di test di tossicità all in one fondata su cellule staminali embrionali, in
particolare umane, per accelerare la realizzazione di farmaci, ridurre i costi
di ricerca e sviluppo e proporre una potente alternativa ai test animali», ciò
in conformità ad una direttiva UE che obbliga a trovare test alternativi a
quelli animali quando ci sono.
Il programma di ricerca si
sviluppa intorno al principio delle “Tre R”:
1) “Replacement”: sostituzione
dei metodi che prevedono l’uso di cavie animali con quelli senza l’uso di queste
cavie
2) “Reduction”: se ciò non fosse
possibile tentare almeno di ridurre il numero di cavie animali utilizzate
3) “Refinement”: migliorare le
condizioni delle cavie e alleviare il dolore di queste il più possibile.
Questo principio è stato
enucleato in una pubblicazione del 1959, vera bibbia per chi fa ricerca, a
firma del zoologo W.M.S. Russell e del microbiologo R.L. Burch, dal titolo
assai significativo: “La rimozione della disumanità”. A noi pare invece che sia
disumano usare persone per esperimenti scientifici a posto di animali.
Insomma il programma Esnats
non fa mistero – e il pudore e la
vergogna vengono messe da parte – del fatto che è meglio usare gli uomini e non
le cavie animali per testare i nuovi farmaci. I motivi di questa scelta? Sono i
più vari. Innanzitutto dato che si usa “materiale” umano i test acquisiscono
maggior validità scientifica e i farmaci sono più sicuri per i pazienti. Molto
meno sicuri questi test per gli embrioni dato che a motivo di ciò verranno
soppressi.
In secondo luogo si evitano
inaccettabili sprechi. I curatori del progetto infatti hanno avuto la premura
di precisare che, in ottemperanza delle normative europee, loro utilizzano solo
embrioni soprannumerari, embrioni che definiscono “surplus”. Cioè i figli di quelle
coppie che hanno già avuto il loro figlio tramite Fivet e che non sanno cosa
farsene di questi altri. Alcune di queste coppie, quelle più animate da un
frainteso spirito di filantropia, hanno deciso di donare la propria progenie
alla scienza sacrificandoli così sull’altare delle ricerca scientifica.
Il progetto Esnats si è pure
affidato non ad una qualsiasi commissione etica costituita ad hoc per risolvere
alcuni aspetti un po’ spinosi di tutto questo brutto affare, ma addirittura una
vera e propria società di consulenza, la Edinethics Ltd. Il direttore è un
certo dottor Donald Bruce, responsabile anche del progetto “Society, Religion
and Technology”, idea partorita dalla Chiesa Scozzese, un’organizzazione
pseudo-cristiana dedita più alla salvezza della Terra che dei suoi abitanti. In
un parere della Edinethics gli esperti bioeticisti della stessa affermano con
spietato candore: “Se gli embrioni non fossero stati donati alla fine sarebbero
andati distrutti”. Insomma meglio uccisi dai tecnici di laboratorio che gettati
nella spazzatura.
La stessa Edinethics si pone poi
il quesito dello “status morale” degli embrioni, cioè a dirla in modo più
corretto, se questi embrioni siano esseri umani o solo un grumo di cellule. I
cervelloni della società di consulenza non ne vengono a capo e nell’incertezza
cosa propongono? Meglio la sperimentazione che lasciare gli embrioni nel
freezer. E così l’uomo usando di un suo simile e non degli animali diventa lui
stesso bestia.
Il progetto Esnats raccoglie 27
partner tra università, centri di ricerca e organizzazioni europee. Per
l’Italia c’è la società Avantea specializzata in zootecnica e biotecnologie.
Gli ideatori del progetto non nascondono che possono attingere ad immense
risorse provenienti dall’Unione Europea e fanno sapere che hanno a disposizione
“un budget totale di 15,5 milioni di euro e un sostegno finanziario di 11,9
milioni di euro per 5 anni” soldi provenienti dal Settimo programma quadro
dell'Unione europea per la ricerca e sviluppo tecnologico.
Il futuro per questi ricercatori
si presenta tanto roseo quanto oscuro per gli embrioni. Infatti in una bozza di
documento della Commissione per Horizon 2020 – il nuovo programma quadro per
gli anni 20124-2020 che andrà a gestire complessivamente 87 miliardi di euro - si legge: «Qualsiasi ricerca sulle cellule
staminali umane, allo stato adulto ed embrionale può essere finanziata». La via
è spianata.
Tale fiducia nelle cellule
staminali embrionali è poi senza fondamento. Infatti, anche a voler mettere da
parte i rilievi di ordine morale, ad oggi i risultati ottenuti dall’uso delle
staminali embrionali sono pressoché a quota zero e i pericoli connessi a queste
pratiche sono molti: rigetto, tumori, etc. Le staminali adulte, il cui uso non
comporta la distruzione di nessun embrione e quindi è eticamente lecito, invece
hanno già curato molte persone e non presentano le controindicazioni
terapeutiche delle embrionali. Ma una volta che si sono investite cifre enormi
in brevetti come si fa a fare marcia indietro? Meglio tirar dritto e passare
sui cadaveri di questi bambini che non vedranno mai la luce e che mai potranno
protestare.
Nessun commento:
Posta un commento