26/10/2011 - DOSSIER/COME CRESCE LA POPOLAZIONE MONDIALE - La bambina 7
miliardi - Sarà una bambina africana a far superare il traguardo di 7 miliardi
di persone sulla Terra di Paolo Mastrolilli, http://www3.lastampa.it
INVIATO A NEW YORK
Non abbiamo ancora fatto in tempo
a salutare il bambino che ci porterà sopra la soglia dei sette miliardi di
abitanti sulla Terra, e già dobbiamo prepararci per dare il benvenuto
all’essere umano numero quindici miliardi. Da tempo i demografi prevedono che
entro la fine di questo mese l’umanità supererà il primo traguardo, e quindi già
guardano a che cosa accadrà entro la fine del secolo in corso. Per celebrare i
sette miliardi di persone, lo United Nations Population Fund (Unfpa) pubblica
oggi un rapporto in cui sostiene che quello che abbiamo visto finora è nulla.
Il testo, intitolato «The State of the World Population 2011», prevede che alla
fine dell’anno 2100 sul nostro pianeta ci saranno quindici miliardi di esseri
umani: la popolazione mondiale, dunque, raddoppierà in meno di un secolo.
Un’accelerazione preoccupante,
che è destinata a riaccendere le polemiche sulla cosiddetta «Population Bomb»,
ossia la bomba demografica. La Terra, in altre parole, sarà in grado di sfamare
e sostenere ad un livello di vita decente tutte queste persone? E se la
risposta a questa domanda fosse negativa, qual è la strategia migliore per
affrontare quest’emergenza? La questione è antica e assai dibattuta. La
popolazione mondiale cresce nei Paesi in via di sviluppo, perché le nascite
aumentano e la mortalità infantile diminuisce, grazie ai progressi della
medicina. Nei Paesi ricchi invece la popolazione cala, ma non abbastanza per
compensare la crescita nel resto del mondo.
Davanti a questo problema si
confrontano due gruppi. Da una parte ci sono i «neomalthusiani», convinti che
il pianeta non può sopportare così tante persone. Propongono di frenare la
crescita attraverso l’istruzione delle famiglie, il miglioramento delle
condizioni di vita nei Paesi poveri e la pianificazione famigliare. Ma questo è
il principale punto di scontro con l’altro gruppo, che potremmo definire dei
«pro life». Ne fanno parte la Chiesa cattolica e altre istituzioni religiose o
laiche, contrarie all’aborto e in generale all’intromissione dell’uomo nelle
questioni della vita. I loro esperti sostengono che in realtà l’intera popolazione
mondiale potrebbe vivere già oggi agevolmente nel solo stato americano del
Texas.
Oltre alla questione demografica
c’è quella geopolitica. Per anni l’aumento della popolazione in Paesi emergenti
come India e Cina ha fatto supporre che il pendolo del potere globale si stesse
spostando, portandoci verso la fine del dominio occidentale e soprattutto degli
Usa. Ora ci sono studi di istituti come Bank of America e Boston Consulting
Group che sostengono il contrario: l’individuazione di nuove fonti di energia,
insieme alla fine del gap produttivo tra Cina e Stati Uniti, starebbero aprendo
la strada a un nuovo «secolo americano», nonostante l’impetuosa crescita della
popolazione in Asia. Qualunque sia la risposta corretta a queste domande sul
piano scientifico, l’importante sarà salutare il bambino (o la bambina) numero
sette miliardi senza pregiudizi ideologici, trattandolo come un’opportunità
invece che una minaccia.
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