Avvenire.it, 26 ottobre 2011, POLEMICA A PALERMO, «Vietati a scuola
preghiere e Natale», di Alessandra Turrisi
Vietati il segno della croce
prima delle lezioni e le preghiere a Natale e a Pasqua, perché non garantiscono
l’uguaglianza dei bambini a scuola. E i genitori si ribellano: «Vogliamo che i
nostri figli mantengano la loro identità religiosa e culturale».
L’ultimo scontro in materia di simboli e
pratiche religiose nelle scuole statali scoppia non nel centro affollato e
multietnico di una grande città, ma nel silenzio di una borgata palermitana,
priva di tutto fuorché della scuola e della parrocchia. Sono le famiglie dei
bambini che frequentano le classi di materna ed elementare del plesso Andrea
Sole di Borgo Molara, ultima propaggine del Comune di Palermo ai piedi di
Monreale, a chiedere con forza che la nuova dirigente scolastica torni sui suoi
passi. Per rendere più vigorosa la loro protesta, i genitori si sono riuniti in
una saletta parrocchiale e hanno firmato un documento che verrà inviato alla
dirigente dell’istituto Capitano Basile, di cui fa parte il plesso Sole,
Melchiorra Greco, ma anche al responsabile dell’Ufficio scolastico provinciale
e alle Curie di Monreale e Palermo.
Tutto comincia all’inizio del
nuovo anno scolastico, «quando abbiamo notato che all’ingresso della scuola
mancava il quadro della Madonna - racconta una mamma, Annalisa Vella -. Ogni
anno, nel mese di maggio, sotto veniva posto un tavolino addobbato coi fiori
portati dai bambini, che recitavano una preghiera. Le maestre ci hanno
comunicato che una mamma di religione musulmana ha manifestato il suo dissenso,
perché la sua bambina avrebbe subito una discriminazione religiosa.
Così la nuova preside ha eliminato
tutto: non si possono più recitare le preghiere, sono stati proibiti gli
argomenti didattici con riferimenti alla religione cattolica, non si
festeggeranno più Natale e Pasqua». «Ma così va abolito il 90 per cento dei
programmi - sottolinea Francesco Fioretto, uno dei papà -. Ci è stato detto che
gli argomenti religiosi potranno essere affrontati solo nell’ora di religione.
Noi non abbiamo nulla contro la mamma musulmana, ma la presa di posizione della
preside intacca la nostra identità». I genitori lo mettono in chiaro nella loro
lettera rivolta alla preside: «Poiché non riteniamo opportuno che i nostri
figli vengano privati della possibilità di mantenere la loro identità religiosa
e culturale, senza nulla imporre a fedeli di altro credo religioso, la invitiamo
a ripristinare entro cinque giorni lo status quo ante». Il parroco di Borgo
Molara, don Pino Terranova, è al loro fianco: «Questa rivolta è partita dalla
base, segno che c’è un’identità forte in questa borgata».
Ma la dirigente Melchiorra Greco,
pronta al confronto, ritiene di essere nel giusto. È a capo di una direzione
didattica di circa mille alunni divisi in cinque plessi. E ovunque ha dato le
stesse regole. «La mamma della bambina musulmana - spiega - ha soltanto
rivendicato il diritto a non avere impartiti insegnamenti cattolici. L’alunna,
se non sono possibili attività alternative, nelle ore di religione va in
un’altra classe. Noi siamo un Paese di cultura cattolica, ma io sono garante di
un’istituzione che deve vedere tutti egualmente rappresentati e garantiti.
Avevo persino pensato di realizzare un angolo interreligioso.
Quindi, i simboli religiosi non
sono banditi, ma manifestazioni di catechesi non vanno fatte. Tutto deve essere
concentrato nelle ore di religione. Comunque, sono contenta che ci sia questa
volontà di partecipazione». Nessun problema per il crocifisso in classe, «ci
sono sentenze europee su questo tema che lo consentono»; apertura anche
sull’installazione dell’albero di Natale, «la scuola è una comunità e, se le
decisioni sono condivise, non ho nulla in contrario». Ma la Madonna nell’atrio
dell’Andrea Sole non ritornerà: «Del quadro non so nulla - conclude la
dirigente al suo primo anno in questa scuola -. Non sapevo neanche che ci
fosse».
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