ASSISI/ Quella lezione del Papa che "sfida" il dialogo (e
anche certi cattolici) di Massimo Camisasca, giovedì 27 ottobre 2011, http://www.ilsussidiario.net
Perché Benedetto XVI va ad
Assisi? C’è una parola che può aiutarci a comprendere il significato di questo
gesto, ed è la parola “cammino”. Quello di Assisi è un cammino nel tempo, una
storia. Il gesto di oggi illumina e sviluppa i due precedenti pellegrinaggi di
Giovanni Paolo II.
Sono passati 25 anni dal primo
incontro tra Papa Wojtyla e i leader mondiali delle religioni. Un incontro che
resta tra le immagini più note ed evocative del suo pontificato. La giornata
del 27 ottobre 1986 rivelò il primato morale del successore di Pietro. Ma
suscitò anche le contestazioni dei tradizionalisti e le critiche di personalità
come Divo Barsotti e Giuseppe Dossetti (in particolare, annota Andrea Riccardi
nel suo libro su Giovanni Paolo II, fecero discutere la preghiera buddista in
una chiesa della città e la recita finale di preghiere in comune). Da allora si
iniziò a parlare di “spirito di Assisi”, di dialogo con le altre religioni
nella consapevolezza della radice “spirituale” della pace e della convivenza
tra i popoli.
Nel gennaio 2002, all’indomani
degli attentati dell’11 settembre, fu spontaneo incontrarsi nuovamente ad
Assisi, per rendere visibile la condanna del terrorismo di matrice
fondamentalista e per testimoniare l’impegno delle religioni alla pace e alla
giustizia.
Questa è dunque la “terza
Assisi”, la terza tappa di una storia iniziata 25 anni fa. Il Papa si colloca
in questa storia, che matura e si approfondisce nel tempo. «Mi recherò
pellegrino nella città di San Francesco» - aveva annunciato Benedetto
nell’Angelus del 1° gennaio «allo scopo di fare memoria di quel gesto storico
voluto dal mio predecessore e di rinnovare solennemente l’impegno dei credenti
di ogni religione a vivere la propria fede religiosa come servizio per la causa
della pace».
Cosa aggiunge questa nuova
giornata allo sviluppo dello spirito di Assisi? Torniamo alla parola cammino.
«Mi recherò pellegrino», dice il Papa. E il tema della giornata è «Pellegrini
della verità, pellegrini della pace».
«L’immagine del pellegrinaggio riassume il senso dell’evento che si
celebrerà» ha poi spiegato una nota del Vaticano. Tale immagine, come anche il
gesto del silenzio, sembra essere più accentuata rispetto alla preghiera.
Perché? Io credo che il Papa voglia indicare che il compito di Assisi sia
innanzitutto creare uno spazio comune. Viaggiare insieme, camminare insieme,
ricordare insieme il cammino fatto, consumare un pasto insieme: tutto ci apre a
Dio, e quindi agli altri. Ci ricorda la comune figliolanza da un unico Padre,
la somiglianza del cuore dell’uomo in ogni latitudine.
Nello stesso tempo, in questo
spazio si mantengono le proprie identità, le proprie specificità. Ho trovato ben
chiarito questo aspetto negli interventi del cardinal Bertone e del cardinal
Tauran, pubblicati sull’«Osservatore Romano». Bertone cita la lettera di Papa
Benedetto al vescovo di Assisi per il ventesimo anniversario dell’evento, nel
2006: «Anche quando ci si trova insieme a pregare per la pace, occorre che la
preghiera si svolga secondo quei cammini distinti che sono propri delle varie
religioni (...). La convergenza dei diversi non deve dare l’impressione di un
cedimento a quel relativismo che nega il senso stesso della verità e la
possibilità di attingerla». E aggiunge: «È questa l’interpretazione corretta
dello spirito di Assisi».
Capiamo così il vero significato
della parola dialogo: come scrive Tauran, esso non è una conversazione, né una
trattativa; non è un compromesso, né un hobby; non mira a creare una religione
globale né vuole giocare sull’ambiguità delle parole. Il dialogo vero è «uno spazio per la
testimonianza reciproca».
Si capisce così perché Benedetto
XVI, la sera prima dell’incontro di Assisi, presiederà una veglia di preghiera
con i fedeli di Roma nella Basilica di San Pietro. «Proprio quando uno entra
nella profondità dell’incontro con Cristo si apre anche lo spazio vasto per il
dialogo», ha detto il Papa nel 2008. «Quando uno incontra la luce della verità,
si accorge che è una luce per tutti; scompaiono le polemiche e diventa
possibile avvicinarsi. Il cammino del dialogo è proprio l’essere vicini in
Cristo nella profondità dell’incontro con Lui, nell’esperienza della verità che
ci apre alla luce e ci aiuta ad andare incontro agli altri: la luce della
verità, la luce dell’amore». Questo è il cammino di Assisi.
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