ENERGIA/ Dagli scarti agro-zootecnici al pulitissimo bioidrogeno - INT.
Roberto Oberti, il sussidiario.net, martedì 25 ottobre 2011
L’idrogeno, grazie alla sua
elevata sostenibilità ambientale, rappresenta una delle più promettenti
alternative da considerare per gli scenari energetici del futuro. Oggi è
principalmente ricavato da idrocarburi, ma il complesso di benefici legati alla
sua introduzione nel sistema energetico non può prescindere dallo sviluppo di
filiere basate su fonti rinnovabili e non su quelle fossili. Accanto
all’elettrolisi dell’acqua e al frazionamento termochimico di composti
organici, la produzione di idrogeno per via biologica (il cosiddetto
bioidrogeno) costituisce un processo molto promettente, con interessanti
potenzialità applicative messe in luce da diverse ricerche di laboratorio
condotte negli ultimi anni.
In questi giorni si può iniziare
a tracciare un primo bilancio del progetto sperimentale Agriden, finanziato da
Regione Lombardia (D.G. Agricoltura), che ha considerato, in particolare, una
semplice variante del classico processo di digestione anaerobica, basata su una
tipologia di reattori bi-stadio nei quali, accanto alla produzione di biogas
ricco in metano, si realizza una produzione aggiuntiva di quantità
significative di bioidrogeno. AgrIdEn è stato realizzato dai Dipartimenti di
Ingegneria Agraria (DIA), Produzione Vegetale (DiProVe) e Scienze e Tecnologie
Alimentari e Microbiologie (DiSTAM) dell’Università degli Studi di Milano,
insieme a Edison SpA. Ilsussidiario.net ne ha parlato con uno dei protagonisti,
Roberto Oberti, docente di Fisica e di Automazione nelle macchine e processi
agricoli presso la Facoltà di Agraria della medesima università.
Il progetto Agriden ha studiato
una variante del classico processo di digestione anaerobica: di cosa si tratta?
Schematicamente: nella digestione
anaerobica il materiale organico - la biomassa - viene degradato in una catena
di processi operati da consorzi microbici fino a ottenere un biogas
particolarmente ricco di metano. Nel corso della catena metabolica uno dei
prodotti formati è l’idrogeno che, normalmente, viene consumato da alcuni ceppi
a favore della produzione finale di metano. L’idea di fondo di Agriden è quella
di separare in due stadi distinti il processo di fermentazione, così da
intercettare e raccogliere l’idrogeno gassoso prodotto nella prima fase e
alimentare la seconda coi prodotti effluenti (principalmente acidi grassi
volatili) senza interferire significativamente sulla successiva metanazione.
Dunque nella variante considerata nel progetto, accanto a un biogas ricco in
metano, si realizza in aggiunta la produzione di una significativa quantità di
idrogeno per via biologica.
Quali sono stati i principali
obiettivi di Agriden?
L’obbiettivo principale di
Agriden era di dimostrare la fattibilità tecnica anche fuori dalle condizioni
di laboratorio della produzione di idrogeno per via biologica. Il processo di
fermentazione a doppio stadio ha permesso di produrre idrogeno - il
combustibile più pulito che si conosca - a partire da biomasse di scarto di
origine agricola e agroindustriale che, potenzialmente, costituiscono un
fattore di impatto ambientale. Grazie a una lunga fase di studio in
laboratorio, i parametri di processo, i substrati organici usati, le tecnologie
utilizzate e l’architettura impiantistica sono state ottimizzate, facendo
confluire le conoscenze acquisite nella realizzazione di un prototipo a scala
pilota, installato nell’azienda agricola sperimentale dell’Università di
Milano.
E che risultati ha portato?
I risultati della sperimentazione
hanno mostrato produzioni significative di bioidrogeno (una quantità
giornaliera pari a circa tre volte il volume del primo stadio del reattore
sperimentale) a partire da una miscela di reflui di allevamento e scarti
ortofrutticoli. Ma il risultato più notevole ottenuto in Agriden, accanto al
pregio intrinseco dell’idrogeno rinnovabile prodotto, è probabilmente un
aumento di circa il 20-25% dell’energia complessivamente prodotta nei due stadi
(idrogeno+metano), rispetto a quella generata, a parità di condizioni
operative, dalla classica digestione anaerobica a singolo stadio.
Come si possono stimare le
potenzialità del settore agricolo per la produzione del bioidrogeno?
Nell’ambito del progetto è stata
effettuata una stima indicativa della potenziale produzione di bioidrogeno a
partire dalla mappatura delle disponibilità delle biomasse prese in
considerazione, definendo alcuni scenari di fattibilità di conferimento. Si
tratta di stime piuttosto prudenziali perché, se nel caso degli effluenti
zootecnici i dati di disponibilità sono piuttosto accurati e dettagliati, nel
caso degli scarti ortofrutticoli le stime si fanno molto approssimate e
definirne con certezza la disponibilità diviene più complicato, specie nel caso
dell’agroindustria. Comunque, anche con questi scenari conservativi, si può
affermare che il settore agricolo, pur senza stravolgere il suo naturale ruolo
di produzione primaria, ha le potenzialità per contribuire - soprattutto nelle
aree settentrionali del Paese - alla generazione su scala reale delle prime
significative quote di idrogeno rinnovabile.
Il funzionamento dell’impianto
pilota quali indicazioni sta dando?
L’ordine di grandezza di questi
risultati ottenuti nei prototipi di laboratorio sono sostanzialmente confermati
dalle prime produzioni ottenute con il reattore pilota dimostrativo. Pur avendo
un volume complessivo di diversi metri cubi, si tratta di un piccolo impianto
non ancora di scala reale, ma esso costituisce uno strumento eccezionale di
sperimentazione che ci permette di simulare in modo realistico potenziali
configurazioni impiantistiche e soluzioni tecnologiche da applicare a scala
reale. E soprattutto di verificare la scalabilità delle prestazioni energetiche
che abbiamo estrapolato dai risultati di laboratorio. Questi sono elementi
fondamentali per potere valutare l’effettiva sostenibilità economica del
processo.
Quali saranno gli sviluppi successivi?
Sebbene vi siano aspetti
importanti del processo sui quali stiamo lavorando (l’ottimizzazione simultanea
dei due stadi del processo, l’uso di indicatori microbiologici per valutare le
prestazioni di produzione di idrogeno, ecc.) ci pare giunto il momento di
affrontare con decisione la parte di filiera che segue il processo di
produzione. Quindi siamo impegnati nella scelta e nella messa a punto di
tecnologie appropriate e dunque di gestione non troppo complessa che
rappresentino un modello di valorizzazione del bioidrogeno e biometano prodotti
attraverso il loro arricchimento e purificazione, la conversione energetica a
elevato rendimento, l’iniezione nella rete energetica, esempi di uso nei motori
per autotrazione.
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