Il “gene gay” non esiste, dunque…, di Adamo Creato, ex omosessuale, 22 ottobre, 2011, http://www.uccronline.it
Si deposero le trombe ed i cortei
furono annullati. I titoloni sui giornali e le campagne informative furono
accantonate. Certo, la notizia sarebbe stata una bomba, ma non conteneva quello
che alcuni avevano sperato.
Il 14 aprile 2003,
l’International Human Genome Consortium annunciò il successo del completamento
del Progetto Genoma Umano, due anni prima del previsto. La maggior parte delle
riviste scientifiche più importanti pubblicarono i risultati dei progressi
compiuti nel campo della genetica, ma tutte dimenticarono, guarda caso, di
informare l’umanità che non era stato identificato il cosiddetto “gene gay”.
Molte altre importanti scoperte nel campo della genetica sono state pubblicate
in questi anni, da allora fino ad oggi, ma nessuna di queste ha confermato la
scientificità di una origine genetica dell’omosessualità.
L’omosessualità è praticata da
migliaia di anni e, in poche parole, è riferita a rapporti sessuali che
avvengono tra generi uguali (ad esempio, due maschi o due femmine). Sigmund
Freud per primo suppose che le interazioni tra i genitori col proprio bambino,
in ultima analisi, determinano
l’orientamento sessuale del ragazzo. Ma questo aspetto “educativo” ha di fatto
lasciato il posto all’aspetto “naturale” della questione. Alcuni comportamenti
come ad esempio l’alcolismo, l’omosessualità o la schizofrenia, possono essere
spiegati con la genetica? Possono essere influenzati da questioni innate
(naturali) o sono il frutto dell’educazione (ambiente)? Sono iscritte nel DNA o
appresi vita natural durante? Qualcuno credeva (sperava) che la risposta si
sarebbe trovata nascosta tra i cromosomi analizzati nel Progetto Genoma Umano.
I cromosomi umani X e Y (i due
cromosomi del “sesso” ) sono stati completamente sequenziati. Grazie al lavoro
svolto dai laboratori di tutto il mondo, sappiamo che il cromosoma X contiene
153 milioni di paia di basi e porta a un totale di 1168 geni. Il National
Center for Biotechnology Information riporta che il cromosoma Y, molto più
piccolo, contiene “solo” 50 milioni di paia di basi e si stima che contengano
appena 251 geni. Istituzioni educative come la Baylor University, il Max Planck
Institute, il Sanger Institute, la Washington University di St. Louis ed altri,
hanno speso risorse umane e milioni di dollari per la ricerca, analizzando
questi cromosomi unici. Non appena i
dati cominciavano ad evidenziarsi fu possibile per gli scienziati costruire
mappe genetiche, (sequenze di geni
“reali”) utilizzate dal Progetto Genoma Umano. E tuttavia, né la
mappa del cromosoma X né quella del cromosoma Y contengono alcun “gene gay”.
Qual è la verità
incontrovertibile riguardo l’omosessualità? Troppo spesso, le speculazioni, le
emozioni e la politica giocano un ruolo importante nella sua valutazione. Nel
tentativo di influenzare la politica e guadagnare l’accettazione
dell’omosessualità da parte della società, si usa sostenere che gli omosessuali
meritano gli stessi diritti di altri gruppi minoritari e che non dovrebbe
essere proibito o punito esprimere la propria omosessualità. La lotta per
l’accettazione dell’omosessualità è spesso legata alla lotta per i “diritti
civili” delle minoranze razziali. Agli inizi della rivoluzione sessuale, a
causa della mancanza di una completa accettazione di questi diritti (cioè piena
e uguale cittadinanza delle minoranze razziali), le femministe e gli attivisti
omosessuali ebbero un perfetto “cavallo di troia” da sfruttare per raggiungere
i rispettivi obbiettivi. Usando questo camuffamento (le libertà civili sono
dovute e “innate”) gli omosessualisti furono in grado di distogliere
l’attenzione dal “comportamento” per
focalizzarla sui “diritti“. L’argomentazione è la seguente: “Proprio
come una persona non può non essere di colore, di sesso femminile, o asiatica,
così non può non essere omosessuale qualora lo fosse. Siamo tutti nati così, e
come tali dovremmo essere trattati, allo stesso modo”. Tuttavia, questa giustificazione
non riesce a sfruttare appieno le ragioni dei movimenti che lottano per i ”
diritti civili “. La legge oggi, in Occidente, tutela già i diritti civili di
tutti, neri, bianchi, maschi, femmine, omosessuali o eterosessuali. Gli
attivisti omosessuali godono degli stessi diritti civili di tutti gli altri. Il
conflitto nasce quando leggi specifiche proibiscono determinati comportamenti a
tutti i cittadini come, ad esempio, azioni contro il comune senso del pudore
oppure accedere al matrimonio (all’adozione, ad agevolazioni fiscali) qualora
non vengano rispettati certi criteri.
Dovremmo tenere a mente che queste leggi sono uguali per tutti i membri
della società.
Prendendo l’occasione da
determinate privazioni comuni a tutti i cittadini, gli attivisti omosessuali
rivendicano certi diritti che vengono negati a tutti gli altri. Il colore della
pelle e altri tratti genetici possono essere rintracciati attraverso modelli di
ereditarietà o la semplice genetica mendeliana. Gli omosessuali non sono
identificati da un tratto o un gene, ma da comportamenti. Senza questi
comportamenti, sarebbero indistinguibili da tutte le altre persone. E solo
quando essi mettono in atto il loro comportamento essi diventano un gruppo che
è riconosciuto come diverso. Se dovessimo assumere momentaneamente che
l’omosessualità è genetica, allora il massimo che si potrebbe concludere è che
quegli individui non sono moralmente responsabili di essere omosessuali.
Tuttavia, ciò non implica che essi non siano moralmente responsabili di comportamenti
omosessuali. Il semplice fatto di avere il gene non obbliga ad assumere un
comportamento. Per esempio, se gli scienziati fossero stati in grado di
documentare l’esistenza di un “gene dello stupro”, certamente non sarebbe colpa
di un individuo possedere questo gene, ma non gli permetteremmo di agire in
base a quella predisposizione. Neil Risch (genetista umano e professore
alla University of California, San
Francisco ) ha ammesso: “C’è disaccordo sul fatto che l’orientamento
omosessuale maschile sia un tratto mendeliano (genetico). In realtà, a priori,
ci si aspetterebbe che il ruolo di un gene dell’orientamento omosessuale
maschile sarebbe limitato a causa di forti pressioni selettive (selezione
naturale) contro tale gene. E’ quindi estremamente improbabile che un gene così
importante, che sottolinea un tratto così comune e fondamentale per la specie,
potrebbe persistere nel tempo senza un meccanismo di contro bilanciamento
straordinario”. Evan S. Balaban, neurobiologo presso il Neurosciences Institute di San Diego ha
osservato: “La ricerca delle basi biologiche
di comportamenti complessi dei tratti umani ha una triste storia di
fallimenti. Negli ultimi anni, i ricercatori e i media hanno proclamato la
“scoperta” di geni legati alle malattie mentali, all’alcolismo così come
all’omosessualità. Nessuna di tali affermazioni sono state confermate”.
Il vero problema, quindi, sono i
comportamenti omosessuali. Dal momento che nessuno studio ha scientificamente
stabilito una causa genetica dell’omosessualità, gli argomenti che vengono
proposti dagli attivisti gay per poter accedere a determinati “diritti” sono,
per il momento, contestualmente infondati e illogici. Ma questo non esaurisce
la “questione omosessuale”. Sebbene vi siano probabilità del fatto che l’impulso
omosessuale non sia una scelta esclusivamente volontaria (e quindi condizionata
in qualche misura anche da fattori di carattere spontaneo), non esistono ad
oggi conoscenze scientifiche che possano considerare sbagliato, o dannoso, un
trattamento medico orientato alla
modificazione di un comportamento omosessuale non desiderato.
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