Il boom degli obiettori “Tra cinque anni in Italia non si potrà più
abortire” - Allarme dei medici per la 194: “Siamo rimasti in 150″ – “Costretti
a fare solo interruzioni di gravidanza, la legge deve essere cambiata” di Maria
Novella De Luca, da La Repubblica del 20 ottobre 2011
ROMA – Ha fatto dimezzare gli
aborti e reso le coppie più consapevoli verso la maternità. Ha spezzato la
clandestinità e spinto fuori dal silenzio il dramma secolare di milioni di
donne. Adesso però la legge 194 rischia di scomparire. Nell´arco di cinque anni
o poco di più. Travolta da un esercito di obiettori (il 70,7% dei ginecologi)
che hanno desertificato i reparti di interruzione volontaria di gravidanza,
mentre per i pochi medici non obiettori la vita è diventata una trincea:
emarginati, vessati, costretti a fare soltanto aborti e a turni massacranti,
penalizzati nella carriera. «Ho smesso perché non ce la facevo più – racconta
M. G. ginecologa – lavoro in un ospedale pubblico delle Marche, dove la
direzione sanitaria ha fatto dell´obiezione di coscienza la sua bandiera. Otto
anni senza ferie, senza potermi occupare di né di parti né altri interventi,
solo e soltanto aborti. Nel gelo e nel disprezzo degli altri colleghi, come
fossi una ladra. Ho avuto un esaurimento. Ho detto basta. Adesso il servizio
Ivg è chiuso». Infatti. I non obiettori sono ormai uno sparuto drappello il cui
numero si assottiglia sempre di più. E se in Italia diventerà difficilissimo
assicurare le interruzioni di gravidanza entro il terzo mese, sarà quasi
impossibile effettuare gli aborti terapeutici. Ossia quelli più difficili e
dolorosi, che seguono alla diagnosi di una malformazione del feto.
È l´allarme che arriva dai
ginecologi della «Laiga», (Libera associazione italiana ginecologi per
l´applicazione della 194) che domani si riuniranno nel primo convegno nazionale
a Roma. «Nei prossimi cinque anni – spiega Silvana Agatone presidente della
Laiga – molti di noi, medici non obiettori, andranno in pensione. Già adesso
non siamo più di 150, ci sono interi ospedali del Sud privi di reparti di
interruzione di gravidanza, perché la totalità di ginecologi, anestesisti,
paramedici ha scelto l´obiezione di coscienza». E se per effettuare gli aborti
nelle prime 12 settimane gli ospedali ricorrono a personale esterno, questo non
è possibile quando si tratta di aborti oltre la ventesima settimana, per i
quali servono medici “strutturati”, ossia in organico all´ospedale stesso. «Ma
quasi tutti i nuovi assunti – aggiunge Agatone – subito dopo aver ottenuto il
posto fanno obiezione di coscienza, alcuni per scelta ma molti per la carriera
e per non finire in un “confino” dove si fanno soltanto aborti. Così i servizi
si svuotano, le donne emigrano o approdano di nuovo alle cliniche clandestine».
Con il paradosso che mentre
cresce sia la ricerca che il business della medicina prenatale, in grado di
diagnosticare le anomalie del feto, aggiunge Anna Pompili, ginecologa e docente
all´università «La Sapienza», «le donne dopo aver saputo che il loro bimbo sarà
affetto da gravi patologie, restano sole, non sanno dove andare». Spesso
infatti gli stessi medici che hanno fatto l´indagine sono obiettori e dunque se
ne disinteressano…. Non solo. «Nelle scuole di specializzazione – sottolineano
i medici della Laiga – non si insegna più come fare una interruzione di
gravidanza, quasi non se ne dovesse parlare, così i ginecologi imparano uno
dall´altro, in modo empirico, e questo crea seri pericoli per le donne».
E i rischi per le donne sono
testimoniati dai dati: mentre gli aborti entro le 12 settimane diminuiscono di
anno in anno, (52,3% in meno dal 1982), il numero degli aborti terapeutici
cresce, passando dal 2,7% del 2007, al 3% del 2009, ma, dice ancora Anna
Pompili, «la percentuale potrebbe essere addirittura doppia, visto il numero
delle donne che abortiscono all´estero». E a 30 anni dal referendum che nel
1981 confermò la legge 194, oggi in Italia la situazione è assai peggiore di
allora. Basta ascoltare le denunce delle donne. «Sono stata lasciata sola e in
travaglio perché il medico non obiettore aveva finito il suo turno, e gli
obiettori non mi hanno assistita» (Napoli). «Schernita e aggredita da
un´infermiera del Movimento per la Vita». (Roma). «Senza antidolorifico perché
il medico di guardia era obiettore» (Milano). «Costretta a vedere il mio
bambino» (Ascoli Piceno). Ma anche testimonianze positive: «Ho abortito alle
ventiduesima settimana, l´ostetrica mi teneva la mano, l´infermiera mi
abbracciava, non le ringrazierò mai abbastanza» (Napoli). Storie e voci che non
si dimenticano. Di una legge ormai però quasi inapplicabile. Spiega infatti
Marilisa D´Amico, docente di Diritto Costituzionale. «Domani annunceremo un
ricorso contro l´interpretazione troppo rigida della norma sull´obiezione di
coscienza, che oggi viola diversi punti della Costituzione. Dall´articolo 3
sulla ragionevolezza della norma, all´articolo 32 sulla salute della donna,
fino alla dignità della persona».
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