ANIMALISMO: vivisezione per gli uomini, non per le bestie,
Corrispondenza Romana, 27 ottobre 2011, http://www.corrispondenzaromana.it
Siamo ancora una volta di fronte
all’assurdo. Da una parte la stampa laicista contesta la sentenza, con cui la
Corte di Giustizia europea ha vietato brevetti ed uso commerciale degli
embrioni e delle cellule embrionali umane. Dall’altra plaude alla decisione,
assunta dalla Commissione Affari Sociali della Camera, di vietare cavie animali
per le esercitazioni didattiche. Insomma, uomini sì, bestie no.
La decisione presa a Bruxelles è
clamorosa. Perché sancisce a chiare lettere come col termine “embrione” si
debba intendere qualunque ovulo all’istante della fecondazione, facendo piazza
pulita di quell’invenzione lessicale corrispondente all’aberrante termine di
“pre-embrione”, totalmente privo di riscontri a livello scientifico. Il che non
manca di riaprire, finalmente, un confronto serio anche su questioni quali aborto
e contraccezione, già costate tanti milioni di vite umane.
A quotidiani come “Repubblica”,
questo, non sta bene. E prende le distanze. Già nel titolo, dove spiega che la
sentenza è stata determinata dal fatto che «gli embrioni per la Ue sono “vita
umana”». Così, virgolettato. Il quotidiano diretto da Ezio Mauro dà ampio
spazio a tecnici come Ian Wilmut, il primo a clonare una pecora, subito pronto
a definire la decisione «un disastro per l’Europa», «anni di ricerca buttati
via», in coro con la deputata radicale Maria Antonietta Farina Coscioni.
Od alla ricercatrice Elena
Cattaneo, secondo cui dal Lussemburgo si «nega ai malati una possibile cura».
Non importa se a scapito di embrioni, eliminati per ottenerla. Ammesso – ed al
momento non concesso – di riuscirvi.
Quando, però, si tratta di
vietare l’utilizzo di cavie animali per la sperimentazione e le esercitazioni
didattiche, allora la musica cambia. Allora siti come quello della Lega
Antivivisezione esultano, definendo il predetto verdetto della Commissione
parlamentare «un primo importante passo», «un atto dovuto», tale da «salvare la
vita a decine di migliaia di animali», tremando all’idea che un’altra
Commissione parlamentare, quella per le Politiche Comunitarie, od una delle due
Camere, possano ribaltarne l’esito.
Ma non basta. Un’altra denuncia
scuote le coscienze. Questa volta giunge dalla Lega nazionale contro la
predazione degli organi e la morte a cuore battente. Che sul suo sito lancia
l’allarme: con l’adozione del testo base unificato A.C. 746 e abb, la
Commissione Affari Sociali ha regolamentato la «donazione del corpo post mortem
a fini di studio e di ricerca scientifica».
Esercitazioni chirurgiche,
chimiche e radiologiche potranno essere praticate sui cosiddetti “morti
cerebrali” per un anno. Cioè su soggetti, che – si legge sul sito – sono
persone ancora «a cuore battente e sangue circolante». Durante tale periodo, di
conseguenza, non sarà nemmeno possibile dare degna e religiosa sepoltura a
questi cristiani. Assicurando però alle famiglie, trascorso il termine,
trasporto e funerali tardivi gratis.
Il Comitato medico-scientifico
della Lega antipredazione, in un proprio comunicato, va giù duro, denunciando
come la proposta pretenda la «sperimentazione in vivo». In una parola, la
prospettiva della vivisezione, non richiedendo «cadaveri veri in arresto
cardio-circolatorio e respiratorio da 12/72 ore». Per l’attuazione del provvedimento,
comprensivo di un Registro nazionale dei “donatori del corpo”, è prevista per
l’anno in corso una spesa di 10 milioni di euro, a carico del fondo della
Sanità.
Dove già il concetto di
“donazione del corpo”, come se questo fosse proprietà del singolo, apre più di
un problema filosofico. Figuriamoci religioso. Dimostrando tutto il limite
ideologico intrinseco a tale posizione culturale, smaccatamente positivistica.
Ma l’emergenza vera è capire come ormai si sia giunti al capovolgimento totale
dell’ordine naturale.
Mentre nella Genesi (1, 26), è
scritto a chiare lettere come Dio abbia dato all’uomo il dominio «sui pesci del
mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e
su tutti i rettili che strisciano sulla terra», l’imperversante animalismo
predica e pratica l’opposto, negando all’uomo gli stessi diritti, che evoca e
sventola per gli animali. È ora di dirlo e denunciarlo. Con chiarezza. (Mauro
Faverzani)
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