Quel parroco che suona le campane a ogni aborto di Rino Cammilleri, 21-10-2011,
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Il sito del TgCom del 19 ottobre
2011 (ore 15,57 per la precisione) ha riportato una notizia apparsa sul
Quotidiano della Calabria. Pare che il parroco di San Giovanni in Fiore
(Cosenza) faccia suonare a morto le campane della sua chiesa, dedicata a Santa
Lucia, ogniqualvolta nell’ospedale cittadino viene praticato un aborto.
Dice il lancio, testuale: «È la
protesta personale che da qualche tempo il parroco sta conducendo contro le
interruzioni di gravidanza che secondo lui vanno contro il dettame della Chiesa
Cattolica». Notare quel «secondo lui». L’assenza di una virgola strategica
impedisce di capire se il parroco in questione sia contrario a tutte le
interruzioni di gravidanza o solo a quelle che «vanno contro il dettame della
Chiesa». Noi sappiamo che a) la Chiesa vieta tutti gli aborti artificiali; b)
il parroco, essendo un prete, non può interpretare a modo suo questa norma; c)
per fare i giornalisti non c’è bisogno di conoscere la sintassi italiana né,
figurarsi, la dottrina della Chiesa. Ma torniamo a don Emilio Salatino, il
parroco campanaro.
Una domanda sorge spontanea: come
fa a sapere quando nel vicino ospedale viene praticato un aborto? Qualcuno
all’interno lo informa? In questo caso sarebbe violato il segreto
professionale, passibile penalmente. Qualcuna glielo dice in confessionale? In
questo caso, palesando il peccato, il parroco sarebbe passibile di scomunica. E
se tutto, infine, fosse una bufala? Diciamo che non ci interessa. Diciamo che
ci piace l’idea di un rintocco funebre che faccia sapere a tutti che una vita è
stata spenta. E che ricordi a tutti gli ammonimenti della Chiesa. Un battito
del bronzo funziona meglio di cento prediche e rammenta che la coscienza
cristiana non si rassegnerà giammai a un gravissimo peccato, ancorché
dichiarato legale con cinque firme democristiane. Un peccato che grida vendetta
al cospetto di Dio, al cui orecchio giunge il grido silenzioso degli innocenti,
gli angeli dei quali, come dice Cristo nel Vangelo, guardano sempre la Sua
faccia.
Ahimè, sappiamo anche che ogni
peccato si punisce da solo, è soltanto questione di tempo. La denatalità, tanto
per dirne una, l’Occidente la sta già pagando, anche se il saldo terrificante
deve ancora venire. Gli scricchiolii li avvertiamo fin d’ora ed è sintomatico
che la campana di Santa Lucia provenga dal luogo che vide lanciare i suoi
strali apocalittici il beato Gioacchino da Fiore. Sì, è giusto che la campana
suoni a morto, perché i bambini mancanti sono quelli che non finanziano le
pensioni di un Occidente sempre più intristito da ultracentenari; la loro
assenza già provoca la bancarotta di intere nazioni, sommovimenti sociali e
instabilità politiche; il vuoto della loro presenza sempre più viene colmato
dalle gravidanze islamiche, mentre la Madonna dice drammaticamente a Medjugorje
che queste sue apparizioni sono le ultime. Continua a suonare le nostre
campane, don Salatino di Cosenza. Forse non sarà un caso se l’iniziativa viene
da uno il cui cognome, in tempi migliori di questi, era «Saladino». La cui ora
sta forse per scoccare.
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