Una "casa" dentro la Mangiagalli per i genitori dei bimbi
prematuri di Redazione, La clinica ha aperto una stanza speciale per le
famiglie dei bambini che dopo una degenza anche di 8 mesi sono pronti ad essere
dimessi articolo di mercoledì 19 ottobre 2011
Nel reparto di terapia intensiva
neonatale della clinica Mangiagalli di Milano, vivono piccoli lottatori. Alcuni
pesano un chilo, altri solo 700 grammi. Non riposano in culle di vimini, ma in
incubatrici sofisticate. Sono bimbi nati prematuri che in quel reparto, in
quelle incubatrici, dovranno lottare a lungo, anche sette o otto mesi. Accanto
a loro, i genitori chiamati al difficile compito di assisterli con lo sguardo,
con le carezze, con l’amore. Fondamentale il lavoro dell’ospedale nei mesi e
negli anni: 30 anni fa l’80% dei bimbi nati sotto il chilo e mezzo non aveva
speranze di sopravvivere, «oggi più del 90% vive, e vive bene» (parola del
direttore, il professor Fabio Mosca). Il reparto ha appena creato anche una
stanza-casa speciale per quei genitori i cui neonati sono in procinto di
tornare a casa dopo una lunga degenza in terapia intensiva. Due letti, un
divano, una piccola culla, un bagno indipendente: questo mini-appartamento è
comunicante con il reparto. Qui la famiglia può rimanere un paio di giorni
prima di tornare a casa, per imparare a prendersi cura da sola del proprio
piccolo (spesso dimesso con molte cure da seguire) ma con la tranquillità
psicologica di sapere che appena oltre porta c’è un medico o un infermiere cui
chiedere consiglio.
Qui, come in tutto il centro
nascite della Mangiagalli (il più importante d’Italia: 7mila parti all'anno, di
cui mille che richiedono il ricovero in patologia neonatale), la carta è stata
praticamente abolita: tutte le informazioni cliniche viaggiano su byte e la
tecnologia è molto avanzata. È l’unica neonatologia italiana a farlo. E sempre
qui è stata realizzato una sorta di piccola casa dove i genitori prima di
riportare nelle loro vere abitazioni i loro bambini finalmente in grado di
poter iniziare una vita normale, possono impratichirsi senza rischi.
Se la Mangiagalli è in grado si
salvare il 90% dei neonati nati sotto il chilo e mezzo (su mille parti
prematuri nascono in media 130 bambini sotto i 1.500 grammi, di cui 70 sotto il
chilo) è anche perché il direttore Fabio Mosca ha voluto accogliere la
tecnologia in reparto. L’ultimo passo avanti è di questi giorni: a disposizione
dei 50 letti del reparto di terapia intensiva, ma anche dei neonati di tutto il
centro nascita, ci sono dieci nuovi carrelli sanitari per la gestione della
cartella clinica elettronica dei ricoverati. Sono carrelli particolari, dotati
di una batteria di 16 ore. Permettono un gran risparmio di tempo ed energie
agli infermieri, perché sono in grado di gestire in modo innovativo la cartella
clinica del neonato: aiutano a recuperare tempo e sicurezza («controllano»
l’operato del personale infermieristico per mezzo di una continua interazione
con il pc, che registra tutto), a favore di una cura personalizzata. I carrelli
sono stati donati da Philips grazie all’intervento di Aistmar, l’Associazione
italiana per lo studio e la tutela della maternità ad alto rischio (attiva dal
1983 grazie all’opera di volontari, www.aistmar.it).
© IL GIORNALE ON LINE S.R.L.
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