21/10/2011 - IL CASO - "Un
gene alterato scatena la pedofilia" - "La pedofilia? Colpa di un gene
modificato" - Team italiano: scoperta una sostanza che può condurre anche
alla demenza senile - La nuova ipotesi scientifica potrebbe avere ricadute non
solo mediche, ma anche etiche e sociali di Marco Accossato - http://www3.lastampa.it/
TORINO
C’ è una mutazione genetica
all’origine della pedofilia. La causa dell’attrazione deviata di un adulto
verso i bambini è il risultato del difetto di un fattore di crescita (la
progranulina) coinvolto in numerosi processi fisiologici, ma anche patologici.
A rivelarlo per la prima volta al
mondo è uno studio italiano compiuto dal dipartimento di Neuroscienze
dell’Università di Torino presso l’ospedale Molinette, in collaborazione con
quello di Scienze neurologiche dell’Università di Milano. Uno studio pubblicato
sulla rivista internazionale «Biological Psychiatry» che sarà presentato e
discusso in anteprima durante il congresso della Società italiana di Neurologia
che si inaugura domani al Lingotto di Torino.
Di fronte a oltre 2500
specialisti di calibro internazionale verrà illustrato dal professor Lorenzo
Pinessi, coordinatore dello studio, il caso di un uomo che dall’età di 50 anni
ha iniziato ad avere comportamenti pedofili nei confronti della figlia di 9.
Analisi a livello neurologico, oltre che psicologico, hanno permesso di
scoprire nell’osservazione dei geni la mutazione della progranulina, sostanza
fondamentale anche nel processo di differenziazione sessuale del cervello fin
dal periodo intrauterino. Mutazione che produce un ridotto controllo degli
impulsi e porta inoltre alla demenza frontale, malattia simile all’Alzheimer
che l’uomo colpevole delle «attenzioni particolari» verso la figlia pre-adolescente
ha poi sviluppato.
Un annuncio clamoroso: dimostra
che lo studio di pazienti con malattie neurodegenerative anche rare permette di
individuare possibili basi biologiche di alterazioni di comportamenti
socialmente inaccettabili. La scoperta che verrà presentata a Torino apre nuove
prospettive di ricerca, ma pone forse per la prima volta non solo la Medicina
di fronte a un differente approccio alla malattia. Evidenti i potenziali
risvolti etici e giuridici di una scoperta del genere.
«Aver dimostrato che la pedofilia
è in larga misura legata a basi biologiche - sottolinea il professor Pinessi,
che ha condotto lo studio con il collega Innocenzo Rainero, e in collaborazione
con il professor Elio Scarpini dell’Università di Milano - significa dire molto
non solo dal punto di vista medico, ma anche sociale». La pedofilia, che è un
disturbo dell'eccitazione sessuale in cui si manifesta interessa per bambini in
età prepuberale, può manifestarsi con esibizionismo, fino a sfociare nel
sadismo o nel feticismo.
La ricerca torinese è il punto di
partenza. Richiederà nuovi studi per estendere i risultati. Tutti i pedofili
presentano la medesima mutazione genetica? «E’ possibile, ma dovrà
necessariamente essere l’oggetto di ulteriori approfondimenti e altre dimostrazioni
scientifiche», risponde Pinessi. Aver individuato che alla base della pedofilia
c’è una causa neurobiologica significa però poter sostenere da subito che
«esiste una possibilità di cura», come dimostra lo stesso caso di Torino: «Dopo
alcune settimane di trattamento con farmaci neurolettici atipici antipsicotici
accanto ad antidepressivi inibitori selettivi della serotonina il paziente ha
cessato i suoi comportamenti pedofili», garantiscono gli studiosi del gruppo
torinese.
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