La bufala della “bomba demografica” smontata ancora una volta dai
demografi, 28 ottobre, 2011, http://www.uccronline.it
Sono passati solo pochi mesi
dall’editoriale dell’eco-abortista Giovanni Sartori quando sosteneva: «Io dico
che la crescita demografica va fermata ad ogni costo», attaccando la Chiesa per
l’opposizione all’aborto. Già allora pubblicammo alcune delle numerose risposte
di demografi professionisti, i quali smontavano la “bomba demografica” (cfr.
Ultimissima 20/8/11).
Ma essendo anche un cavallo di
battaglia del Partito Radicale e della cultura pro-death è bene occuparsene
costantemente: un libro appena pubblicato, intitolato “Cose da non credere. Il
senso comune alla prova dei numeri” (Laterza 2011) e scritto dal demografo
Gianpiero Dalla Zuanna, professore ordinario presso la facoltà di Scienze
Statistiche dell’Università di Padova e dell’ economista Guglielmo Weber, del
Dipartimento di Scienze Economiche della stessa università, attacca con
un’analisi critica i punti fondamentali della “bomba demografica”. Lo presenta
Gian Antonio Stella su “Il Corriere della Sera”, ricordando che questo
concetto era già un incubo per Niccolò Machiavelli e ovviamente per Thomas
Malthus. Ma i numeri smentiscono tutto questo:
«In Italia, i quintali di granoturco prodotti per ettaro passano da 9 nel
1861, a 12 nel 1911, a 25 nel 1961, addirittura a cento nel 2011, più che
decuplicati nel secolo e mezzo di unità nazionale». Di più: «Secondo i dati
della Fao e delle Nazioni Unite, nel cinquantennio 1961-2011 il cibo prodotto
nel mondo è più che triplicato, mentre la popolazione è “solo raddoppiata”. Di
conseguenza, ogni uomo di oggi ha a disposizione – in media – quasi il 50% in
più di cibo rispetto a cinquant’ anni fa». L’ idea che la demografia dei paesi
poveri sia destinata a sommergere il pianeta, si continua, va presa con le
pinze. Ovviamente i flussi di popolazione vanno tenuti sotto attenzione, ma dai
numeri «viene contraddetta un’ idea cardine del modello di Malthus, ossia che
il miglioramento economico spinga le coppie ad avere più figli». Oggi la
popolazione del pianeta sta mediamente meglio rispetto a trent’ anni fa.
Si pensi all’ India, che
favorendo «la democrazia, l’ istruzione e l’ agricoltura, è passata da 390
milioni di abitanti nel 1947 al miliardo attuale» e dopo essere stata il paese
delle carestie, «oggi esporta cereali in Medio Oriente e Africa» ed è destinata
alla più impetuosa crescita economica dei prossimi decenni. O alla Cina,
passata dalla fame alla Ferrari Testarossa. Eppure, «fra il 1980 e il 2010 il
numero medio di figli per donna nei paesi in via di sviluppo è passato da 5,1 a
2,9. La rapidità e la forza di questo declino fa ancora più impressione se si
considerano alcuni grandi Paesi islamici, che nell’ immaginario collettivo
dell’ Occidente vengono visti come arretrati, sia dal punto di vista culturale
che da quello economico e demografico. Nel giro di appena trent’ anni, seicento
milioni di persone – gli abitanti dei cinque paesi appena citati, popolosi come
l’ Europa senza la Russia – sono usciti dal mondo di Malthus, entrando a vele
spiegate nella demografia contemporanea». Per gli stranieri che arrivano in
Italia, come spiegano Dalla Zuanna e Weber, succede che siamo noi a cambiare
loro e non tanto il contrario. A partire dal tasso di fertilità, che tra le
donne immigrate precipita presto ai nostri livelli.
Un concetto simile è stato
espresso anche dal demografo Gian Carlo Blangiardo, professore ordinario presso
la facoltà di statistica dell’Università Bocconi di Milano, il quale il 17
ottobre durante un incontro presso l’Università Cattolica di Milano per la
presentazione del Rapporto-proposta “Il cambiamento demografico” a cura del
Comitato per il progetto culturale della Cei,
ha dichiarato: «In Italia c’è voglia di maternità e paternità, ma vi è
l’incapacità di soddisfare questo desiderio. Nel nostro Paese il numero di
figli per donna è di poco sotto l’1,5, questo significa che siamo al di sotto
del ricambio generazionale. Se andiamo, però, a chiedere alle coppie quanti
figli desiderano vediamo come questa cifra sia più alta, di gran lunga al di
sopra dei due figli che segna la soglia necessaria al ricambio generazionale».
Nell’analizzare i dati forniti dal Rapporto Cei, il demografo ha invitato a
«evitare imbrogli e illusioni. Spesso si sente dire che gli immigrati
rappresenteranno una soluzione al problema demografico. Questo, seppure
l’immigrazione rappresenti un elemento importante per la crescita demografica
del Paese, non è vero perché le famiglie immigrate tendono a prendere le
abitudini delle famiglie italiane. La media di figli per donna immigrata è calata
dai 2,5 nel 2007, ai 2,13 nel 2010».
All’incontro era presente anche
il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Maurizio Sacconi, che ha
annunciato la presentazione di una legge delega a favore della famiglia e della
natalità. Segnaliamo, per chi vuole approfondire, il dossier: “L’aborto e la
menzogna della bomba demografica”.
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