Il sesso spiegato ai bambini? Un catalogo di «scelte» - Svizzeri mobilitati
per evitare che i figli debbano subire le lezioni obbligatorie e sguaiate di
Federica Mauri, Avvenire, 20 ottobre 2011-10-20
Insegnanti. genitori e politici
dell'Unione democratica di centro, del Pev e dell'Udf dicono basta alla «sessualizzazione
della scuola obbligatoria». Una petizione in tal senso lanciata a fine giugno,
in poco più di tre mesi ha raccolto 91.81 6 firme Il testo è stato depositato
il 4 ottobre presso la Conferenza dei direttori cantonali della pubblica
educazione (Cdpe) a Berna. Iniziative analoghe stanno facendosi largo anche in
altri cantoni. Oggetto delle proteste è il cosiddetto «Piano di studi 21 ». che
dovrebbe entrare in vigore a inizio 2014 in tutti i cantoni svizzeri di lingua
tedesca. Il progetto è attualmente in fase di preparazione e una volta finito
sarà posto in consultazione verosimilmente l'anno prossimo. I contenuti e i
programmi ufficialmente non sarebbero ancora stati ultimati, ma le prime
informazioni circolate al riguardo non lasciano certo ben sperare. A suscitare
violente ire é soprattutto una scatola che dovrebbe essere utilizzata durante i
corsi di educazione sessuale, obbligatori per tutti gli scolari, che ha fatto
la sua apparizione nel canton Basilea. Contiene oggetti del tutto fuori luogo
in una scuola elementare e decisamente più adatti a un sexy shop. Tutt'altro
che inoffensivi se perfino il servizio giuridico della Posta svizzera ha
definito la scatola un oggetto pornografico» e «scioccante».
La Conferenza dei direttori
cantonali della pubblica educazione, prendendo atto della petizione, si è
limitata per ora a dichiarare che invierà una risposta al «imitato dei
promotori della raccolta di firme a uno stadio più avanzato senza dare maggiori
dettagli, sottolineando però che «la petizione contiene asserzioni in merito al
"Piano di studi 21" che sono senza fondamento». Secondo la Cdpe dunque
il testo si oppone a intenzioni che erroneamente si ritiene facciano parte del
«Piano di studi 21».
«È una vera e propria menzogna – sbotta
il consigliere nazionale Udc Oscar Freysinger – l’intenzione c’è, il piano di
studi pure e perfino il "sex box” è già stato testato o si è tentato di
testarlo in alcuni cantoni urbani». A preoccupare maggiormente il docente
vallesano con ben 27 anni di insegnamento alle spalle è l'ideologia del genere
alla base di questo tipo di approccio pedagogico e che - questa la denuncia -
aspira a superare l'eterosessualità quale norma sociale. «I nostri figli, a
partire da quattro anni, saranno confrontati con una sessualità à !a carte, in
cui ognuno sceglie ciò che preferisce, che si tratti di omosessualità, di
feticismo o di altre pratiche e orientamenti sessuali». Così facendo,
sottolinea il parlamentare si tende ad annullare le differenze naturali fra
uomo e donna e ad accordare a ogni individuo il compito di scegliere il proprio
sesso in funzione delle sue preferenze. E’
aberrante che ci sia gente che « la pensi così. Vogliono rubare
l'infanzia ai nostri bambini e mettere in pericolo la famiglia classica»,
aggiunge poi il docente, sottolineando come questo modo di procedere sia del
tutto antidemocratico. «Organismi come la Cdpe non hanno alcuna legittimità
popolare ma mettono a punto concordati intercantonali senza alcuna delibera da
parte del Parlamento e quindi nessuna possibilità di opporsi con un referendum»
conclude Freysinger. Complici le imminenti elezioni federali per il completo
rinnovo delle due Camere però, domenica, simili tematiche sono passate in
secondo piano. Pochi i politici che hanno il coraggio di sbilanciarsi: la
maggioranza preferisce cavalcare temi più populisti come la libera circolazione
delle persone, gli stranieri o le assicurazioni sociali, che al momento turbano
i sonni degli svizzeri, e che garantiscono una maggior presa sulla popolazione,
e quindi più voti. Ma il dossier educativo resta aperto.
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