Secondo Katrina McFerran, ricercatrice e musicoterapeuta
dell’Università di Melbourne, «molti ragazzi si avvicinano alla musica in modo
positivo. Non così chi ascolta heavy metal» - in La rosa del giorno, 27 Ott
2011, http://www.tempi.it
Secondo Katrina McFerran,
ricercatrice e musicoterapeuta dell’Università di Melbourne, «molti ragazzi si
avvicinano alla musica in modo positivo. Non così chi ascolta heavy metal». Lo
studio effettuato dalla dottoressa McFerran su mille ragazzini tra i 13 e 18
anni dimostrerebbe infatti che i giovani patiti di metal sono più portati a
sviluppare sintomi depressivi rispetto ai coetanei. «Quando uno di loro ascolta
la stessa canzone più e più volte, ossessivamente, lo fa per isolarsi ed
evadere dalla realtà», rincara la scienziata. Che però ha pronto anche un bel
consiglio per mamma e papà: «I genitori devono chiedere ai figli: questo genere
di musica come ti fa sentire?».
CURA. Giusto, allontaniamo i
giovani da quelle deprimenti schitarrate. Mamme, papà, fate fare al vostro
piccolo metallaro quello che fanno i ragazzini felici. Non lasciate che si
isoli. Trovategli qualche amico su Facebook. Seguitelo su Twitter, fategli
sentire che ogni cosa che pensa è importante (purché non sfori i 140
caratteri). Chattate con lui, adescatelo fingendovi tredicenni sporcaccione.
Fategli passare lunghi pomeriggi attaccato alla Playstation. Dopo, se la
tristezza non gli passa, lasciate pure che si sfondi i timpani coi Sepultura. A
quel punto gli parranno i Gipsy Kings.
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