sabato 1 ottobre 2011


L'etica del male minore fa male a tutti di Tommaso Scandroglio, 30-09-2011, http://www.labussolaquotidiana.it/

Cappuccetto Rosso non aveva riconosciuto il lupo cattivo ed erroneamente credeva di aver di fronte a sé la mite e buona nonnina di sempre. Come ben sappiamo, il lupo fu così bravo a travestirsi che riuscì a divorare la povera bambina. In modo analogo vi sono vicende di bioetica che abilmente vengono camuffate da nonnine innocue ma in realtà nascondono feroci verità che fanno a pungi con i più elementari principi di morale naturale. La conseguenza è che uno stuolo di lettori poco accorti finisce facile preda di queste notizie all’apparenza dolci come confetti rosa.


Un caso esemplare è quello di Alberta, 37 anni, malata di tumore che ha deciso di crioconservare i propri ovociti dato che la chemioterapia avrebbe potuto renderla sterile. Alberta grazie a Dio guarisce e così si sottopone a Fivet presso il reparto di Infertilità e Fecondazione medicalmente assistita del Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna guidato dalla dottoressa Elena Porcu. Dai 16 ovociti congelati si ottengono tre embrioni. Uno solo riesce ad impiantarsi ed oggi la donna è la terzo mese di gravidanza.


I commenti della stampa, anche cattolica, sono entusiasti: “evento grandioso”, “grande conquista”, “un altro successo delle tecniche di procreazione assistita”. Il caso viene presentato qualche giorno fa addirittura al congresso della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo) a Palermo perché la vicenda è unica nel suo genere. Insomma una storia davvero a lieto fine parrebbe. E forse Cappuccetto Rosso aveva questo stesso pensiero quando dopo i tanti spaventi del bosco, che aveva scelto di attraversare nonostante il divieto della madre, finalmente era giunta alla casa della nonna.

Ma la storia di Alberta in realtà nasconde tra le sue pieghe il folto pelo del lupo cattivo. Come Cappuccetto Rosso guardando meglio la nonnina si accorse che qualcosa non andava – la bocca grande, i denti lunghi – così anche noi se ci sforziamo un poco capiamo che c’è del marcio in questo fatto di cronaca.


Ovviamente siamo lietissimi che Alberta sia in buona salute, però siamo molto meno lieti per la sorte dei suoi altri due figli sacrificati sull’altare della fecondazione artificiale, due creature che non hanno ricevuto da nessun quotidiano nemmeno una riga di pietosa attenzione. Eppure sono essere umani tali e quali il figlio che le auguriamo di stringere al petto a breve.


Una seconda considerazione. Il plauso generale è dato, anche in casa cattolica, ormai dall’aver sposato in pieno l’etica del male minore: “Vedete? Si possono anche non congelare gli embrioni per avere bambini. Basta congelare gli ovociti”. Ma pur sempre di Fivet si tratta. In altri termini i problemi più grossi che si portano appresso le tecniche di fecondazione artificiale non sono scomparsi: l’eliminazione di un numero rilevante di embrioni per aver il cosiddetto bambino in braccio, la reificazione del nascituro (nascere in provetta non è procedura adatta alla dignità di una persona), la separazione dell’atto unitivo da quello procreativo. Tutte questioni che rimangono sul tavolo anche con gli ovociti congelati. Esultare per questo risultato è un po’ come far piroette di gioia alla notizia che le esecuzioni capitali negli Stati Uniti non vengono più eseguite tramite sedia elettrica ma attraverso la meno dolorosa iniezione letale. Comunque il condannato muore sempre.


La strategia di difendere il male minore è ingenuamente perseguita per paura di cadere nel male peggiore e quindi si dà la stura alle lodi più ardenti in favore della crioconservazione degli ovociti per il timore che quella embrionale possa dilagare. Dimentichi invece del fatto che l’una pratica incoraggia l’altra. E’ un po’ come instradare al furto il proprio figlio temendo che possa diventare un omicida. Ma, al di là del fatto che rubare non è il più onesto lavoro del mondo, quanti ladri sono poi diventati anche spietati killer?


Il favore dato alla notizia è anche motivato dal fatto che la tecnica di congelamento degli ovociti ha più vantaggi rispetto alla crioconservazione degli embrioni. Ad esempio – come spiega la Porcu – può essere praticata preventivamente, cioè prima di decidere di aver un figlio o prima di trovare il papà giusto. Insomma ci si porta avanti con il lavoro in attesa che si accenda la voglia di diventare mamma o in attesa di un candidato su misura, il quale ovviamente a suo tempo sarà pregato di fare la sua parte offrendo il proprio seme per fecondare gli ovociti. E’ una specie di maternità a tappe.


Inoltre il congelamento di ovociti e spermatozoi potrà dare l’occasione di diventare padri e madri ad over-60enni, a militari al fronte che temono di non far più ritorno a casa. E così il figlio sarà accudito da genitori-nonni oppure, come nel secondo caso, verrà concepito dopo che il padre per ipotesi è deceduto da mesi. Insomma la fecondazione da freezer ghiaccia il sangue nelle vene solo al pensiero di dove ci potrà portare.


Ma la vicenda è indorata da un’aura di trionfo soprattutto perché l’attrice principale della storia è da una parte riuscita a scampare alla morte e dall’altra è stata capace, dopo questo infausto evento, di accogliere in sé una nuova vita. Quale modo migliore di dare scacco matto alla signora con la falce se non quello di mettere al  mondo un bambino? E dunque si plaude alla Fivet che ha permesso questa vittoria, sentendo come doveroso chiudere un occhio su qualche suo difettuccio di ordine etico.


Il consenso popolare è quasi scontato soprattutto quando sul piatto della bilancia c’è, come in questo caso, la sofferenza di una persona malata di tumore che grazie alla fecondazione in vitro è stata in un certo qual modo lenita. Una sorta di compensazione esistenziale. Quello che il destino le ha tolto (possibilità di avere figli) la scienza umana lo ha restituito a lei. E allora si estende indebitamente la giusta soddisfazione nel vedere una persona guarita ad una tecnica che invece rimane mortifera. Obiettare a tutto ciò sarebbe di cattivo gusto e cinico. Ma Cappuccetto Rosso docet: da sotto la Fivet spuntano zanne acuminate.

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