Quando gli interessi economici invadono il campo etico - Il positivismo
miope di Carlo Bellieni, © L'Osservatore Romano 1 ottobre 2011
«La fecondazione in vitro (Fiv)
ha strette regole, che lasciano le donne fisicamente ed emotivamente esauste.
Alienate e frustrate, molte si rivolgono ai forum su internet per cercare
informazione e supporto». È quanto scrive l’ultimo numero della rivista
scientifica «HEC Forum», analizzando i forum in rete di donne olandesi e greche,
che spesso non sanno capacitarsi di come quello che era stato prospettato come
una panacea, si traduca talora in tanta ansia e stress. Poca informazione,
troppa superficialità nell’accedere alla Fiv? È probabile, perché la rivista
«Current Opinion in Obstetrics and Gynecology» aggiunge un altro dato spesso
sottaciuto: gli studi mostrano un 30-40 per cento di aumento di malformazioni
tra i bambini nati da Fiv rispetto agli altri, forse per la tecnica o per le
malattie dei genitori, comunque un dato allarmante che dovrebbe far riflettere
piuttosto che procedere spediti come si usa spesso fare.
La scienza analizza le
conseguenze della fecondazione in vitro, e delle novità mediche che hanno
attinenza col rispetto della vita umana; e i dati su rischi e limiti di tante
sbandierate «conquiste» sono chiari e spesso preoccupanti: come quando si
mostra che l’aborto farmacologico, il cosiddetto «aborto dolce», a detta delle
donne intervistate dagli studiosi provoca più dolore di quello chirurgico; o
come quando si raccontano i rischi di danni mentali provocati dalle droghe
«leggere», tanto blandite e credute da troppi innocue.
Perché tanta fretta
nell’introdurre certe «novità etiche»? Se lo chiede ad esempio l’epidemiologa
Carine Vassy, che racconta dati alla mano su «Trends in Biotechnology» come sia
stato facile fare entrare la diagnosi prenatale genetica nella prassi delle
donne francesi, e come, più che la loro richiesta, abbia contato la forza del
mercato. E la rivista «Death Studies» mostra come sarebbe economicamente
vantaggioso (un risparmio di circa 5 miliardi di dollari l’anno) per gli Stati
lasciar imboccare le scorciatoie di fine vita piuttosto che pensare a
riabilitazione e solidarietà.
Già, il fine vita: «Quando la
medicina diviene più un affare di soldi che di cure alle persone malate,
l’accompagnamento al fine vita non è più un valore (…) ed è per questo che la
cultura delle cure palliative non riesce a svilupparsi» riporta la «Revue
Médicale Suisse» nell’articolo Nuove frontiere della morte e del denaro. Anche
la tanto pubblicizzata liberalizzazione delle droghe ha dei risvolti economici,
e questi non coincidono solo con il mercato illecito, dato che già in Paesi
come la Francia e la California si progetta di rimpinguare le casse statali con
i proventi della tassazione della cannabis. Nell’epoca in cui si predica che
ogni vizio è lecito, sono le leggi del guadagno — e non certo la libera scelta
— a farla da padroni nel controllare le dipendenze dal gioco, dal porno, dalla
droga, come due psichiatri francesi ben illustrano nel libro Il desiderio
ammalato.
Fretta e interessi economici: una
non rassicurante chiave di lettura di alcune novità in campo bioetico. Ormai
certe pratiche sono routine, digerite, assorbite e soprattutto «normalizzate»
anche tra molti credenti, medici e non medici; il positivismo – nella forma
dell’utilitarismo — sembra prevalere. È un positivismo miope; proprio quello
contro cui il Papa ha messo in guardia nel discorso al Bundestag il 22
settembre: «Dove la ragione positivista si ritiene come la sola cultura
sufficiente(…), essa riduce l’uomo, anzi, minaccia la sua umanità».
Ma se in campo di sospensione
delle cure vitali, di diagnosi prenatale e di manipolazione della vita molti
cristiani non sentono più né l’ingiustizia morale, né i richiami dei dati
scientifici, un supporto viene invece dalla scienza che studia quei fenomeni
senza censurarne le conseguenze. È un richiamo a collaborare nell’interesse
della verità sull’uomo, pur partendo da culture e presupposti diversi. «Quando nel
nostro rapporto con la realtà c’è qualcosa che non va, allora dobbiamo tutti
riflettere seriamente sull’insieme e tutti siamo rinviati alla questione circa
i fondamenti della nostra stessa cultura», ha aggiunto Benedetto XVI al
Bundestag. E con la parola «tutti» si riferiva alla parte sensibile del mondo
laico e dei credenti, pronta ad attivarsi attorno all’ecologia della natura ma
anche all’ «ecologia dell’uomo», come il Papa ha voluto esprimersi. La scienza,
laddove è introduzione alla realtà e alla sua legge, è un ottimo terreno
d’incontro.
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