24/2/2012 - IL CASO NEUTRINI - L'importanza della prova scientifica, PIERO
BIANUCCI, http://www.lastampa.it/
L'importanza della prova
scientifica Vedremo a maggio l’ultima puntata della telenovela dei neutrini più
veloci della luce, quando l’esperimento Cern-Gran Sasso potrà funzionare
meglio. Cioè dopo aver eliminato i due punti deboli individuati dai
ricercatori: la sincronizzazione tra gli impulsi di neutrini e il sistema Gps e
l’effetto spurio introdotto dalla connessione in fibra ottica tra il ricevitore
Gps e l’orologio del rivelatore.
Già, perché il segnale dei
satelliti Gps non arriva nel sottosuolo, e quindi occorre trasferirlo dalla
superficie, dove si trovano i ricevitori, ai laboratori dove gli impulsi si
producono (un tunnel di un km al Cern presso Ginevra).
E dove si ricevono (il
laboratorio del Gran Sasso, sotto 1400 metri di roccia). Ecco i due punti deboli
dove può nascondersi un errore sistematico (ma si sapeva anche prima...). Entro
maggio, potrebbero arrivare anche i dati di altri due esperimenti analoghi, uno
americano e uno giapponese. Tutto così potrebbe rientrare nella normalità del
costume scientifico. Perché la scienza si fa con più esperimenti indipendenti e
in concorrenza tra di loro.
L’occasione però si presta a
qualche riflessione. La prima è che grandi rivoluzioni concettuali, come
ammettere che la velocità della luce non è la massima possibile in natura,
richiedono prove altrettanto grandi. Ce lo ricordava l’indimenticabile Carl
Sagan. Non si gettano via la relatività di Einstein e l’elettromagnetismo di
Maxwell al primo risultato strano.
Seconda osservazione.
L’esperimento in questione è concepito per osservare la trasformazione dei
neutrini da un tipo all’altro (ce ne sono tre), non per misurarne la velocità.
Questo è stato un effetto collaterale, che però, per via dei meccanismi della
comunicazione di massa, è diventato l’unica cosa che conta. Non è così. Ma ora
per il grande pubblico rimane solo l’impressione che si è preso un granchio, e
sarà più difficile far capire che la scienza procede appunto per prove ed
errori, e che questa è la sua forza.
Poi c’è un fatto curioso: la
comunicazione del possibile errore nell’esperimento è avvenuta quando si è
saputo che il sito di «Science» stava per far circolare la notizia. «Science» è
la rivista della società che riunisce gli scienziati americani. Tra i fisici al
di là dell’Atlantico lo scetticismo sui neutrini superluminali è sempre stato
forte. Usa contro Europa? Benissimo, ma la competizione sia negli esperimenti,
non nel parlare all’opinione pubblica.
Ultima nota: i risultati
scientifici possono certo passare per le conferenze stampa, ma solo dopo la
pubblicazione su riviste autorevoli. Non è stato così. Ho ricevuto varie e-mail
di ricercatori preoccupati per il danno che la vicenda neutrini può fare alla
scienza, una proprio dal Laboratorio del Gran Sasso. E lì mi si fa anche notare
che i giornali hanno calcato la mano sullo schiaffo alla relatività, ma hanno
taciuto sul fatto che i neutrini della Supernova 1987A arrivarono insieme con
la luce. Carlo Rubbia l’ha fatto notare, ma le contro-notizie non disturbino
gli scoop! L’esperimento fatto dalla natura (la supernova) non valeva quanto
quello Cern-Gran Sasso? Un altro ricercatore mi fa sapere che il Tg2 delle 13
di ieri ha messo in onda due servizi sui neutrini: uno sull’errore e uno in cui
si parlava di «nonno Einstein», nato il 4 marzo come Lucio Dalla (sic), che
riportava i neutrini all'ovile, cioè la relatività. Poi la conduttrice «a
proposito di falsi allarmi e pseudoscienziati» (sic) ha lanciato un servizio
sui Maya e la fine del mondo.
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