Avvenire.it, 25 febbraio 2012, BOLIVIA - La Paz, manganellate sui
disabili di Michela Coricelli
Hanno attraversato mezza Bolivia
a piedi, afferrandosi alle stampelle, o in sedia a rotelle: 1.400 faticosissimi
chilometri per chiedere un sussidio di 431 dollari all’anno. Centinaia di
disabili boliviani sono arrivati a La Paz per esigere al governo di Evo Morales
più aiuti: per arrivare a fine mese, acquistare medicine, assistere familiari
in gravissime condizioni. Ma nella capitale, la “Carovana per l’integrazione”
si è scontrata con una reazione agghiacciante.
Nella piazza di Murillo un
massiccio cordone di polizia ha impedito ai manifestanti di avvicinarsi al
Palazzo Quemado, sede della presidenza boliviana. Un muro di agenti ha bloccato
i disabili e in pochi minuti è esplosa la tensione: le terribili immagini della
repressione del corteo hanno fatto il giro del mondo, sollevando l’indignazione
dell’opinione pubblica.
Alcuni disabili hanno cercato di
sfondare la barriera della polizia per avvicinarsi al palazzo governativo, ma
gli agenti lo hanno impedito: la stampa locale parla di manganellate, gas
lacrimogeni e addirittura scariche di elettricità (con apposite pistole)
applicate alle sedie a rotelle. I disabili, a loro volta, avrebbero usato
stampelle, pietre e bastoni per rispondere alla polizia. Sotto lo sguardo
sconvolto dei passanti, un gruppo di uomini ha deciso di spogliarsi fino alla
cinta, mostrando i segni della malattia e delle lesioni. Un manifestante ha
abbandonato la sua sedia a rotelle per arrampicarsi con enorme difficoltà su un
veicolo antisommossa piazzato di fronte al corteo: ha rotto il parabrezza a
pugni. Nel caos, fra grida e lacrimogeni, c’erano anche molte donne: madri con
figli cerebrolesi, mogli che accompagnavano mariti semi-paralizzati. Gesti di
disperazione e brutalità sono andati avanti per due ore nel cuore di La Paz: alla
fine, nella piazza di Murillo, c’erano cinque civili e quattro agenti feriti.
«Queste violenze degradano la
democrazia, non risolvono i problemi», lamenta il Difensore civico della
Bolivia, Gregorio Lanza. Uno dei portavoce dei disabili, Camilo Bianchi, ha
assicurato che non ci saranno più scontri con la polizia («anche loro sono
fratelli pagati male»), ma ha annunciato uno “sciopero della fame assoluto”:
«Se Evo Morales non ci lascerà entrare in piazza, ci saranno dei sacrifici di
disabili». Al centro del braccio di ferro con il presidente c’è l’assegno che
il governo di sinistra – principale alleato dell’esecutivo venezuelano di Hugo
Chavez – ha approvato per uno dei settori più penalizzati della società: 143
dollari annuali, ovvero 40 centesimi di dollaro al giorno. Una delle
manifestanti – mamma di un tredicenne con paralisi cerebrale – ha assicurato
che nel suo caso la spesa mensile per i farmaci sfiora i 600 dollari. Nel 2008
Morales annunciò la creazione di un fondo a sostengo dei disabili che oggi
dovrebbe essere dotato di 23 milioni di dollari: il governo prevede la
concessione soltanto del 10 per cento di quella somma, denunciano. Nessuna
elemosina, avvertono gli interessati: il sussidio concesso ai detenuti in
carcere è superiore a quello per i disabili.
«Sono dei violenti» e degli
«irrazionali», accusano le autorità boliviane: la maggior parte dei feriti di
La Paz sono poliziotti, sottolinea il governo. Ma la vicenda è destinata a
creare un grave imbarazzo nell’esecutivo di Morales, che negli ultimi tempi ha
perso alleati politici e sostegno sociale.
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