Prosegue negli Stati Uniti il confronto fra episcopato e Governo - Un
sistema sanitario che tuteli la vita, 17 febbraio 2012, http://www.osservatoreromano.va/
Una linea sulla quale i vescovi non intendono
transigere: la tutela della vita contro i tentativi di dare ampia diffusione
alle pratiche abortive e il rispetto della libertà di coscienza di coloro che
si oppongono a tali pratiche, continua negli Stati Uniti a essere terreno di
confronto con il Governo.
«Noi vescovi siamo pastori, non
siamo politici, e non ci può essere compromesso sui principi», ha ribadito il
presidente della Conferenza episcopale, l’arcivescovo di New York, Timothy
Michael Dolan. L’annuncio del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, di
una parziale revisione delle linee guida relative ai piani di assistenza
sanitaria coperti dalle assicurazioni private, è stata accolta con scetticismo.
Secondo le intenzioni dell’amministrazione le nuove norme consentirebbero alle
organizzazioni e istituzioni religiose (ritenute tali sulla base di definizioni
stabilite dal Governo, ma giudicate eccessivamente restrittive) di essere
liberate dall’onere di garantire gratuitamente ai propri dipendenti l’accesso a
servizi che includono, appunto, anche le pratiche abortive, come l’utilizzo di
farmaci o interventi di sterilizzazione.
Ma l’aver spostato il peso
economico di tali servizi sulle assicurazioni non è considerata una misura
sufficiente da parte dell’episcopato. «Quanto ha offerto il Governo — ha
precisato monsignor Dolan — è pari quasi a nulla. Non c’è, ad esempio, nessun
cambiamento per quanto concerne la definizione eccessivamente restrittiva di
istituzione religiosa». Tutto questo non significa, si puntualizza, che i
vescovi siano contrari alla riforma sanitaria. In una nota è spiegato che «fin
dal 1919 i vescovi hanno dato sostegno per l’accesso di tutte le persone a cure
sanitarie dignitose e all’azione del Governo e dei privati per promuovere questo
obiettivo fondamentale». Un’assistenza universale e a costi accessibili rimane
quindi «un’urgente priorità nazionale e un imperativo morale» anche se, si
specifica, i criteri delle riforma per essere veramente universali «devono
proteggere la vita umana e la libertà di coscienza e non essere discriminatori
nei confronti degli immigrati».
I vescovi hanno promesso che
«continueranno a fare pressione al fine di ottenere la più grande protezione
della libertà di coscienza», a partire dall’approvazione del disegno di legge,
noto come Respect for Rights of Conscience Act, sul rispetto dei diritti
all’obiezione che riguarda principalmente gli operatori sanitari. Un appello —
contenuto in una lettera indirizzata al Senato — è stato lanciato dal cardinale
arcivescovo di Galveston-Houston e presidente della Commissione per le attività
pro-vita dell’episcopato, Daniel N. DiNardo, che ha definito il provvedimento
«necessario e ragionevole»; cui si è aggiunto quello del presidente dalla
Commissione per la libertà religiosa dell’episcopato, il vescovo di Bridgeport,
William Edward Lori. Sull’iter del disegno di legge, monsignor Lori ha
sottolineato che al momento appare emergere una convergenza di vedute tra i
membri del Congresso: «C’è un aumentato sostegno bipartisan per il disegno di
legge e dovrebbe quindi aumentare la pressione sul Congresso per farlo
approvare e sul presidente Obama per farlo firmare».
Intanto una lettera di critiche
sulle nuove direttive sanitarie è stata inviata al presidente Obama da parte di
oltre cento rappresentanti di istituzioni religiose, del mondo della cultura e
del giornalismo.
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