MEDICINA/ Presto avremo la guida per orientarci nei sentieri molecolari
del dolore Gaia Soldà, lunedì 27 febbraio 2012, http://www.ilsussidiario.net
La capacità di percepire le
informazioni provenienti dal mondo esterno è di vitale importanza per ogni
organismo, essa è detta esterocezione ed è legata a sensi quali la vista,
l’udito, il tatto, il gusto e l’olfatto. Un altro tipo di percezione sensoriale
è correlata a stimoli provenienti dall’interno del nostro corpo e prende il
nome di enterocezione. La terza tipologia sensitiva è invece conosciuta come
propriocezione e si esplica nella capacità di riconoscere la posizione del
proprio corpo nello spazio e lo stato di contrazione/rilassamento muscolare.
Stimoli come il dolore, la
pressione e il calore vengono elaborati dal nostro organismo attraverso nervi
sensoriali e recettori situati nella pelle. Il funzionamento di questi è basato
sulla presenza di speciali proteine di membrana che si assemblano a costituire
canali ionici. L’apertura di queste vie molecolari nel caso di stimolazione
meccanica avviene a seguito della deformazione della membrana plasmatica al di
sopra di una certa soglia. Essa determina il passaggio di ioni calcio, sodio e
potassio dall’esterno all’interno della cellula. Il flusso di carica che ne
deriva innesca un potenziale generatore che, se sufficientemente elevato
determina l’insorgere di un impulso nervoso che verrà interpretato dal cervello
come una sensazione ben precisa.
Le proteine di membrana coinvolte
in questo processo di trasduzione del segnale hanno suscitato l’interesse degli
scienziati dell’Istituto di Ricerca Scripps (il più grande istituto al mondo
per ricerche biomediche non-profit). Lo sforzo d’indagine mira a caratterizzare
i percorsi sensoriali, riconoscendo le molecole in essi implicate. L’obiettivo
è inoltre capire come il funzionamento di questi sentieri sensitivi venga
interrotto da particolari disturbi.
In due pubblicazioni apparse
recentemente sulla rivista scientifica Nature, Ardem Patapoutian, Bertrand
Coste, Bailong Xiao, Mauricio Montal, Sung Eun Kim e altri loro colleghi
riferiscono di aver identificato una famiglia di proteine essenziali nel
rilevare gli stimoli dolorosi. Queste sono note come proteine “piezo” (dal
greco piezein: comprimere).
Tale tipologia proteica è stata
oggetto di pubblicazione da parte di Bertrand Coste già nell’anno 2010 quando,
nel condurre esperimenti su proteine di topo due di queste mostrarono
particolari proprietà nella trasduzione di stimoli meccanici. Le cellule in cui
esse erano espresse, se soggette a stimolazioni pressorie, svelavano un flusso
ionico che creava uno sbilanciamento di carica.
Il passo successivo nella
ricerca, cui fa riferimento la recente pubblicazione, è stato quello di mostrare come queste proteine, così
simili a quelle costituenti i canali ionici fossero in effetti proteine di
canale ionico. Esse, assemblandosi in un tetramero, sono infatti in grado di
creare una struttura complessa e di notevoli dimensioni che si insinua
attraverso il doppio strato fosfolipidico tramite un gran numero di
ripiegamenti (anche oltre 100). Tale capacità di assemblaggio spontaneo è stata
rilevata anche in membrane artificiali dove non fossero presenti altre
proteine.
La seconda parte di questi nuovi
studi ha riguardato esperimenti condotti su larve di moscerini della frutta del
genere Drosophila. Questi sono infatti utilizzati come sistemi modello per il
sistema nervoso dei mammiferi, che pure presenta le proteine “piezo”
rinvenibili tra l’altro anche in particolari cellule dell’orecchio, del rene,
del cuore e di altri tessuti.
Sung Eun Kim ha constatato come
gli individui in cui il gene “piezo” non era espresso, mostrassero un calo di
sensibilità agli stimoli dolorosi mentre rispondevano normalmente a
stimolazioni più lievi quali, ad esempio, pressioni di minore intensità e
calore. Gli studi hanno dimostrato inoltre che anche interrompendo
l’espressione del gene il risultato era il medesimo; se poi questa veniva
artificialmente riattivata si poteva tornare a uno schema di ricezione
sensoriale standard.
Le ricerche sulle proteine
“piezo” e su altre proteine che potrebbero essere coinvolte negli stessi
processi di trasduzione meccanica stanno continuando; in particolare
l’attenzione verrà data al loro probabile ruolo nella percezione di stimoli
sonori, pressione sanguinea e stress meccanici della membrana ma anche alle
interruzioni e ai malfunzionamenti di questi complicati sistemi di recezione.
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