Ici, attacco alla carità Gabriele Toccafondi, lunedì 27 febbraio 2012, http://www.ilsussidiario.net
Si doveva far chiarezza ma con
l’emendamento Monti, se non chiarito, si rischia di buttare via il bambino con
l’acqua sporca. Prima per non pagare l’Ici bastava dire che eri una non profit
adesso tutto ruota intorno al concetto di “attività commerciale”. Sembra
semplice, ma apre un mondo di interpretazioni e i comuni che riscuotono
l’imposta non hanno voglia di molte interpretazioni ma di molti soldi.
Prima però occorre fare un po’ di
storia dell’esenzione Ici. Basterebbe poco per farsi un’idea sul perché alcuni
immobili non pagano l’Ici o l’Imu e di conseguenza arrivare alla conclusione
che è un bene non far pagare alcunchè. Prima di dare un giudizio bisognerebbe
fare un elenco di tutti coloro che l’Ici non la pagano.
Non pagano l’Ici tutti i locali
pubblici: scuole, università, musei, teatri lirici, lo stadio comunale, gli
impianti sportivi, le Ipab ovvero le case di riposo pubbliche, gli ospedali, le
sedi Asl. Che senso avrebbe infatti fare pagare un’imposta a chi svolge
attività pubblica cioè per tutti? È per la stessa ragione che non pagano l’Ici
le scuole paritarie, i teatri degli oratori, l’impianto sportivo di una società
dilettantistica, una casa di riposo gestita da una onlus, un circolo ricreativo
come le case del popolo o l’Arci, la sede della Misericordia o della Pubblica
assistenza. Non la pagano per la stessa ragione ovvero perché svolgono attività
pubblica cioè rivolta a tutti.
Alla bontà della normativa sulle
esenzioni che io continuo a difendere, negli anni alcuni, pochi, immobili non
hanno pagato l’imposta pur svolgendo attività profit o parzialmente utilizzando
locali a fini commerciali. Dopo alcuni ricorsi dei radicali a livello europeo e
una sentenza era necessaria una norma chiarificatrice ed è arrivato
l’emendamento del governo di venerdì sera. Con la novità dell’emendamento Monti
al Senato però il rischio, se non si chiarisce l’interpretazione, è quello di
buttare via il bambino insieme all’acqua sporca. La chiarezza sulla questione
Imu è necessaria, ma l’emendamento proposto va chiarito, così com'è rischia di
mettere in difficoltà e di far chiudere tante realtà che operano per tutti: scuole
paritarie, asili, ospizi, mense per indigenti. L’emendamento infatti, se
nessuno lo definirà meglio, si basa sul concetto che l’esenzione non è più
prevista per quei soggetti, anche del non profit, che svolgono un’attività
commerciale. Se prima l’esenzione si basava sulla proprietà del locale o
sull’attività svolta, adesso si baserà sul fatto che l’attività svolga o meno
attività commerciale. Sembra facile ma il concetto “attività commerciale” apre
una voragine interpretativa.
Un’attività o è commerciale o non
lo è. Come si fa a gestire una scuola, un asilo, un ospizio, un ospedale, ma
anche una mensa per indigenti o un’assistenza domiciliare senza modalità
commerciali? Come è possibile farlo senza rette, passaggi di denaro, convenzioni
con l’ente pubblico? Chi per gestire finalità utili a tutti riuscirà a pagare
uno stipendio di un insegnante, la luce, il gas o la benzina per un auto senza
porre in essere in qualche modo “attività commerciale”?
La onlus che fa assistenza domiciliare
ai malati oncologici, raccoglie fondi per pagare infermieri e medici che hanno
contratti con l’ente, una mensa per indigenti può anche avere una convenzione
con un ente locale per pagare parte delle spese come l’acquisto di generi
alimentari, in un ospizio gestito anche da religiose ci possono essere
contratti di lavoro per il personale ausiliare, un asilo non statale ha le
rette e servono per pagare gli insegnanti. Tutte azioni commerciali eppure
fatte da non profit.
Poi non capisco perché si continua
a scrivere che l’emendamento è fatto per i beni della Chiesa. Ricordo che non
pagano l’Ici o l’Imu i beni delle confessioni religiose che hanno stipulato con
lo Stato un concordato e tutte le non profit, le fondazioni e quindi anche
partiti e sindacati. Che sia chiaro, l’emendamento del Governo se cambia la
legge non la cambia alle opere che nascono dalla Chiesa cattolica ma
modificherà la norma per tutti. Dico questo perchè sono assolutamente convinto
che tutto l’argomento è nato contro la Chiesa cattolica e non certo contro
partiti, sindacati e circoli Arci.
Io invece continuo a difendere il
principio che è contenuto nella legge del 1992 che istituì le esenzioni Ici,
prevedendola anche per gli enti non profit. Chi svolge attività senza fini di
lucro ha diritto all’esenzione perché svolge attività pubblica cioè per tutti.
Io continuo a difendere l’esenzione per tutti anche per i circoli Arci che
hanno la pizzeria e fanno quindi attività commerciale, ma quell’attività serve
per far rimanere aperto tutto il circolo, dove si fanno ancora discussioni
politiche, sempre che a sinistra ci sia ancora qualcuno che voglia discutere di
politica.
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