Denunciati aborti in base al sesso in Gran Bretagna - Quando la
gravidanza non risponde ai desideri di Giulia Galeotti, 26 febbraio 2012, http://www.osservatoreromano.va
Il Governo di Londra ha aperto
un’inchiesta sulle rivelazioni del «Daily Telegraph»: alcuni medici del
servizio sanitario nazionale britannico hanno praticato aborti sulla base della
sola motivazione che le donne erano scontente del sesso del feto che portavano
in grembo. Il Governo di Sua Maestà è intervenuto perché — ha ricordato il
ministro della Sanità, Andrew Lansley — «la selezione del sesso del nascituro è
illegale». Dal reportage del quotidiano britannico è emerso anche che i medici
si dicevano pronti a falsificare i documenti per far abortire le donne pur
sapendo di violare la legge. Due dottori sono già stati sospesi.
Illegale, moralmente ripugnante:
in tanti sono inorriditi dinnanzi allo scenario svelato dall’indagine condotta
dal reporter che ha accompagnato in incognito diverse donne in nove cliniche
del Regno. Inorriditi perché la selezione in base al sesso, denunciata fino a
ieri solo in Paesi lontani, è arrivata ormai negli ospedali occidentali.
In realtà, però, il trend non è
nuovo nemmeno in questa parte del globo: da tempo, ad esempio, alcune
giornaliste vanno denunciando come nelle cliniche statunitensi che eseguono la
nascita in provetta, la selezione embrionale in base al sesso sia diventata una
realtà diffusa. Ad oggi, la difesa è stata alquanto sofisticata: non si decide
in base al sesso se far nascere un feto; in base al sesso si sceglie quale feto
fare nascere. Un cavillo giuridico incapace, però, di scalfire il nodo morale
sottostante.
Se molti dunque sono inorriditi
leggendo l’inchiesta del «Daily Telegraph», tante già sono state le
dichiarazioni che — più o meno timidamente — hanno cercato di gettare acqua sul
fuoco. Aprire delle riserve anche minime sull’aborto, a prescindere del tutto
dal loro contenuto, viene infatti sentito come una pericolosa minaccia al
“diritto” femminile all’interruzione della gravidanza. Con buona pace della
doppia morale che continuerà (per un po’ almeno) a condannare la strage di
bambine indiane e a difendere il diritto assoluto delle occidentali a compiere
le loro scelte di donne socialmente, culturalmente ed economicamente istruite.
Del resto, la folle deriva
denunciata dal quotidiano inglese non è forse la logica conseguenza dell’idea
ormai imperante secondo cui un figlio è un bene a cui si ha diritto? Di quella
idealizzazione della scelta come unica e assoluta via di emancipazione? Che
differenza vi è tra lo scandaloso e antico retaggio dell’idea secondo cui la
nascita di una figlia va maledetta (per tutti i motivi che sappiamo) e la
scelta fatta sedute a un tavolino di design (per tutti i motivi che possiamo
immaginare)? La pratica primitiva che teme la dote di una futura sposa è
davvero più colpevole di chi magari, avendo già un maschio, vuole la femmina?
Non è in entrambi i casi una gravidanza che non risponde ai “desideri” di chi
aspetta?
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