Se il Giudice Ordina la Cura Di Bella e Mancano i Soldi per Terapie
efficaci - ADRIANA BAZZI - CORRIERE DELLA SERA, 28 FEBBRAIO 2012
Ci risiamo. Alla fine degli anni
Novanta Carlo Madaro, pretore a Maglie, in Puglia, aveva emanato un'ordinanza
che imponeva all'Asl salentina di somministrare la cura Di Bella (una
politerapia anti-cancro inventata dal modenese Luigi Di Bella) a un giovane
paziente. E aveva dato il la a un dibattito sul diritto alle cure (anche non
«certificate» dalla ricerca scientifica) e alla loro rimborsabilità da parte
del Servizio sanitario nazionale (Ssn). In questi giorni un altro giudice di
Bari, Maria Procoli, ha riaperto la questione, su ricorso di un malato di
tumore, e ha ordinato all'Asl di fornire i farmaci al paziente gratuitamente,
cioè a carico del Ssn.
Si pongono adesso due problemi,
uno vecchio e uno nuovo. Quello vecchio è: i giudici possono trasformarsi in
medici e prescrivere una terapia? Il buon senso e le regole della medicina
scientifica dicono di no. Oggi si somministra una terapia quando gli studi
scientifici dicono che può avere un effetto benefico, per esempio, in termini
di aumento della sopravvivenza. Queste prove non sembrano esistere per la cura
Di Bella.
L'altro problema, nuovo, è quello
delle risorse economiche. Oggi le terapie anticancro sono sempre più costose. I
nuovi farmaci «personalizzati», capaci cioè di aggredire particolari tumori a
seconda della loro carta di identità genetica, hanno costi esorbitanti. E i
sistemi sanitari dei Paesi occidentali stanno facendo due più due. Oggi, tanto
per fare un esempio, un farmaco anti-melanoma, efficace nell'aumentare la vita
dei pazienti, secondo la letteratura scientifica, rischia di non essere
disponibile perché costa troppo.
E allora. Dobbiamo sacrificare
questo tipo di farmaci a favore di una terapia Di Bella che non ha conferme
scientifiche? Dove dobbiamo «allocare» (brutto termine tecnico) le risorse?
Certo, l'ideale sarebbe dare tutto a tutti (anche
quando l'effetto è placebo, cioè determinato dalla suggestione, perché il
benessere di una persona può dipendere anche da cure alternative). Ma oggi come
oggi i sistemi sanitari devono basarsi su criteri oggettivi per la
dispensabilità delle cure e per la rimborsabilità. Perché non si può più dare
tutto a tutti.
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