Le impalcature "smart" rifanno ossa e arterie di Marcella
Trombetta Chimico, La Stampa Tuttoscienze, 22 febbraio 2012
Medicina
Cellule staminali del nostro
corpo impiantate su «scaffolds», impalcature bioartificiali, in cui i fattori
di crescita - le proteine capaci di stimolare la proliferazione e il
differenziamento cellulare - guidano la rigenerazione di ossa, cartilagini e
arterie, mandando in soffitta protesi, valvole cardiache e «stent».
Si tratta di un lavoro
multidisciplinare di ingegneria tissutale, associata alla medicina
rigenerativa, capace già oggi di riprodurre parti dell'organismo e domani,
probabilmente, organi interi.
L'ingegneria tissutale è la nuova
frontiera della biomedicina, basata su una filosofia rivoluzionaria, quella,
appunto, della «riproduzione» biologica.
Si tratta di un'innovazione
globale con vantaggi incommensurabili per la vita delle persone: basta pensare
all'azzeramento dei rischi di rigetto o alla possibilità di non essere più
costretti ad assumere farmaci anticoagulanti.
E le prospettive sono esaltanti.
Ogni malattia che dia luogo alla
degenerazione dei tessuti, infatti, è una potenziale candidata per le tecniche
dell'ingegneria tissutale, dalle malattie cardiache a quelle neurodegenerative,
dalle ustioni ai traumi, dal diabete al cancro.
E intanto la realizzazione di
valvole cardiache di nuova generazione, l'innesto di vasi sanguigni, la
rigenerazione del tessuto muscolare cardiaco, la riparazione di ossa e
cartilagini sono già potenzialmente una realtà.
E l'Italia, in questo settore
della ricerca, non è affatto indietro.
Nel Laboratorio di Ingegneria
Tissutale dell'Università Campus Bio-Medico di Roma, per esempio, si stanno
mettendo a punto nuovi «scaffolds intelligenti», costruiti con materiali
bioistruttivi, capaci di reclutare direttamente nell'organismo umano lesionato
le cellule staminali per rigenerare rapidamente il tessuto.
E' un'innovazione di grande
importanza, perché in grado di allargare decisamente i vantaggi terapeutici,
riducendo allo stesso tempo sia i tempi di guarigione sia i costi
dell'intervento.
Un fattore, quest'ultimo, che ha
finora decisamente ristretto il campo d'azione dell'ingegneria tissutale anche
nei centri già attrezzati.
Uno degli approcci più diffusi è
al momento quello della terapia cellulare: le staminali adulte autologhe,
grazie alla loro multipotenza e alla presenza in molti tessuti umani (midollo e
sangue in primis), se opportunamente guidate, possono differenziarsi nelle
cellule del tessuto desiderato, riparando la lesione.
Ma i «trials» clinici, finora,
non hanno portato ai risultati desiderati, dimostrando che le cellule
staminali, da sole, spesso non bastano a riprodurre un tessuto.
E' per questo che la ricerca più
avanzata si è indirizzata all'approccio degli «scaffolds», le strutture
artificiali in materiali biocompatibili e bioassorbili, capaci di mimare la
matrice extracellulare e di guidare la formazione di tessuti in 3D.
Il percorso si sviluppa in più
tappe.
Prima vengono isolate le cellule
dal tessuto del paziente, poi queste vengono «coltivate» in vitro prima di
essere seminate nello «scaffold» stesso, dove è ancora necessario il
condizionamento in vitro per ottenere il tessuto desiderato.
Soltanto allora avviene
l'impianto nel paziente (in sala operatoria).
Un procedimento della durata di
almeno un mese, tempo che rischia, però, di essere esiziale per alcune
patologie e che si ripercuote inevitabilmente anche sui costi.
Ecco perché oggi questo approccio
rivoluzionario non rientra nell'ordinaria pratica clinica in nessun Paese del
mondo.
E' per questo motivo che nel
laboratorio del Campus Bio-Medico un team di chimici, biologi e ingegneri, in
stretta collaborazione con i clinici, sta concentrando i propri sforzi per la
costruzione di «scaffolds intelligenti»: una volta «cosparsi» di cellule
staminali prelevate dal paziente, possono essere direttamente inseriti nel
«sito» dell'organismo dove è necessario rigenerare il tessuto mancante oppure
danneggiato.
Un'impalcatura in cui le
staminali introdotte fanno da polarizzatori di altre cellule presenti nel
corpo, guidando direttamente nell'organo lesionato il processo di rigenerazione
dei tessuti.
Si tratta di un piccolo-grande
miracolo della ricerca italiana che potrebbe presto regalare un futuro per
milioni di pazienti.
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