LA STERILITÀ: UN
PROBLEMA DEI NOSTRI TEMPI - Un workshop promosso dalla Pontificia Accademia Pro
Vita ha delineato possibili cause e soluzioni di Luca Marcolivio
ZI12022415 - 24/02/2012
Permalink: http://www.zenit.org/article-29696?l=italian
CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 24 febbraio 2012 (ZENIT.org) –
L’infertilità rappresenta un grave problema medico che colpisce circa il 15% della
popolazione, con punte del 30% in alcuni paesi in via di sviluppo. Sul delicato
tema la Pontificia Accademia Pro Vita ha tenuto oggi un workshop nell’Aula del
Sinodo in Vaticano, intitolato The Management of Infertility Today (“La
gestione dell’infertilità al giorno d’oggi”).
I maggiori esperti in materia a livello mondiale hanno
dibattuto possibili soluzioni nuove, efficaci ed accessibili a tutti. Poiché le
cure attualmente disponibili appaiono ancora limitate, l’Accademia per la Vita
si è voluta fare promotrice di una maggiore condivisione delle conoscenze
scientifiche per la ricerca di nuove alternative che offrano una speranza alle
coppie sterili.
I relatori intervenuti sono stati incoraggiati ad andare
oltre la cura dei sintomi e ad offrire informazioni e nozioni sulla cura stessa
dell’infertilità. È stato chiesto loro di documentare le attuali opzioni
diagnostiche e terapeutiche delle cause dell’infertilità in modo da aprire la
strada ad eventuali e auspicabili soluzioni permanenti al problema.
Come precisato da monsignor Ignacio Carrasco de Paula,
presidente della Pontificia Academia Pro Vita, il congresso odierno non ha ad
oggetto la “considerazione etica della fecondazione artificiale”. L’obiettivo è
piuttosto quello di far conoscere nuove diagnosi e terapie dell’infertilità che
possano “ridare speranza alle coppie infertili”.
A livello di opinione pubblica, l’intento del workshop è
quello di “riportare un po’ di equilibrio nell’informazione che ordinariamente
viene diffusa sulle possibilità di approccio al problema dell’infertilità di
coppia”, ha aggiunto monsignor Carrasco.
“Dal punto di vista strettamente scientifico – ha proseguito
il presule - ci sembrerebbe già un risultato lusinghiero se vi fosse una
maggiore presa di coscienza della possibilità di risolvere alcuni problemi di
infertilità senza uscire dall’alveo della medicina Ippocratica”.
Il primo giro di interventi del workshop, The Changing
Prevalence of Infertility, ha avuto ad oggetto il nucleo centrale del problema,
ovvero l’aumento generalizzato dell’infertilità. Moderatori della tavola
rotonda sono stati il professor Felice Petraglia, del Dipartimento di Pediatria
ed Ostetricia del Policlinico Universitario “Le Scotte” di Siena, il professor
Gamal I. Serour (Università Al Azhar del Cairo) e il professor Charles Chapron
(Università La Sorbona di Parigi).
“Nell’ambito della riproduzione umana, l’intervento di nuove
tecnologie avanzate ha portato a trascurare i due criteri fondamentali del
lavoro medico: la diagnosi e la terapia delle malattie”, ha affermato il
professor Petraglia.
Il workshop, ha spiegato lo specialista, ha due funzioni:
“1) illustrare ai giovani specializzandi la road map della coppia infertile; 2)
sviluppare la ricerca che, in tutti questi anni, è andata a concentrarsi
esclusivamente sulle tecnologie riproduttive assistite, trascurando i
meccanismi di base che portano all’infertilità”.
Incentivi alla ricerca diagnostica e farmaceutica nel campo
dell’infertilità potranno “sicuramente portare nuove soluzioni più fisiologiche
in questo settore”, ha aggiunto Petraglia.
La seconda tavola rotonda ha avuto ad oggetto la gestione
delle cause ormonali nella donna (The Management of Female Hormonal Causes),
con il contributo della professoressa Angelique Goverde (Università di Utrecht),
del professor Antonio Lanzone (Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma) e
del professor Anthony Luciano (Università del Connecticut).
“Insieme al prof. Lanzone e al prof. Luciano – ha spiegato
la prof.ssa Goverde - abbiamo offerto un contributo sui disturbi ormonali
femminili dell’infertilità che, secondo i dati di cui disponiamo, colpiscono
circa il 20% delle donne”.
“Nel nostro contributo offriamo un panorama completo del
sistema ormonale coinvolto nella riproduzione, dalle ovaie alla tiroide, alle
ghiandole surrenali – ha aggiunto la ginecologa olandese -. Offriamo anche una
guida pratica per l’induzione dell’ovulazione allo scopo di aumentare le
probabilità di un parto sano, unico e a termine, minimizzando le complicazioni
legate al trattamento ormonale”.
Si è poi dibattuto della gestione delle cause femminili
anatomiche (The Management of Female Anatomical Causes), a cura dei proff.
Mauricio S. Abrao, Ludovico Muzii (Università Campus Biomedico di Roma) e
Riccardo Marana (Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma).
Secondo gli studiosi alcune delle cause dell’infertilità
femminile possono risiedere nei danni post-infezione delle tube, endometriosi,
miomi che distorcono la cavità uterina ed altre anomalie uterine congenite.
Nonostante l’alta incidenza dell’endometriosi e del suo
enorme coinvolgimento fisico, emotivo ed anche economico, i tre specialisti
affermano di non comprendere ancora gli esatti meccanismi della patogenesi.
Inoltre gli attuali approcci terapeutici sono ancora lontani
dall’essere curativi, poiché si focalizzano sulla gestione dei sintomi della
malattia piuttosto che sul superamento della stessa.
Le cause femminili mediche (The Management of Female Medical
Causes) sono state spiegate dai proff. Hans Rudolf Tinneberg (Policlinico
universitario di Standort Giessen) e Antonio Gasbarrini (Università Cattolica
del Sacro Cuore di Roma).
Tra le cause mediche dell’infertilità vanno senz’altro
incluse il diabete, l’obesità e la sindrome metabolica, in costante aumento nei
paesi occidentali. Anche la celiachia è associata all’infertilità. Le cause
dell’infertilità maschile (The Management of Male Infertility) sono state
oggetto degli studi dei proff. Eberhard Nieschlag (Università di Munster) e
Andrea Lenzi (Università La Sapienza).
Le loro ricerche hanno rilevato che nel 50% delle coppie
sterili, le funzioni riproduttive maschili sono compromesse, eppure la
valutazione del trattamento dell’uomo sterile è spesso trascurata.
La prospettiva della NaProTechnology, ovvero della
Tecnologia Naturale Procreativa, è stata illustrata dal professor Thomas W.
Hilgers (Università di Crighton, Nebraska): questo metodo è considerato di
efficacia uguale o superiore alla fecondazione in vitro e, a differenza di
quest’ultima, è perfettamente compatibile con la morale cattolica.
Riflessioni di carattere etico, filosofico e giuridico sono
state rese in chiusura di workshop, dalla prof. Daria Minucci (Università di
Padova) e da don Renzo Pegoraro (Cancelliere della Pontificia Accademia Pro
Vita).
Le conclusioni dei due accademici è che non sussiste alcun
“diritto ad avere figli”, tuttavia il legittimo desiderio di maternità e
paternità, quando frustrato, crea delle conseguenze psicologiche che la
comunità medico-scientifica non deve trascurare.
Da un lato, quindi, la ricerca scientifica e l’intera
comunità umana - nelle sue aggregazioni sociali e politiche - devono essere
solidali nel combattere le cause della sterilità, dall’altro la Chiesa
Cattolica può offrire il proprio contributo nella definizione dei principi
etici in grado di guidare tale ricerca.
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