Ungheria: orgoglio e identità di Andrea Camaiora, 23-02-2012, http://www.labussolaquotidiana.it
«C’è qualcuno che avrebbe
preferito che non avessimo menzionato re Santo Stefano nel preambolo alla
nostra nuova Costituzione. Ebbene, se non lo avessimo fatto avremmo negato le
nostre radici, la nostra storia, in una parola la verità». È apparso
convincente, determinato, carismatico il parlamentare europeo PPE József Szájer,
in visita a Roma lunedì per un incontro con la stampa, al mattino presso la
sede dell’ambasciata ungherese, e in serata con gli studenti della
prestigigiosa John Cabot University.
Szájer, praticamente sconosciuto
in Italia, non è un politico qualunque nel suo Paese. Ha presieduto la
Commissione per la Redazione della Legge Fondamentale Ungherese ed è a lui che
si deve il celebre e contestato preambolo che recita: «Noi, appartenenti alla
nazione ungherese, all'inizio del nuovo millennio, provando senso di responsabilità
per ogni nostro connazionale, proclamiamo: Siamo orgogliosi che il nostro re
Santo Stefano [nella foto] abbia costruito lo Stato ungherese su un terreno
solido e abbia reso il nostro paese una parte dell'Europa cristiana mille anni
fa. Siamo orgogliosi dei nostri antenati che hanno combattuto per la
sopravvivenza, la libertà e l'indipendenza del nostro paese. Siamo orgogliosi
delle eccezionali conquiste intellettuali del popolo ungherese. Siamo
orgogliosi che il nostro popolo nel corso dei secoli abbia difeso l'Europa in
una serie di lotte e arricchito i valori europei comuni con il suo talento e
diligenza. Riconosciamo il ruolo del cristianesimo nel preservare la nazione.
Apprezziamo le varie tradizioni religiose del nostro paese. Ci impegniamo per
preservare l'unità intellettuale e spirituale della nostra nazione lacerata
nelle tempeste del secolo scorso. Le nazionalità che vivono con noi fanno parte
della comunità ungherese politica e sono parti costitutive dello Stato».
L’europarlamentare di Fidesz (il
partito di Viktor Orban) ha spiegato ai pochi giornalisti presenti in sala -
tra i quali si notavano le clamorose assenze di la Repubblica, Corriere della
Sera e Sky, testate tra le più ferocemente critiche nei confronti dell’attuale
situazione politica ungherese - che gli ungheresi hanno assistito alle
durissime critiche ricevute per la libera e sovrana scelta di dotarsi di una
nuova Carta con una certa perplessità e ha spiegato il perché: nel 1222 re
Andrea II d’Ungheria emanò la cosiddetta Bolla d’oro, ovvero un atto molto
simile alla Magna Charta emanata in Inghilterra solo quattro anni prima, che
impegnava il sovrano a rispettare certi limiti nella sua azione e che
rappresenta pertanto la prima "Costituzione" dell’Europa
continentale.
József Szájer ha avuto modo di
ribadire che la scelta di dotarsi di una nuova Costituzione era molto sentita
dagli ungheresi anche perché le istituzioni democratiche sviluppatesi man mano
dal 1990 in poi, poggiavano sempre e comunque sull’ormai datato e discusso
testo della Costituzione sovietica del 1949 «copiata sic et simpliciter dalla
costituzione sovietica del 1936».
Szájer ha pure risposto alla
giornalista di Radio Radicale Ada Pagliarulo che chiedeva le motivazioni che
avevano portato a non iscrivere il rifiuto della pena di morte nella Carta del
2011 che gli ungheresi da vent’anni hanno definitivamente abolito la pena di
morte aderendo anche a trattati internazionali che ne impediscono nuovamente
l’adozione: «la nostra Costituzione - ha però ricordato l’europarlamentare
magiaro - sancisce l’inviolabilità della persona, il primato della vita e altri
principi di grande importanza».
Nel corso dell’incontro nella
sede diplomatica magiara è emerso, sempre con riferimento alla tanto contestata
nuova Carta, che la Commissione di
Venezia del Consiglio d’Europa ha espressamente dichiarato di apprezzare «il
fatto che questa nuova Costituzione stabilisce un ordine costituzionale basato
sulla democrazia, lo stato di diritto e la protezione di diritti fondamentali
quali principi basilari» (L'Opinione, 20 giugno 2011).
Szájer ha spiegato assai bene che
la contestata riforma della Costituzione era per i magiari un passaggio
necessario e fondamentale.
Non va sottovalutato, ha detto il
parlamentare europeo, che gli ungheresi per decenni hanno subito il dispotismo
comunista che ha profondamente condizionato il modo di concepire la politica,
le istituzioni e le stesse convivenze sociali cosi come nel resto dell’Europa
dell’Est. Dare una nuova costituzione agli ungheresi - ha spiegato - ha
contribuito a riconsegnare agli ungheresi l’orgoglio per la propria identità,
quella di un popolo che ai tempi degli Asburgo, prima dello scoppio della Prima
guerra mondiale, vantava un pil superiore a quello austriaco.
L’europarlamentare si è molto
battuto in questi anni a Strasburgo e a Bruxelles (proponendo, per esempio, due
anni fa, una "Risoluzione del Parlamento europeo sulla coscienza europea e
il totalitarismo"), insieme ad altri colleghi provenienti da Paesi una
volta appartenenti al Patto di Varsavia, per un riconoscimento e una
equiparazione tra nazismo e comunismo che in Occidente, per svariate ragioni, è
ignorata ma che comprensibilmente è avvertita fortemente da tutti i popoli che
hanno subito duramente il regime comunista. L’ultima prova è stata data dalla
piccola repubblica baltica della Lettonia, la cui popolazione è per un terzo
russofona, dove nei giorni scorsi si è tenuto un referendum sull’adozione del
russo come seconda lingua. Ebbene la
consultazione ha visto un’affluenza alle urne di circa il 70% e una sonora
bocciatura con ben l’80% di no.
Noi italiani sempre distratti,
con la memoria perennemente corta, dovremmo ricordare i tempi in cui Cracovia,
Milano e Budapest erano parte del medesimo ordinamento giuridico-politico. Noi
che siamo usciti da vent’anni di dittatura rispondendo con una costituzione
molto forte, dovremmo capire il bisogno del popolo magiaro di voltare pagina
definitivamente con l’adozione di una innovativa carta costituzionale.
Andrea Camaiora è autore di Ungheria, un Paese libero (Fondazione
Cristoforo Colombo per le libertà, Roma 2012)
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