martedì 28 febbraio 2012


Procreazione, la risposta non viene dalla tecnica di Massimo Introvigne, 28-02-2012, http://www.labussolaquotidiana.it

Sabato 25 febbraio Benedetto XVI ha ricevuto in udienza i partecipanti alla XVIII Assemblea Generale della Pontificia Accademia per la Vita, dedicata al tema «Diagnosi e terapia dell’infertilità». Un tema che interessa alla Chiesa, ha detto il Papa, perché «esprime la possibilità concreta di un fecondo dialogo tra dimensione etica e ricerca biomedica».

Le persone non sono cose né animali, e di fronte ai problemi dell’infertilità occorre «richiamare e considerare attentamente la dimensione morale, ricercando le vie per una corretta valutazione diagnostica ed una terapia che corregga le cause dell’infertilità». Si tratta infatti «non solo di donare un figlio alla coppia, ma di restituire agli sposi la loro fertilità e tutta la dignità di essere responsabili delle proprie scelte procreative, per essere collaboratori di Dio nella generazione di un nuovo essere umano». La scienza può fornire strumenti preziosi di diagnosi e di terapia, ma sempre ricordando che «l’unione dell’uomo e della donna in quella comunità di amore e di vita che è il matrimonio, costituisce l’unico “luogo” degno per la chiamata all’esistenza di un nuovo essere umano, che è sempre un dono».


La Chiesa chiede «una scienza che mantiene desto il suo spirito di ricerca della verità, a servizio dell’autentico bene dell’uomo, e che evita il rischio di essere una pratica meramente funzionale». La dignità della procreazione, infatti, «non consiste in un “prodotto”, ma nel suo legame con l’atto coniugale, espressione dell’amore dei coniugi, della loro unione non solo biologica, ma anche spirituale». Il Papa cita l’Istruzione «Donum vitae» del 1987 della Congregazione per la Dottrina della Fede, secondo la quale «per la sua intima struttura, l’atto coniugale, mentre unisce con profondissimo vincolo gli sposi, li rende atti alla generazione di nuove vite, secondo leggi iscritte nell’essere stesso dell’uomo e della donna» (n. 126). Questo ha dirette implicazioni per il problema dell’infertilità. «Le legittime aspirazioni genitoriali della coppia che si trova in una condizione di infertilità devono […] trovare, con l’aiuto della scienza, una risposta che rispetti pienamente la loro dignità di persone e di sposi», il che significa resistere «al fascino della tecnologia della fecondazione artificiale».


Questa resistenza è anzitutto culturale. Il Pontefice ricorda che «in occasione del X anniversario dell’Enciclica Fides et ratio, ricordavo come “il facile guadagno o, peggio ancora, l’arroganza di sostituirsi al Creatore svolgono, a volte, un ruolo determinante. È questa una forma di hybris della ragione, che può assumere caratteristiche pericolose per la stessa umanità” (Discorso ai Partecipanti al Congresso Internazionale promosso dalla Pontificia Università Lateranense, 16 ottobre 2008: AAS 100 [2008], 788-789). Effettivamente lo scientismo e la logica del profitto sembrano oggi dominare il campo dell’infertilità e della procreazione umana, giungendo a limitare anche molte altre aree di ricerca».

Dopo questo attacco molto duro ai pregiudizi ideologici e alla brama di denaro che spesso stanno dietro al mercato della fecondazione artificiale, Benedetto XVI assicura che «la Chiesa presta molta attenzione alla sofferenza delle coppie con infertilità, ha cura di esse e, proprio per questo, incoraggia la ricerca medica». Ma la Chiesa sa anche che «la scienza, tuttavia, non sempre è in grado di rispondere ai desideri di tante coppie». E ricorda «agli sposi che vivono la condizione dell’infertilità, che non per questo la loro vocazione matrimoniale viene frustrata. I coniugi, per la loro stessa vocazione battesimale e matrimoniale, sono sempre chiamati a collaborare con Dio nella creazione di un’umanità nuova. La vocazione all’amore, infatti, è vocazione al dono di sé e questa è una possibilità che nessuna condizione organica può impedire. Dove, dunque, la scienza non trova una risposta, la risposta che dona luce viene da Cristo».

L’infertilità accettata con cristiana rassegnazione alla sofferenza può dunque essere occasione di crescita spirituale. Ma questo è oggi difficile da far capire, «in un contesto medico-scientifico dove la dimensione della verità risulta offuscata» e dove il Papa ricorda il suo stesso «accorato appello espresso nell’Enciclica Deus caritas est: “Per poter operare rettamente, la ragione deve sempre di nuovo essere purificata, perché il suo accecamento etico, derivante dal prevalere dell'interesse e del potere che l'abbagliano, è un pericolo mai totalmente eliminabile. […] La fede permette alla ragione di svolgere in modo migliore il suo compito e di vedere meglio ciò che le è proprio” (n. 28). D’altro canto proprio la matrice culturale creata dal cristianesimo – radicata nell’affermazione dell’esistenza della Verità e dell’intelligibilità del reale alla luce della Somma Verità – ha reso possibile nell’Europa del Medioevo lo sviluppo del sapere scientifico moderno, sapere che nelle culture precedenti era rimasto solo in germe».


Anche sul terreno dell’infertilità si combatte dunque la battaglia fra un ottuso scientismo e una scienza aperta alla fede e quindi alla vera dignità della persona. Benedetto XVI conclude con un forte appello agli scienziati: «Non cedete mai alla tentazione di trattare il bene delle persone riducendolo ad un mero problema tecnico! L’indifferenza della coscienza nei confronti del vero e del bene rappresenta una pericolosa minaccia per un autentico progresso scientifico». E ricorda loro «l’augurio che il Concilio Vaticano II rivolse agli uomini di pensiero e di scienza: “Felici sono coloro che, possedendo la verità, la continuano a cercare, per rinnovarla, per approfondirla, per donarla agli altri” (Messaggio agli uomini di pensiero e di scienza, 8 dicembre 1965: AAS 58 [1966], 12)».



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