IL CASO/ Bastano un righello e una matita per smentire il nichilismo di
Vattimo Carlo Bellieni, lunedì 27 febbraio 2012, http://www.ilsussidiario.net
Gianni Vattimo annuncia sul
Corriere della Sera del 23 febbraio che “la metafisica è finita”. Per farlo non
tralascia di citare Nietzsche, maestro della critica radicale alla metafisica,
di cui sottolinea il pensiero: la filosofia “arriva a riconoscere l’idea stessa
di verità come favola”, dunque è breve il passo alla scoperta della “verità
come finzione”.
Questo piacerà a molti filosofi;
ma a tanti che fanno scienza la cosa non andrà giù. Sembra un paradosso, ma per
lo scienziato la metafisica è un must. La metafisica intesa come desiderio di
capire, dunque di trovare la verità; e come certezza che questa verità esiste,
prova ne siano le leggi della natura senza riconoscere le quali e senza basarsi
sulle quali, la scienza non regge. E intesa come esperienza dura ma vera che la
mente non ha il potere di arrivare al cuore delle cose (“Tutte le immagini
portano scritto: Più in là”, recitava Montale, e potremmo metterlo sull’entrata
di ogni laboratorio chimico).
Già, il cuore delle cose: tutto
quello su cui si basa la scienza, che pur usiamo e studiamo ogni giorno, si
basa su fattori indefinibili; in altre parole, costruiamo con mattoni che non
solo non conosciamo, ma che ammettiamo di non
poter conoscere. Basti pensare che “cose concrete” come un punto, una
retta, un piano, per la matematica e la geometria sono indefinibili, cioè non
esiste una definizione, o, detto in altri termini, ne usiamo ma non sappiamo cosa
sono. Provate a definirli, e poi ne parliamo… E tempo e spazio, concetti senza
cui non potremmo né parlare né muoverci, provate a dire cosa sono! Ci dicono
che non sappiamo cosa è lo spirito… provate voi invece a definire cosa è la
materia.
Certo, siamo orgogliosi delle
nostre conquiste, ma come la scienza di 100 anni fa oggi è preistoria, tra 100
anni le nostre certezze mediche e biologiche saranno fumo: in che modo, non lo
sappiamo, ma è molto facile che i nostri nipoti pensando a chi viveva all’inizio
del 21° secolo sogghigneranno, un po’ pensando ad un mondo in cui si usavano
telefoni cellulari e su curavano le malattie con gli antibiotici. Sentiamo ogni
giorno crollare le certezze e vederne crescere altre: un bel mistero!
Caro professor Vattimo, è proprio
un mistero la realtà; tanto che inchinarci “al cielo stellato sopra di me e
alla legge morale dentro di me”, come diceva Immanuel Kant, non è fideismo, ma
riconoscere che siamo piccole pulci in un microscopico pianetino sperduto in
qualche parte dell’universo ma che al tempo stesso sentiamo ogni intoppo o
gioia come “catastrofi” o “successi galattici”: e sono vere entrambe le cose,
la nostra piccolezza cosmica e la nostra grandezza morale, cioè è vero che
siamo fatti di due nature unite ma qualitativamente diverse.
Riconoscerlo è ammettere che poco
davvero sappiamo o sapremo mai - direbbe Socrate - perché quello che c’è da
conoscere è fatto anche di dimensioni e qualità diverse da quello che noi
possiamo destrutturare e analizzare. Pensate solo come è qualitativamente
diverso dal nostro vissuto l’universo visto in quattro dimensioni di Einstein.
E l’animo scientifico ricerca la verità, ma non solo quantitativamente, ma
anche qualitativamente diversa da quello che abbiamo in testa, altrimenti è una
ricerca che scava dentro il “già noto”.
Una metafisica (viva o morta che
sia) che parla di un mondo di cui il nostro è solo una brutta copia ci
interessa poco, perché il cristianesimo
ci insegna ad inchinarsi al reale che si vede al reale che non si vede, perché
sono entrambi segni e parte di un Disegno buono. Se invece dire metafisica è
affermare che esista una “verità”, un “significato”, allora possiamo star
tranquilli: gode di ottima salute. Se non ci fosse la verità non si muoverebbe
la scienza a cercarla, se non ci fosse, non potremmo condannare un malvagio per
la sua cattiveria, se non ci fosse, non avremmo nemmeno la certezza che facendo
cadere una mela, andrebbe a finire sul tappeto, e che fatte salve le dimensioni e le velocità (e la
presenza del tappeto), questo vale anche su Marte o sulla luna. La verità
esiste. E la realtà ne è la porta.
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