La legge 40 ha fatto 100mila morti di Giorgio Maria Carbone, 23-02-2012,
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Otto anni fa, il 24 febbraio,
veniva pubblicata sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica la legge sulla
cosiddetta fecondazione assistita. Per l’esattezza si tratta della «Legge 19
febbraio 2004 n. 40, Norme in materia di procreazione medicalmente assistita».
Questa legge fu redatta e votata
con l’apporto significativo di parlamentari di area cosiddetta cattolica. Da
molti venne presentata come un “punto di equilibrio”, come la “fine del far west
procreatico”. E gran parte dell’opinione pubblica l’ha percepita come una legge
cattolica, cioè conforme all’etica confessionale cattolica.
Al di là di queste affermazioni,
a distanza di anni esaminiamo la legge alla luce dei suoi risultati.
Essa ha dato patente legale e
regole giuridiche a tecniche che mirano a dare un figlio alla coppia che lo
desidera. Prendiamo in esame i dati relativi a due di queste tecniche. Si
tratta delle due tecniche più praticate in Italia: la FIVET, che sta per
fecondazione in vitro con trasferimento dell’embrione e che consiste nel
prelevare ovociti e spermatozoi, nel farli incontrare in una provetta per
ottenere la fecondazione e quindi nel trasferire l’embrione, ottenuto dalla
fecondazione, nell’utero materno; e la ICSI che sta per iniezione dello
spermatozoo all’interno del citoplasma dell’ovocita e che è una possibile
variante della FIVET.
Stando alla Relazione del
Ministero della salute del 28 giugno 2011, che censisce i dati del 2009 e che è
l’ultima a nostra disposizione, il 2009 presenta i seguenti risultati:
- le coppie che hanno iniziato un
ciclo di FIVET o di ICSI sono state 43.511;
- gli ovociti prelevati sono
stati 285.042, con una media di 6,6 ovociti per prelievo;
- gli embrioni fecondati in
provetta sono stati 121.866 (così ripartiti: 21.417 da FIVET, 94.849 da ICSI, 5.600 da scongelamento);
- gli embrioni trasferiti dalla
provetta all’utero sono stati: 91.921;
- gli embrioni trasferiti dalla
provetta al congelatore: 7.337;
- le gravidanze iniziate sono
state: 10.545;
- i parti: 6.777;
- i nati vivi: 8.452.
Questi i dati nudi e crudi
pubblicati nella relazione ministeriale.
Da parte nostra facciamo notare
che se le coppie che hanno iniziato le tecniche sono state 43.511, le coppie
che hanno avuto un figlio sono state 6.777. Ciò significa che solo il 15,6
delle coppie può dirsi soddisfatta con un bimbo in braccio. Mentre il restante
84,4% delle coppie ha vissuto una cocente e costosa delusione.
Ma il dato più inquietante, e
soprattutto più taciuto, è questo: se gli embrioni prodotti in provetta sono
stati 121.866 e i nati vivi sono stati 8.452, significa che il 6,9% degli
embrioni prodotti arriva al parto, mentre 93,1% degli esseri umani così prodotti
si è perso lungo il percorso.
Perciò se 1000 sono le coppie che
hanno acceduto alle tecniche: 156 hanno ottenuto il risultato; mentre 844 hanno
conseguito un fallimento.
Se 1000 sono gli esseri umani
prodotti in provetta: 69 sono arrivati al parto e 931 o sono morti nella
provetta, o nel trasferimento, oppure non si sono annidati oppure, pur
essendosi annidati, sono stato oggetto di gravidanza fuori sede (2%) o di
aborto spontaneo (21,4%).
Mi soffermo solo brevemente su di
un altro aspetto, che è a monte. Si stima che una coppia italiana su sette sia
sterile. Perciò compito primario è quello di finanziare ricerche sulle cause
della sterilità umana. In questo senso l’art. 2 della legge n.40/2004
stabilisce che «Il Ministro della salute, sentito il Ministro dell'istruzione,
dell’Università e della ricerca, può promuovere ricerche sulle cause
patologiche, psicologiche, ambientali e sociali dei fenomeni della sterilità e
della infertilità e favorire gli interventi necessari per rimuoverle nonché per
ridurne l'incidenza, può incentivare gli studi e le ricerche sulle tecniche di
crioconservazione dei gameti e può altresì promuovere campagne di informazione
e di prevenzione dei fenomeni della sterilità e della infertilità».
A quanto consta le ricerche sono
state finanziate e svolte ma nella direzione del congelamento degli ovociti o
dei tessuti ovarici, sono state finanziate ricerche non per individuare le
cause della diffusione del fenomeno o per trovare delle risposte terapeutiche
adeguate, ma per mettere a punto delle varianti alle tecniche di fecondazione.
Inoltre, bisogna segnalare che molte delle coppie cui è diagnosticata la
sterilità vengono immediatamente indirizzate a fare la FIVET o ancor più la
ICSI, in genere senza ricevere la debita informazione.
I dati che abbiamo sommariamente
ricordato sono tutt’altro che lusinghieri. Quale imprenditore finanzierebbe un
processo produttivo sapendo che alla fine solo 156 clienti su 1000 saranno
soddisfatti e solo 69 prodotti su 1000 andranno a destinazione? La logica
dell’imprenditore prudente esclude di imbarcarsi in un’impresa così
fallimentare.
Eppure, queste tecniche
continuano ad essere applicate con la patente di legalità della relazione del
Ministro della Repubblica e della Corte Costituzionale. Eppure queste tecniche
continuano a produrre esseri umani di età embrionale dentro delle provette di
vetro, con la consapevolezza, sempre più confermata dalle evidenze
scientifiche, che si tratta di nostri simili e che il 93,1% di essi è destinato
a morire prima del parto per assenza del dialogo materno-embrionale e della
sincronia tra lo sviluppo dell’embrione e le modificazioni della parete
dell’utero.
Se proprio vogliamo richiamare i
principi etici cattolici ben riassunti nell’Istruzione Dignitas Personae dell'8
settembre 2008, FIVET, ICSI e le loro varianti sono eticamente inaccettabili
per le seguenti ragioni:
1. queste tecniche separano il
sorgere di un’esistenza umana dal contesto personale dell’atto coniugale
sessuale, infatti, un’esistenza umana inizia senza atto coniugale in una
piastrina di vetro in ragione della perizia di biologi e ginecologi. Si
realizza una “delega sostitutiva”;
2. queste tecniche accettano
l’altissimo tasso di abortività, che, anche se non è ricercato, è quanto meno
indotto dalle tecniche stesse, e accettano che l’essere umano di vita
embrionale sia ridotto a cosa oggetto di dominio. Infatti, viene selezionato,
scartato, congelato oppure trasferito in utero …
«La Chiesa riconosce la
legittimità del desiderio di un figlio, e comprende le sofferenze dei coniugi
afflitti da problemi di infertilità. Tale desiderio non può però venir
anteposto alla dignità di ogni vita umana, fino al punto di assumerne il
dominio. Il desiderio di un figlio non può giustificarne la
"produzione", così come il desiderio di non avere un figlio già
concepito non può giustificarne l'abbandono o la distruzione» (Dignitas
Personae n. 16).
Come si sarà notato queste
argomentazioni non fanno appello alla fede rivelata, non viene citata la Sacra
Scrittura, ma fanno appello alla dimensione personalissima dell’atto coniugale
e alla natura umana dell’embrione, dati razionali, laici e non confessionali.
In altri termini, queste tecniche
e di conseguenza anche la legge che le regolamenta, consentono a degli adulti
di produrre in un vetrino dei propri simili. L’essere umano non è più generato
da un atto coniugale-sessuale, perché questo non c’è proprio. Ma è il termine
di una tecnica produttiva.
È questo l’aspetto più disumano
delle tecniche e della legge, che quindi violano in modo plateale il principio
di uguaglianza tra tutti gli esseri umani.
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