Sindone: il fisico Di Lazzaro risponde alle (poche) obiezioni, 23
febbraio, 2012, http://www.uccronline.it/
Il Centro di ricerche ENEA di
Frascati ha recentemente pubblicato un documento scientifico di enorme portata
per tutti gli interessanti alla Sacra Sindone, in quanto si conclude che la
scienza non è oggi in grado di replicare l’immagine sindonica nella sua
totalità, ma si è solo riusciti a realizzare una colorazione similsindonica
attraverso un irraggiamento di un tessuto di lino tramite impulsi laser
eccimero. Il dott. Paolo Di Lazzaro, fisico e dirigente di ricerca presso il
Centro Ricerche Enea di Frascati, ha anticipato questo studio proprio su questo
sito web nell’ottobre scorso.
La notizia ha fatto in breve
tempo il giro del mondo, generando diverse reazioni. Molte appaiono dettate da
puro nervosismo, come quella apparsa sul quotidiano britannico “The Telegraph”,
dove si è voluto così titolare l’articolo con la notizia: “La Sindone è un
falso. Fatevene una ragione” . Si nota come l’autore del testo, Tom Chivers,
sia davvero preoccupato nel cercare di allontanare la possibile autenticità
della Sindone dalla divinità di Cristo. Essendovi comunque presenti numerose
imprecisioni nella citazione del documento ENEA, l’articolista è stato
contattato dal dott. Di Lazzaro e ne è nata un’interessante intervista . Le
“vere” critiche sono invece arrivate da due soggetti in particolare: il primo è
ovviamente il chimico Luigi Garlaschelli dell’Università di Pavia, responsabile
scientifico del CICAP e autore dell’imbarazzante “Seconda Sindone”, l’altro è
Joe Nickell, scettico e investigatore del paranormale, con un passato da mago
da palcoscenico, clown per il carnevale, investigatore privato e mazziere del
Casinò. Entrambi hanno prodotto delle argomentazioni e ad entrambi il dott. Di
Lazzaro ha inviato delle risposte.
In merito a tutto questo UCCR ha
intervistato il ricercatore dell’ENEA, cercando assieme a lui di fare il punto
sulle obiezioni e sulle risposte.
“Dott. Di Lazzaro, è stato apprezzato il distacco dei ricercatori ENEA
da eventuali implicazioni filosofiche/teologiche che i risultati del Rapporto
possono aver portato. Tuttavia le maggiori critiche ricevute sono arrivate da
studiosi – Garlaschelli e Nickell – affiliati ufficialmente ad associazioni di
scettici “di professione”. Valutando tutte le obiezioni ricevute, ha trovato
che in generale le loro posizioni siano pertinenti e sufficientemente
neutrali?”
«Di fatto, molti studiosi
sindonologi si dividono in due fazioni, gli autenticisti a prescindere e gli
scettici a prescindere, che si fronteggiano in una sorta di guerra ideologica
che non porta ad una sintesi figlia del rispetto reciproco e della comprensione
delle altrui ragioni. Questa è almeno l’impressione che ho ricevuto quando mi
sono accostato agli studi scientifici sulla Sindone: all’inizio era difficile
per me capire chi avesse ragione, come conciliare affermazioni categoriche e
opposte, districarsi tra accuse reciproche che ricordano quelle tra Capuleti e
Montecchi, tra Guelfi e Ghibellini. Di conseguenza, non mi aspettavo obiezioni
neutrali da due esponenti “Ghibellini” come Garlaschelli e Nickell. Sarebbe
stato pretendere troppo. Tuttavia, mi aspettavo obiezioni più pertinenti e
documentate, e invece nel caso di Nickell (si legga qui l’intervista ) ho avuto
risposte che mostrano chiaramente come Nickell stava commentando un Rapporto
che non ha mai letto.
Questo approccio, se da una parte
è comprensibile a causa della lingua (il nostro Rapporto è scritto in italiano)
dall’altra depone per una scarsa serietà della persona. Come si fa a commentare
qualcosa che non si conosce? Il risultato di questa mancata lettura del
Rapporto da parte di Nickell è stato un commento “per sentito dire” a presunte
affermazioni che non abbiamo mai scritto. In aggiunta a questo handicap,
Nickell si è avventurato in dichiarazioni che evidenziano la sua ignoranza (nel
senso proprio del termine: non conoscenza) di alcuni importanti risultati
STURP, e questa “non conoscenza” lo porta a fare affermazioni che non trovano
riscontro scientifico. E’ possibile che questa inadeguatezza a commentare
risultati scientifici sia anche dovuta alla radice culturale di Nickell, che è
un famoso prestigiatore e detective, laureato in Letteratura Inglese e
Folklore, ma non ha mai seguito studi scientifici, e a
maggior ragione poco conosce di
misure e laboratori, per non parlare dei fondamenti di fisica e chimica
applicata ai tessuti. Incredibilmente, in internet è possibile trovare una sua
foto in camice, con in mano una lente e una provetta, davanti ad un
microscopio, ma forse questo fa parte dei suoi studi sul folklore».
“Entrando più nel merito, come ha valutato gli argomenti del prof.
Luigi Garlaschelli? Sembra che il cuore della sua critica sia l’argomento usato
da McCrone, ovvero che sulla Sindone –afferma lui- ci sarebbero fibre
ingiallite anche al di fuori dell’immagine stessa e questo dipenda da un
normale processo di invecchiamento. Inoltre tende a minimizzare i risultati
dicendo che anche lei e il suo team avete fallito –assieme a lui e alla sua
“seconda” Sindone- poiché siete soltanto riusciti a colorare una sola fibra, su
migliaia con le caratteristiche desiderate. Cosa ne pensa?”
«Il Prof. Garlaschelli ha scritto
due commenti sul nostro Rapporto, uno sul sito “UARR” e l’altro sul sito
“Queryonline”. Sono commenti molto diversi nel tono e nella forma, tanto da
sembrare scritti da due persone distinte. Gli argomenti proposti nel sito
“Queryonline” mi sono apparsi garbati e meritevoli di una risposta, che è stata
pubblicata in questa pagina . In generale, ho avuto l’impressione di una
lettura affrettata del nostro Rapporto, parzialmente riconosciuta da
Garlaschelli nella sua replica . Nello specifico, ci sono diversi punti
“tecnici” nel commento del Prof. Garlaschelli che a mio parere sono errati e/o
confusi, e li ho elencati nella mia risposta, a cui rimando per i dettagli.
Per quanto riguarda l’obiezione
di Garlaschelli sulle fibre ingiallite al di fuori dell’immagine, si tratta di
un fatto ben noto e riportato già nel 1981 dai chimici STURP Heller e Adler in
un articolo che abbiamo citato nel nostro Rapporto. Heller e Adler scrissero che
tutto il telo sindonico è ingiallito a causa dell’età, ma le fibre di immagine
apparivano più gialle delle fibre non di immagine, come se avessero subito un
invecchiamento accelerato rispetto alle altre fibre. Apparentemente
Garlaschelli sembra ignorare gli studi al microscopio delle fibrille effettuati
da Rogers, dai quali risulta chiaro che solo le fibre di immagine presentano la
sola pellicola esterna colorata, il cosiddetto “ghost”. Insomma, sia le fibre
di immagine che quelle non di immagine sono colorate, ma non si tratta della
stessa colorazione, né dello stesso invecchiamento. Deve esserci stato un
fattore esterno che ha generato l’immagine solo in corrispondenza del corpo
avvolto dal telo. Per quanto riguarda il lavoro di McCrone, consiglio di leggere
l’interessante dibattito scaturito nella replica di Garlaschelli al link
precedentemente riportato. Più in generale, la scarsa rilevanza scientifica e
la non obiettività dei risultati riportati da Mc Crone e pubblicati sulla
rivista da lui stesso diretta (questo fatto da solo la dice lunga) è stata
dimostrata in un lavoro di grande pazienza del Dr. Heimburger che ha
confrontato punto per punto tutti i risultati sperimentali e le deduzioni di Mc
Crone con i risultati STURP. L’articolo si intitola “A detailed critical review
of the chemical studies on the Turin Shroud: facts and interpretations” e si
trova in questa pagina .
Infine, l’obiezione di
Garlaschelli sulla sola fibrilla (tra le circa mille che abbiamo esaminato al
microscopio) colorata nella sola pellicola esterna che dimostra il nostro
fallimento, è davvero stupefacente e merita un commento. Garlaschelli non fa
altro che riportare (pro domo sua) quanto affermato nel nostro Rapporto, che
qui riassumo: grazie ad impulsi di luce ultravioletta estremamente brevi e
potenti siamo riusciti a replicare alcune caratteristiche dell’immagine
sindonica, tra cui la tonalità del colore, la mancanza di fluorescenza, la
bassa temperatura di processo. La superficialità della colorazione ottenuta è
di circa 7 millesimi di millimetro (quindi molto più sottile di quanto
ottenibile con metodi chimici) e almeno una fibrilla risulta colorata nella
parete primaria cellulare (spessa 0,2 millesimi di millimetro). Come spiegato
in dettaglio nel Rapporto, la difficoltà di colorare la sola parete primaria
cellulare risiede nello strettissimo intervallo di valori di intensità, numero
e modalità di successione degli impulsi laser che porta alla colorazione sub
micrometrica. Per inciso, è possibile che l’uso di una lunghezza d’onda ancora
più breve, nell’ultravioletto estremo, possa migliorare la statistica di
fibrille colorate nella parete primaria cellulare, oltre a favorire l’effetto
3D a causa del forte assorbimento di questa parte dello spettro
elettromagnetico da parte dell’aria, per cui le parti del telo più distanti
dalla sorgente non vengono colorate. Ora, tornando all’obiezione del Prof.
Garlaschelli, risulta stupefacente perché implicitamente afferma che abbiamo
fallito a riprodurre la Sindone. Ma noi non abbiamo mai pensato di riprodurre
l’immagine sindonica tramite un laser. Che senso avrebbe? Viceversa, il
successo e le novità dei nostri risultati sperimentali sono testimoniate dai
seguenti fatti:
a) Abbiamo dimostrato che impulsi
di luce possono innescare alcuni processi fotochimici che permettono di
avvicinarci ad alcune delle straordinarie caratteristiche fisico-chimiche
dell’immagine sindonica, risolvendo una diatriba scientifica (sinora mai
chiarita) tra i Professori Jackson e Rogers (membri STURP) che risale al 1990,
sulla reale possibilità che impulsi di luce possano creare una colorazione
similsindonica.
b) Abbiamo confermato
sperimentalmente per la prima volta che alcune catene di reazioni chimiche
ipotizzate da Heller e Adler nel 1981 possono effettivamente giocare un ruolo
nella colorazione similsindonica.
c) Gli impulsi di luce generano
una colorazione che al microscopio si rivela nettamente più simile all’immagine
sindonica rispetto alla colorazione ottenuta tramite tecniche chimiche a
contatto, specie per quanto riguarda lo spessore della colorazione.
d) La estrema difficoltà
tecnologica nel riprodurre alcune caratteristiche microscopiche dell’immagine
sindonica (confermata peraltro dai risultati del Prof. Garlaschelli) permette
di poter ragionevolmente escludere l’ipotesi di falso medioevale».
“Rispetto agli argomenti usati da Nickell, il centro del suo dissenso è
basato sempre sulla “seconda” Sindone creata da Garlaschelli, la quale avrebbe
dimostrato che sia possibile replicare l’immagine mediante l’applicazione di
pigmenti, vernici chimiche e acidi rimanendo ad una profondità di colorazione
di soli 0,2 micrometri di spessore, come di fatto si vede sulla Sindone
originale. Sostiene anche che comunque questa profondità non sia verificata in
tutti i punti dell’immagine sindonica. Cosa ne pensa?”
«Per quanto riguarda la
(in)competenza di Nickell nel parlare degli aspetti chimici e fisici della
colorazione sindonica, ho già espresso il mio parere nella risposta alla prima
domanda. Lasciamo stare. Per quanto riguarda invece lo spessore di colorazione
ottenuto dal Prof. Garlaschelli, lui stesso ammette nella sua replica che non
ha mai effettuato questa misura, che pure dovrebbe essere una delle più
importanti da controllare prima di poter dichiarare di aver riprodotto una
Sindone molto simile all’originale. I Colleghi chimici che ho consultato
escludono che con le paste, acidi, coloranti usati da Garlaschelli si possa
ottenere uno spessore di colorazione inferiore a 15-20 millesimi di millimetro.
Oggi sappiamo che lo spessore della colorazione è solo una delle tante
differenze sostanziali, visibili a livello microscopico, tra la Sindone di
Torino e la copia di Garlaschelli, si veda ad esempio questo articolo .
Ribadisco che la mal riuscita copia di Garlaschelli, al contrario di quanto
dichiarato dal Professore, è una ulteriore dimostrazione di quanto sia
improbabile che un falsario del Medioevo abbia potuto realizzare la Sindone
senza microscopio, senza conoscenze medico-legali, senza un laboratorio chimico
attrezzato come quello del Prof. Garlaschelli».
“Dopo questa pubblicazione, per continuare ad indagare su questo
affascinante mistero, quali altri studi andrebbero fatti secondo lei? Su cosa
bisognerebbe concentrarsi per avvicinarsi alla verità?”
«A parer mio, è utile tornare
alla lista di esami proposta nella relazione conclusiva dello STURP. Tanto per
fare un esempio, ripetere la misura del C14 su campioni prelevati in diverse
parti del telo che siano stati preventivamente analizzati e caratterizzati con
diagnostiche avanzate, sia chimiche che microscopiche. Oggi abbiamo a
disposizione tecnologie diagnostiche molto avanzate come lo SNOM (Scanning Near
Field Optical Microscopy) che potrebbe dare utili informazioni. Sarebbe anche
interessante provare tecniche alternative di datazione oggi disponibili (posso
citare i metodi enzimatici e diversi tipi di spettroscopia). Si tratta di
tecniche meno precise della radiodatazione tramite C14, perché possono datare
il telo con una incertezza di diverse centinaia di anni. Tuttavia, essendo
queste tecniche alternative basate su principi completamente diversi da quelli
della radiodatazione, e quindi con differente sensibilità rispetto ai problemi
che possono condizionare i risultati, sarebbe assai utile il loro confronto con
le misure C14, per individuare eventuali errori dovuti, ad esempio, a
contaminazioni».
“Un ultima domanda, professore. A livello personale, con la Sindone è
un capitolo chiuso? Oppure c’è il desiderio di proseguire negli studi in
futuro?”
«La Sindone è un enigma
scientifico interessante e sfaccettato, e come Scienziati non possiamo rimanere
indifferenti ai diversi quesiti scientifici tuttora insoluti sulla immagine
sindonica. Per fortuna non sono le idee che ci mancano. Se un domani dovesse aprirsi
la possibilità di acquistare la strumentazione adatta a migliorare la nostra
conoscenza sui fenomeni chimici e fisici all’origine della immagine sindonica,
io e il mio gruppo saremmo ben lieti di dare un contributo fattivo sulla base
della nostra esperienza dei meccanismi di interazione luce-materia acquisita in
decenni di sperimentazioni e studi. Più in generale, allargando la visuale, in
Italia sono presenti competenze scientifiche a largo spettro e di livello
internazionale che potrebbero essere utilizzate per mettere insieme i pezzi del
puzzle scientifico che l’immagine sindonica ci propone. Quello che manca in
Italia è la volontà di investire nella Ricerca, in modo da mettere a frutto le
enormi competenze esistenti. Non solo in campo sindonico».
Concludiamo ringraziando ancora
una volta della disponibilità il dr. Di Lazzaro e informando che da ieri sono
ricominciati gli incontri settimanali presso l’Ateneo Regina Apostolorum di
Roma all’interno del II° semestre del Diploma in Studi Sindonici. E’ possibile
avere ulteriori informazioni su questo sito , ricordiamo che tra i relatori
parteciperanno, tra gli altri, il fotografo Barrie Schwortz, il Prof. Avinoam
Danin, la Prof.ssa Emanuela Marinelli e il dott. Di Lazzaro.
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