Ma l’uomo stia attento: attraversare i secoli può far perdere la testa di
Redazione, di Stefano Zecchi, © IL GIORNALE ON LINE S.R.L., 22 febbraio 2012, http://www.ilgiornale.it
Le grandi scoperte scientifiche
sembrano confermarci quello che già supponevamo, perché visto in qualche bel
film o letto in un romanzo. Ciò che sono riusciti a «creare» gli scienziati
russi non ricorda forse qualcosa di Jurassic Park, il film in cui sono fatti
rivivere in un’isola «veri» dinosauri? Un film, un libro ci possono divertire,
sollecitando i nostri sentimenti, dalla meraviglia alla paura, dal divertimento
allo sconforto: poi, si chiude il libro, si esce dal cinema e ci ritroviamo non
più con i dinosauri ma con i nostri problemi quotidiani. Tiriamo un sospiro di
sollievo e, secondo i casi, ci rallegriamo per non aver a che fare con gli
animali preistorici, oppure ci rammarichiamo perché sarebbe stato preferibile
affrontare quei bestioni piuttosto che, per esempio, Equitalia.
La questione è che la scienza,
con le sue scoperte, trasforma un mondo di fantasia nella realtà, e questo
passaggio finisce per coinvolgere anche i più indifferenti in un mondo vero che
non è uscito dall’immaginazione di un regista o di uno scrittore. La procedura
a cui gli scienziati russi hanno sottoposto questo seme antico, conservato dal
clima glaciale, e la loro convinzione di poter sottoporre allo stesso
trattamento non soltanto specie vegetali in analoghe condizioni, aggiungono un
capitolo affascinante sulla sopravvivenza dell’uomo. L’idea che si possa
modificare il naturale ciclo biologico con un prolungamento della vita umana
stabilita dalla nostra decisione, non è una semplice supposizione. Insomma,
essere ibernati e scongelati quando si vorrà non sembra più un progetto tanto
stravagante.
Abbiamo la cultura sufficiente
per capire come gestire nella nostra esistenza quotidiana queste scoperte? La
scienza corre in avanti, e non potrebbe essere che così, ma noi, gente comune,
abbiamo la cultura per poter accogliere, accettare nella nostra vita queste
procedure che modificano l’idea stessa della vita?
Si sarà notato che da qualche
decennio la ricerca scientifica ha abbassato lo sguardo dall’immensità del
cielo stellato alla finitezza dell’essere umano. Dalle ricerche spaziali
all’ingegneria genetica. Ci sono certamente motivi economici in questa
decisione, comunque i viaggi stellari potevano aprire mondi infiniti alla nostra
conoscenza senza mettere in questione (almeno nelle sue fasi iniziali) la
realtà biologica dell’uomo. Ora, ciò che invece sta sviluppando la ricerca
scientifica è il cambiamento della nostra realtà biologica.
Diventa dunque fondamentale
possedere una cultura in grado di farci sapere cosa significhino, cosa
comportino queste manipolazioni genetiche. Un conto è il viaggio di astronauti
verso Marte (speriamo che arrivino e trovino cose importanti, ci diciamo), altra
cosa è essere preparati a sottoporsi (o a scegliere per altri di sottoporsi) a
un programma di ingegneria genetica.
Insomma, con quale cultura
possiamo decidere di farci ibernare? Sono sufficienti una suggestione, il
piacere di immaginarsi in una prossima esistenza lontana qualche migliaio di
anni e molti quattrini per potere decidere di essere come quel seme trovato
congelato e riportato alla vita?
Rispetto all’ingegneria genetica,
che tende a trasformare ciò che c’è in ciò che ancora non c’è, il fatto di
ritrovarci tra diecimila anni e con le nostre sembianze e forse anche con la
nostra giacca e pantaloni è meno inquietante. Ma poi, anche in questo caso, la
nostra cultura, il nostro cervello come si metteranno in sintonia con i nuovi
tempi?
A seconda del nostro carattere,
le scoperte della scienza ci possono affascinare o riempirci di terrore, ma
poi, comunque, dobbiamo fare i conti con ciò che ha fatto di noi l’educazione,
la formazione, la cultura ricevute. E mai come in questi tempi è grande lo spazio
che intercorre tra la straordinarietà dei risultati delle ricerche sulla nostra
vita raggiunti dalla ristretta casta degli scienziati, e questa nostra vita
quotidiana che dispone di una cultura generale molto modesta: gratificata da
Jurassic Park, ma disorientata, o impotente, quando si passa dalla fantasia
alla realtà.
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