«Famiglie stressate. Non ce la fanno più ad aiutare i figli»,
intervista a Chiara Saraceno di Laura Matteucci, L’Unità 18.10.11
«Se il governo andrà avanti senza
politiche per la crescita, con un decreto sviluppo che sarà una scatola vuota,
migliorare è difficile». L’unico miglioramento dei figli rispetto ai genitori è
nel livello d’istruzione. Ormai siamo tutti consapevoli che questa è la prima
generazione che non ha alcuna speranza di
migliorare rispetto alla precedente, né al momento dell’ingresso nel mercato
del lavoro né nel corso della vita».
Una generazione persa? «Continuo
a sperare di no. A patto che loro, i giovani, non si aspettino che siano altri
a fare qualcosa. A livello familiare gli abbiamo dato molto, ma come società poco
o niente. C’è un problema di fallimento delle promesse, cui si aggiunge quello
molto concreto di migliaia di ragazzi che non riescono a trovare un lavoro
decente. E, attenzione: se restano fuori dal mercato per anni, ammesso arrivi
un po’ di ripresa economica, non sarà comunque facile rientrare. Le
famiglie continuano a redistribuire il reddito, ma sono sole e
sottoposte a notevole stress». La sociologa Chiara Saraceno legge l’ultimo
Rapporto Caritas sulla situazione delle famiglie italiane: aumentano i poveri,
soprattutto tra i giovani, quasi il 60% in più in cinque anni. Nulla al momento
fa pensare che la situazione possa migliorare.
«Se il governo andrà avanti come
sta facendo, senza politiche per la crescita, con un decreto sviluppo che si
preannuncia una scatola vuota, migliorare è difficile. La cassa integrazione è
già aumentata, si accentuerà il divario tra nord e sud, e si farà sempre più
fatica a vivere anche nelle regioni tradizionalmente “ricche”, perché sta
peggiorando la situazione delle famiglie operaie. Governo e Parlamento sono scandalosi.
Di fronte ai problemi dei giovani stanno lì a dividersi qualche poltrona,
alimentando non solo la sfiducia dei mercati, che già ci crea non
poche difficoltà, ma anche tra i cittadini. Meno male che c’è ancora voglia di
manifestare. L’altra strada è quella della depressione. O della rabbia senza
sbocchi».
Solidarizza col corteo di sabato?
«Col corteo sì. Non prendo i
black bloc come segnale del disagio giovanile, quelli sono teppisti, violenti,
e basta. Sennò arriviamo a forme di deresponsabilizzazione degli individui che non condivido affatto. Ma il
corteo pacifico aveva tutte le ragioni del mondo».
Anche Draghi ha dichiarato di
capire i giovani. «Non deve stupire, l’ha sempre
detto. Persino nella lettera al governo firmata con Trichet sollecitava a
ridurre la precarietà, ad estendere ai giovani una qualche forma di welfare.
Un passaggio che il governo si è
ben guardato dal fare proprio». Il Rapporto dice anche che oltre il 40% dei
giovani stranieri abbandona prematuramente la scuola. «Quello che è un problema
diffuso anche in altri Paesi europei da noi esplode perchè all’interno del
sistema scolastico non abbiamo i sostegni adeguati per insegnare a ragazzi che
parlano un’altra lingua. Comunque, più in generale, quando si parla di povertà
degli immigrati non si parla mai».
Parliamone.
«Il 50%dei figli di genitori
stranieri è povero, a fronte del 31% dei migranti, come dicono stime recenti da
fonti Istat e Banca d’Italia. Del resto, il 28,1% dei minori del sud è povero.
In realtà, quando si parla di povertà spesso ci si riferisce agli anziani, la
cui situazione negli ultimi anni è invece rimasta piuttosto stabile. È quella
dei minori che è peggiorata, e che ormai rappresenta un problema molto grosso».
Un’altra tipologia di famiglia a
rischio è quella numerosa, con tre o più figli.
«In genere è il terzo figlio che
scardina gli equilibri familiari. E le famiglie numerose sono presenti
soprattutto al sud. In generale, sono in aumento le famiglie povere nonostante
almeno uno dei genitori lavori. Lo squilibrio tra il reddito da lavoro e i
bisogni familiari è sempre di più.
Nessun commento:
Posta un commento