venerdì 10 febbraio 2012


Avvenire.it, 9 febbraio 2012 - Anche la vita oggetto di speculazione - Il bond sulla morte, ritratto della finanza, di Massimo Calvi

La notizia è che una banca, la tedesca Deutsche Bank, si è messa a vendere prodotti finanziari per scommettere sulla morte delle persone. Non è uno scherzo. Il fondo si chiama «Db Kompass Life 3» e la sua attività è molto semplice: offre certificati che permettono di guadagnare sui decessi anticipati di 500 cittadini americani dai 72 agli 85 anni. Il campione di vecchietti, ovviamente, si è offerto volontario e ha messo a disposizione degli "investitori" tutte le cartelle cliniche necessarie a valutare i profili di rischio. Considerati i tempi di crisi, per i capitali in cerca di rendimenti può essere un buon affare anche in un’ottica – come direbbero gli esperti della materia – di diversificazione degli investimenti. Se infatti il prodotto "sottostante", cioè la vita dell’anziano in questione, durasse non più di un anno oltre la data di morte prevista, allora si potrebbe ottenere un rendimento del 6%. Al di sotto di questa soglia l’investitore perderebbe la metà della scommessa.

L’aspetto inquietante della vicenda, come si può intuire, più che nella riduzione della vita umana a un calcolo probabilistico – in fondo le polizze vita ci sono sempre state – è nel sovvertimento di un ordine morale, nell’idea purtroppo molto attuale che l’economia e la finanza vengano prima della dignità e della vita delle persone, e non il contrario. Non si tratta più di un’assicurazione per proteggere i familiari dal rischio di una scomparsa prematura, ma di una allucinante scommessa finanziaria sul "default" di un essere umano. Che poi questo sia d’accordo o meno, cambia poco. E non sorprende che a protestare sia stata per prima proprio l’associazione delle banche tedesche, inorridita dalla facilità con cui sia stato oltrepassato un confine morale considerato invalicabile. Fino a poco fa la banca, come altre istituzioni finanziarie, aveva giocato con l’esistenza delle persone attraverso prodotti che si "limitavano" – si fa per dire – ad acquistare polizze vita di individui non più in grado di pagare i premi, passando a riscuotere in caso di decesso. Un affare, pare, da 700 milioni di euro.

Ma il "bond morte", come è stato ribattezzato l’ultimo azzardo del mercato, supera ogni immaginazione. A ben vedere però rivela un modus operandi in linea con quanto avviene da tempo, tutti i giorni, sui mercati internazionali. I "creativi" della banca hanno semplicemente portato in un certificato la cultura economica e finanziaria della quale sono imbevuti, appresa sui banchi delle migliori università internazionali. L’idea, cioè, che lo strumento finanziario non debba servire a sostenere e migliorare l’economia reale – in questo caso la vita dei vecchietti o dei loro eredi – ma, cambiando la propria finalità, diventi un modo per realizzare il maggior profitto possibile speculando sulla vita delle persone, ridotte a oggetti, beni, merce di scambio. Quello che i nonni in questione forse non sanno è la capacità che a certi livelli ha ormai la finanza di condizionare l’economia reale, fino a trasformare le aspettative in esiti. Non è affatto escluso, per spiegarci, che quando i contratti sulla morte anticipata di un pensionato diventeranno numerosi, allora probabilmente molti altri scommettitori penseranno valga la pena investire sui certificati di morte. E qualcuno troverà il modo di fondare nuove agenzie per la valutazione del rischio, come si fa con i rating sugli Stati, così da tenere il mercato sotto controllo. Al primo colpo di tosse dell’anziano, poi, anche i medici incominceranno a comprare i bond morte, sperando di guadagnare a loro volta. E a quel punto nuovi investitori penseranno che la persona sia veramente sul punto di passare a miglior vita, e così lo "spread" con il bond del vicino di casa crescerà ulteriormente, facendo aumentare l’attesa per un funerale. Quando alla fine tutti avranno da guadagnarci nel "fallimento" del nonno è abbastanza probabile che l’avidità trovi molti alleati e ottenga il suo atteso sacrificio.

Se questa vi sembra una storia già sentita non state sbagliando. La finanza speculativa ha già da tempo oltrepassato "quel" confine, come la crisi sta drammaticamente mettendo in luce. La caduta dell’ultimo velo di ipocrisia per l’iniziativa della banca tedesca può solo aiutarci a prendere coscienza di quanto sia urgente ristabilire il giusto ordine dei valori anche in economia. Riportando gli strumenti al servizio della vita umana, e non il contrario.

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