Accesso alle Cure ed Eccesso di Cure - I molti casi di «chirurgia di
fine vita» negli Usa sollecitano una riflessione, Satolli Roberto, 16 ottobre
2011 - Corriere della Sera
Una persona su 10 nell' ultima
settimana di vita subisce un intervento chirurgico. Nell' ultimo mese si sale a
1 su 5, e nell' ultimo anno addirittura a 1 su 3. Accade così negli Usa,
secondo un rapporto pubblicato su Lancet , frutto dell' analisi di quasi 2
milioni di assistiti di Medicare (la mutua degli americani sopra i 65 anni)
defunti nel 2008. Dati come questi hanno in realtà scarso valore scientifico in
senso stretto, perché non permettono di distinguere tra chi ha avuto un
intervento completamente futile mentre già stava morendo, chi invece è stato
portato in sala operatoria con buone ragioni, ma poi non ce l' ha fatta, e chi
infine (speriamo pochi) è deceduto proprio a causa dell' intervento. Il valore
filosofico e sociale di questo genere di statistiche stupefacenti è invece
molto alto, perché ci costringe a fermarci e pensare che cosa stiamo facendo e
perché. Così è accaduto ai ricercatori della Harvard School of Public Health,
autori dello studio, che sono passati dallo stupore per quelle cifre inattese a
una riflessione che risulta quanto mai opportuna anche in Italia. La chirurgia
appare, agli occhi degli operatori e dei pazienti stessi, come un' attraente
scorciatoia per mettere comunque una pezza a qualcosa che può essere
materialmente aggiustato, anche se questa riparazione, nella migliore delle
ipotesi, non consentirà comunque al malato di vivere più a lungo o meglio. Nei
casi disgraziati, invece, il passaggio sotto ai ferri al termine della vita può
anche infliggere sofferenze aggiuntive, come dolore, debilitazione o varie
forme di invalidità. Oltre allo spreco di risorse, di cui è meglio non parlare,
perché quando vi si accenna si rischia di essere fraintesi come se si volesse
risparmiare sulla pelle dei moribondi. «Le difficili spiegazioni e discussioni
tra il paziente e il suo curante che dovrebbero precedere qualsiasi decisione a
entrare in sala operatoria troppo spesso non si svolgono neppure» dice Ashish
Jha, principale autore del rapporto. E con questo centra il cuore della
questione, che come in molti altri casi di possibile eccesso delle cure, può
essere affrontata solo attraverso una trasparente comunicazione e relazione
paritaria tra chi le deve ricevere e chi le propone.
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