L'eredità di Zapatero? Record assoluto di divorzi di Tommaso
Scandroglio, 3-10-2011, http://www.labussolaquotidiana.it
Sempre meno riti nuziali e sempre
più riti processuali per divorzio in Spagna. Lo dice un rapporto dell’Istituto
di Politica Familiare spagnola (IPF). Nel 2010 si registravano 4 matrimoni
contro 3 separazioni. Negli ultimi vent’anni i matrimoni sono scesi da 220mila
a 170mila e di contro i divorzi aumentano. Ciò accade per molte ragioni secondo
il presidente dell’IPF Eduardo Hertfelder. In primis per motivi di ordine
culturale: “Ci è stata trasmessa l’idea – afferma Hertfelder all’agenzia Zenit
- che la fedeltà e l’indissolubilità sono un’utopia, che il matrimonio è una
questione esclusivamente di affetto e che quando questo si esaurisce posso
cambiare, che è un contratto che in un dato momento posso annullare”.
In secondo luogo non vi sono
ostacoli giuridici né burocratici di particolare spessore che impediscano di
mandare a gambe all’aria il proprio matrimonio con una certa facilità. In
Spagna è più facile separarsi che recedere da un contratto di telefonia: la
separazione può arrivare in soli 3 mesi, invece con il gestore devo rimanergli
fedele almeno 18 mesi. Sono gli effetti della legge sul divorzio, chiamata
“divorzio espresso”: possibilità di rompere il legame matrimoniale
unilateralmente, senza alcun motivo e in modo immediato. Questa disciplina ha
fatto impennare i divorzi in solo cinque anni da 50mila a 100mila.
Insomma un bel bilancio per il
governo Zapatero che ormai ha i giorni contati e che sta affrontando la corsa
per le elezioni del 2012 con una certa ansia. E il segno meno lo possiamo
trovare anche sotto altre voci quali aborto, fecondazione artificiale ed
identità di genere. Basta andare a vedere quali nuove leggi il governo in
carica ha saputo varare: la Legge contro la Violenza di Genere, la Legge
sull’Uguaglianza, la Legge sulla Salute Sessuale e Riproduttiva e sulla
Interruzione Volontaria della Gravidanza, nonché le modifiche al Codice Civile
in materia di separazione e divorzio. Tutti temi su cui il premier iberico è
riuscito nell’intento di trasformare a colpi di legge l’ideologia in prassi, in
costume diffuso.
Tanta cura ha avuto Zapatero
nell’affossare il sacro vincolo, quanta ne ha avuta parallelamente per gettare
nel cestino dei rifiuti l’istituto familiare nel suo complesso. Il leader del
Partito Socialista Operaio Spagnolo (PSOE) da cattivo progressista quale è si è
dimenticato che gli operai secondo la dottrina più prettamente comunista vengono
definiti come proletari. Cioè il loro unico bene, la loro unica ricchezza è la
prole, i figli. Zapatero conscio di ciò ha pensato di irridere i padri e le
madri di famiglia concedendo loro un assegno di natalità di ben 24 euro al
mese, quando la media europea è di 125 euro. Un regalo che però non è a
beneficio di tutti i nuclei familiari ma solo di quelli che possono vantare il
triste privilegio di aver un conto corrente in banca che piange miseria .
Infatti potrà ricevere l’assegno familiare quella coppia che sommando i propri
redditi non superi gli 11mila euro lordi.
Un aiuto che suona come una beffa.
C’è forse un disegno occulto
dietro questa moria di matrimoni e a questa pratica legislativa volta
all’omissione di soccorso per le famiglie disagiate? Risponde sempre
Hertfelder: “Immaginiamo una società senza famiglie, senza matrimonio: sarebbe
una società di individui soli, amorfa, priva di relazioni interpersonali, in
cui sarebbe solo lo Stato a educare, legiferare e determinare ciò che è buono e
ciò che è cattivo, secondo i suoi interessi. La prima cosa che un bambino dice
è ‘papà’ e ‘mamma’; non dice Zapatero”. Lo Stato che fa da madre e padre, da
precettore dunque.
La volontà dello Stato di
sostituirsi ai genitori nell’educazione dei figli trova anche una conferma nel
Programma elettorale dello PSOE. Se lo si va a spulciare si scopre che questo è
diviso in sezioni, capitoli e paragrafi. Alla famiglia è dedicato un solo
paragrafetto di quattro paginette su 317 complessive. Tanto per intenderci al
“cambio climatico” è dedicato un intero capitolo. In quel paragrafetto c’è un
punto che occupa un paio di pagine in cui in modo esemplare si svela il vero
piano pedagogico di Zapatero & Co. Particolare attenzione il Programma
elettorale la riserva all’infanzia, consapevoli che prima lo Stato educa il
cittadino e più docile sarà quest’ultimo ai suoi comandi.
Ed ecco allora l’istituzione di
nuovi nido comunali che dovranno recepire il 90% dei bambini dai zero ai tre
anni, “affinchè le madri e i padri possano inserirsi liberamente nel mercato
del lavoro”. Cioè, detto in soldoni, mentre tu mamma sgobbi e stai lontana da
casa, io Stato tira grande tuo figlio nelle mie scuole. Si prevede inoltre la
creazione di strutture statali per l’infanzia per le vacanze e il tempo libero.
L’educazione dei piccoli dovrà essere completa, cioè orientata su tre principi
cardine: l’uguaglianza di genere (è il primo principio menzionato anche nel testo
originale), quella sociale e il benessere del bambino.
Allora il cerchio si chiude:
favorire i divorzi e asfissiare le famiglie non concedendo aiuti economici
allenta anche la stretta di papà e mamma sui figli. Se io Stato faccio
affondare la famiglia, mi sarà più
facile recuperare da quel relitto alla deriva i figli naufraghi, per poi
indottrinarli a dovere e farli crescere in una “società libera, uguale,
solidale e in una pace che lotta per il progresso dei popoli”. Parola di
Zapatero.
Nessun commento:
Posta un commento