Politica - DOPO TODI/ 1. Barcellona: io, non credente, sposo la sfida
di Bagnasco di Pietro Barcellona, http://www.ilsussidiario.net,
mercoledì 19 ottobre 2011
Sempre più si ripete nei commenti
che la crisi che stiamo vivendo va ben oltre i confini dell’economia e della
politica e si caratterizza per essere, come scrivono in tanti, una vera e
propria crisi di sistema. Così pure nelle varie tribune dove si discute del
futuro del nostro Paese viene più o meno sinceramente richiamata la questione
cattolica come uno dei temi che attraversano l’intera scena della politica
italiana.
In tutti i casi, per lo più, la
discussione è viziata da un “congiunturalismo” che tende a piegare ogni seria
riflessione all’immediatezza di un risultato pratico che, per lo più, coincide
con la caduta o la permanenza del governo Berlusconi. Questo atteggiamento
diffuso pregiudica seriamente la capacità di capire cosa stia veramente
accadendo in Italia e in Occidente e quali siano le vere sfide con le quali
confrontarsi.
Insieme a tre antichi compagni di
avventure intellettuali (Paolo Sorbi, Mario Tronti e Giuseppe Vacca), si è
pensato di reagire a questo andazzo deprimente che preclude ogni
approfondimento e ogni autentico allargamento della prospettiva verso il futuro
della società italiana e dell’intero pianeta. Ne è nato un documento che è
stato pubblicato interamente dall’Avvenire, che è stato ripreso da diversi
giornali nazionali e sul quale intendo richiamare l’attenzione con un breve
contributo personale per sottolineare il senso di questa iniziativa. La
convinzione che ci ha sostenuto nella non facile decisione di fare una proposta
pubblica sottoscritta dal nostro piccolo gruppo di amici, è quella che il mondo
intero sta attraversando una fase di drammatica rottura degli equilibri e degli
orientamenti culturali tradizionali che può determinare una vera e propria
catastrofe della forma di civiltà in cui siamo vissuti.
Emergenza antropologica significa
infatti che si sta toccando il nucleo profondo di quella che è stata per
millenni l’identità di ogni essere umano: la costituzione di una soggettività
libera e responsabile che insieme agli altri uomini si è sempre posta il
problema di costruire una città futura, migliore della presente. Ciò che tutti
abbiamo sotto gli occhi è un movimento caotico di atomi chiusi nel
perseguimento ossessivo del proprio personale godimento e affermazione, lo
sfrenarsi di forme di sopraffazione e violenza inedite e la scomparsa di ogni
modello e valore di riferimento fino ad una sorta di annichilimento
masochistico di ogni senso della vita che non si riduca al desiderio immediato
di soddisfazione.
L’emergenza antropologica dalla
quale siamo distolti da mille falsi anestetici, come le campagne massmediatiche
di prodotti farmacologici che risolvono tutti i problemi, rischia di ridurre
l’essere umano alla mera pedina fisica di una manipolazione onnipresente che
riduce ogni speranza al mordi e fuggi in un ipermercato globale. Mentre un
arrogante scientismo, declamato su quasi tutte le pagine dei giornali e delle
televisioni, si candida a gestire meccanicamente l’esistenza umana dalla
nascita alla morte, col progetto ormai evidente di neutralizzare ciò che per
gli esseri umani ha sempre costituito una sorta di innata spiritualità del
pensiero e dell’immaginazione, la vita quotidiana trascorre nella disperazione,
nella solitudine e nella mancanza di futuro delle nuove generazioni. Si può
dire che oggi per la prima volta nella storia i giovani, sopraffatti dalle
enormi difficoltà della vita, provano il terrore dell’isolamento totale. Anche
di fronte agli ultimi fatti di Roma non si tratta certo di giustificare in
alcun modo la violenza ma bisogna tuttavia cercare di comprendere come i
seminatori della violenza distruttiva siano a loro volta intossicati dal
terrore di essere schiacciati da un mondo che li ignora totalmente.
La disintegrazione del tessuto
sociale, la formazione di piccole cerchie di potere sottratte ad ogni
controllo, la massificazione omologante che distrugge identità e tradizioni
hanno creato tra noi e le nuove generazioni una
vera e propria terra di nessuno dove spesso l’unico modo per sentirsi
vivi è quello di dar vita ad un branco feroce che scarica la rabbia su tutto
ciò che incontra.
La crisi antropologica tocca
anche il cuore della cultura laica contemporanea che continua a proporre
“fantasie onnipotenti” sulla creazione artificiale della vita mentre lascia
senza risposta tutte le domande sul senso ultimo delle cose. Anzi la cultura scientista
irride sarcasticamente ogno discorso sull’Anima. Così, in un articolo
intitolato “Se l’anima e il suo corteo di idee si specchiano nell’i-pad”,
Edoardo Boncinelli (uno dei più illustri mentori della nuova visione
scientifica del mondo in cui tutta la
vita mentale si risolve nei meccanismi neuronali) scrive che non esiste
migliore esempio di razionalità asservita alle emozioni di quella che si dedica
alle “domande supreme” e alle “domande di senso”. E continua proclamandosi un
appassionato dell’i-pad che è la conferma “scientifica” del “dubbio”
sull’esistenza dell’anima stessa.
Boncinelli è un collaboratore del
Corriere della Sera (che non a caso è tra i pochi giornali che non hanno dato
notizia del nostro appello) che con un articolo di fondo di De Bortoli
suggerisce alla Chiesa di adoperarsi nel “sociale” con le sue tradizionali
istituzioni di assistenza e cura dei poveracci e degli emarginati, e di
rinunciare a porre sul terreno della politica generale i temi dei “valori non
negoziabili” che vanno lasciati alla libertà di coscienza individuale. A parte
il fatto che anche i laici affermano di difendere “valori non negoziabili” come
la democrazia, non riesco francamente a capire come il nascere e il morire o il
ruolo della famiglia nella riproduzione degli esseri umani possano essere
sottratti all’insegnamento della Chiesa, per essere poi utilizzati di fatto
come strumenti surrettizi per definire gli schieramenti politici. Personalmente
non auspico affatto la rinascita di una democrazia cristiana aggiornata sui
temi del presente, ma sono altrettanto convinto che la Chiesa e il mondo
cattolico debbono essere un punto di riferimento essenziale nella discussione
pubblica sulla vita individuale e collettiva. Non solo per evitare le derive
radicali che oramai la cultura scientista sta “propagandando” con grande
dispiegamento di forze (Veronesi scrive continuamente che ogni differenza
sessuale è destinata a scomparire con le nuove tecnologie di riproduzione
artificiale della vita), ma anche per dare in positivo la testimonianza pratica
che è possibile un altro modo di vivere non fondato sulla competizione estrema
e sulla guerra di tutti contro tutti.
Credo che la Chiesa abbia molto
da dire su tutti i temi che riguardano le sfide del futuro, giacché solo essa
può mettere in campo una forma di rapporto con la “Trascendenza” che non sia
fondato sull’osservanza pedissequa di precettistiche e catechismi ma sulla
testimonianza di una Persona storicamente esistita come Gesù Cristo che ha
introdotto una forte discontinuità dei tradizionali rapporti fra religione e
società. Personalmente sono stato sempre colpito dalla assoluta originalità del
messaggio evangelico giacché, come dice Kolakowski, Gesù non si può ridurre né
ad un insieme di eventi né ad un insieme di concetti astratti, ma ad un “fatto
essenziale” istitutivo di valori universali strettamente legati ad una concreta
origine storica e fattuale. Kolakowski sottolinea cinque punti che sono di
un’attualità impressionante: 1) abolizione del formalismo della Legge a favore
dell’Amore; 2) eliminazione della violenza dai rapporti umani, 3) abolizione
dell’idea di popoli o personaggi “eletti”, 4) affermazione che non di solo pane
vive l’uomo; 5) che il Figlio dell’uomo è Padrone anche del “Sabato”.
Kolakowski non è né credente né cattolico, ma è uno dei pensatori più
interessanti che ha per altro una grande esperienza del marxismo e della
filosofia contemporanea.
Il cristiano, sotto questo
profilo, non è soltanto l’esponente di una religione istituita, ma
l’incarnazione continua di un modello di vita destinato a far lievitare fra gli
uomini una nuova pratica del loro stare insieme. La ricerca oltre la stessa
tradizione biblica di un Padre amorevole e la proposta della sofferenza e del
dolore che possono dare senso anche alla morte, come scrive Julia Kristeva,
sono questioni immense che dovrebbero permeare l’intero Spirito di un popolo.
La riconciliazione fra le generazioni
e la elaborazione consapevole del significato delle sofferenze sono messaggi
che riguardano particolarmente la condizione contemporanea. I giovani hanno
terrore degli adulti e spesso li aggrediscono violentemente per ottenere un
segno di risposta alla loro presenza. L’educazione alla sofferenza come momento
ineliminabile della condizione umana apre la porta a trasformazioni che possono
diventare leva di cambiamento del modo di misurare la ricchezza della vita nel
rapporto tra le persone. Mentre lo scientismo, ottusamente bloccato sulle
conquiste anche importanti che le nuove tecnologie del dolore possono
realizzare, diffonde una cultura da anestetico globale, il contatto con
l’esperienza del cristiano può stimolare aperture mentali di tipo nuovo sul
senso ultimo della vita.
Certo, il convegno di Todi ha
visto radunati insieme per la prima volta componenti del mondo cattolico molto
eterogenei tra loro e il dibattito che si è svolto va sicuramente studiato con
attenzione anche per le diverse posizioni che sembrano emergere sulle questioni
più vicine alla politica italiana. I risultati che avrà si vedranno nel tempo,
ma è auspicabile che già subito alcuni settori, che sono stati finora troppo
disponibili a seguire l’avventura berlusconiana anche nelle pagine più
indecorose, si ricordino che essere cristiani impegna ciascuno ad essere a
tutto tondo nel primo dovere di essere coerenti in tutti gli ambiti della vita
con i principi che si professano.
Il documento che abbiamo proposto
all’attenzione di cristiani e laici è
però molto più ambizioso di questi mediocri risultati di schieramento. Esso si
propone di far nascere un confronto permanente tra il mondo cattolico e il
mondo di quanti continuano a ritenere che sia possibile trasformare
radicalmente il nostro modo di vivere e di consumare. Non riteniamo affatto di
dare indicazioni alla Chiesa sulle questioni del nostro così triste presente
ma, al contrario, sollecitarla ad alzare il livello della discussione pubblica,
e dare una mano a chi pensa che una
nuova frontiera epocale si sta aprendo tra chi difende la vocazione
“spirituale” degli esseri umani (nel senso della libera ricerca dell’Oltre di
ogni orizzonte storicamente limitato al presente) e chi, in uno strano cupio
dissolvi, tende a ridurre gli esseri umani ad un puro stadio dell’evoluzione
biologica.
Difendere il mistero della vita è
per queste ragioni un atto profondamente politico.
© Riproduzione riservata.
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