STAMINALI EMBRIONALI - Un passo avanti - Ribadite la dignità dell'embrione
e la sua tutela, http://www.agensir.it
“Una sentenza a lungo auspicata e
da accogliere con profonda soddisfazione” perché ribadisce “la piena dignità
dell’embrione umano”. Così Antonio G. Spagnolo, direttore dell'Istituto di
Bioetica dell’Università cattolica di Roma, commenta al SIR la sentenza con la
quale questa mattina la Corte di giustizia dell’Unione europea ha stabilito la
non brevettabilità di un procedimento che, ricorrendo al prelievo di cellule
staminali ricavate da un embrione umano nello stadio di blastocisti, comporti
la distruzione dell'embrione stesso. “Catalizzatore del dibattito, l’aspetto
economico-commerciale della brevettabilità che la questione solleva ha
riportato alla ribalta la questione etico-giuridica dello statuto
dell’embrione”, osserva Spagnolo. La scorsa estate lo studioso aveva
sottoscritto con altri scienziati e accademici europei una lettera da inviare
alla prestigiosa rivista scientifica “Nature” in cui veniva ribadita la
validità della posizione espressa dall’avvocato generale della Corte Ue, Yves
Bot, al termine della sua istruttoria sul caso.
Pur riconoscendo che la Corte non
risolve la controversia nazionale, poiché spetta al giudice dello Stato
specifico in cui si è sollevata la questione, in questo caso la Germania,
risolvere la causa conformemente alla decisione della Corte, Spagnolo esprime
soddisfazione per il recepimento, nella sentenza odierna, delle conclusioni cui
era pervenuto l’avvocato generale”. Il pronunciamento, sostiene ancora
Spagnolo, “ribadisce con forza la piena dignità dell’embrione umano e il suo
diritto ad essere tutelato; il suo non essere oggetto di brevettabilità rimanda
sul piano antropologico al suo valore”. I punti chiave su cui si è basata la
sentenza, quali ad esempio la nozione di “embrione umano” da intendersi “in
senso ampio”, e in particolare l’affermazione che “sin dalla fase della sua
fecondazione qualsiasi ovulo umano deve essere considerato come un ‘embrione
umano’, dal momento che la fecondazione è tale da dare avvio al processo di
sviluppo di un essere umano”, secondo il bioeticista “non possono non essere
motivo di riflessione anche in altri ambiti nei quali l’embrione è posto in
discussione. La ricerca scientifica che utilizza gli embrioni umani e quindi ne
comporta la distruzione, dovrà essere rivista, ed anche il sistema dei relativi
finanziamenti pubblici”. Forse, conclude, “si può sperare in un passo avanti in
termini di consapevolezza per quanto riguarda il dibattito sugli standard che
l’Ue vorrà darsi per regolamentare questo tipo di ricerca: criteri e parametri
realmente rispettosi della dignità della persona umana in tutte le fasi della
sua esistenza”.
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