TROPPI COSTI. MENO FARMACI AI MALATI DI CANCRO di Turrisi Alessandra, Avvenire
di domenica 2 ottobre 2011
Le indagini parlano di risparmi
sulla pelle dei pazienti oncologici. La difesa replica che si tratta di
ricostruzioni fuorvianti dei fatti. Nel mezzo ci sono intercettazioni
telefoniche che gettano un'ombra inquietante sulla gestione della clinica
Latte-ri di Palermo, una delle più antiche e conosciute della città. Nella casa
di cura ci sarebbero stati malati di cancro di serie A e di serie B; non tutti,
infatti, avrebbero avuto il medesimo accesso alle cure, perché nel caso dei
pazienti in regime di day service la Regione avrebbe tagliato i rimborsi e,
dunque, il costo elevato delle prestazioni sarebbe ricaduto sulla clinica. A
scoprirlo sono stati i Nas di Palermo e le intercettazioni choc sono finite
nell'inchiesta della Procura della città siciliana su tre cliniche palermitane
(Latteri, Maddalena e Noto), in cui 17 persone sono indagati per una truffa sui
rimborsi di esami e ricoveri. Le indagini sono scattate nel 2009 e hanno
passato al setaccio un arco temporale che va dal 2007 ad oggi. Ora, grazie alle
cimici Mazzate negli uffici della clinica Latteri, gli investigatori avrebbero
scoperto una "prassi" utilizzata dalla struttura per far quadrami
conti. Sembrerebbe infatti che il Tad (un farmaco disintossicante generalmente
dato ai malati di tumore dopo la chemioterapia) sarebbe stato somministrato
solo ai pazienti ricoverati, anche in regime di day hospital, ma non a quelli
in day service. Il motivo della mancata somministrazione sta nel fatto che in
quest'ultimo caso la Regione rimborsava solo 100 euro a seduta, a fronte di un
costo di 250. «Glielo devi fare (il Tad ndr), il paziente vomita, si disidrata»
dice un medico alla dottoressa Maria Teresa Latteri, che gestisce la clinica.
Ma Latteri è risoluta «Allora - dice - non hai capito che la prassi che fai tu
costa alla clinica 250 euro e quello (l'assessore alla Sanità ndr) mi dà 100
euro?». I carabinieri, nell'agosto del 2009, furono pure costretti a
intervenire per salvare un paziente al quale non veniva somministrata
l'albumina. Una mossa che insospettì la Latteri: «Io al telefono non parlerò
più di nulla». Il magistrato che ha coordinato le indagini, Amelia Lui-se, non
ha ancora emesso un capo d'imputazione. I responsabili della casa di cura
Latteri, attraverso il proprio legale Francesco Surdi, dichiarano che
"quanto riportato in merito alla mancata e/o ridotta somministrazione di
farmaci ai degenti è destituito di ogni fondamento e frutto di un'arbitraria e
fuorviante ricostruzione dei fatti". "Ai pazienti ricoverati -
aggiungono - è stata sempre prestata, con professionalità ed umanità, la
massima assistenza nel pieno rispetto dei protocolli terapeutici, garantendo le
somministrazioni di tutte le cure farmacologiche necessarie». Intanto il
presidente della Commissione d'inchiesta della Camera sugli errori in campo
sanitario e i disavanzi sanitari, Leoluca Orlando, chiederà una relazione
all'assessore alla Salute della Regione siciliana, Massimo Russo, e al
direttore generale della Asp di Palermo, Salvatore Cirignotta.
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