Secondo i giudici di San Francisco è incostituzionale vietare le unioni
tra persone dello stesso sesso - Dalla California un altro attacco al
matrimonio - 10 febbraio 2012, http://www.osservatoreromano.va/http://www.osservatoreromano.va/
«La popolazione della California merita di
meglio. La nazione merita di meglio. Il matrimonio merita di meglio»: netto
arriva il giudizio della Conferenza episcopale degli Stati Uniti in merito a
una sentenza della Corte d’appello di San Francisco che ha stabilito
l’incostituzionalità del divieto di «matrimonio» tra persone dello stesso sesso
nello Stato della California. Una vicenda che continua a essere segnata da un
complesso percorso giudiziario. La sentenza ha infatti ribaltato la volontà
espressa dalla maggioranza della popolazione della California, con un
referendum svoltosi nel 2008, con il quale è stato introdotto nella
Costituzione dello Stato il divieto dei «matrimoni» tra persone dello stesso
sesso e ribadito il principio che essi costituiscono solo l’unione tra un uomo
e una donna.
Già nel 2010 un giudice federale,
Vaughn R. Walker, dopo un ricorso delle associazioni per la tutela dei diritti
delle persone omosessuali, sentenziò l’illegittimità del divieto, provocando la
reazione delle comunità che difendono il referendum, che presentarono un
controricorso alla Corte d’appello. Quest’ultima si è quindi nei giorni scorsi
espressa a favore delle unioni fra persone dello stesso sesso, precisando
comunque che i «matrimoni» fra i due individui non potranno essere celebrati
prima che siano scadute tutte le opportunità di presentare ulteriori ricorsi.
Una strada che adesso potrebbe portare gli opponenti fino alla Corte suprema.
In una nota, il presidente della
Conferenza episcopale, l’arcivescovo di New York, Timothy Michael Dolan,
sottolinea il disappunto nei confronti della nuova sentenza che «ha respinto la
costituzionalità della Proposition 8 approvata con il referendum, con la quale
si riconosce il matrimonio come l’unione fra un uomo e una donna». Esprimendo
vicinanza ai vescovi della California, il presidente della Conferenza
episcopale afferma che «la sentenza del tribunale è una grave ingiustizia, che
ignora la realtà che il matrimonio è l’unione fra un uomo e una donna». La
Costituzione degli Stati Uniti, puntualizza il presule, «non proibisce la
protezione del significato perenne del matrimonio, uno dei fondamenti della
società. La popolazione della California merita di meglio. La nazione merita di
meglio. Il matrimonio merita di meglio».
A quello del presidente, si
aggiunge poi l’intervento del responsabile del sotto-comitato dell’episcopato
per la difesa del matrimonio, il vescovo di Oakland, Salvatore Joseph
Cordileone: «La nostra società non vive in un vuoto amorale. Per prosperare
deve essere infusa la direzione morale che si fonda nella verità».
Naturalmente, ha aggiunto, «il vero significato del matrimonio, così come della
vita umana, non è in ultima analisi soggetto a una decisione giudiziaria o di
voto. Ma in California, come in ogni altro Stato dove il matrimonio è stato
oggetto di votazioni, la gente ha giustamente confermato la verità». Per
questo, ha concluso, «è tragico per la California, per la nazione e,
soprattutto per i bambini, che questo giudizio popolare sia stato messo da parte».
In California i matrimoni tra
persone dello stesso sesso sono già stati celebrati per alcuni mesi, prima che
venisse approvato il referendum del 2008. Attualmente sono oltre una quarantina
su cinquanta gli Stati dell’Unione che considerano illegali i matrimoni tra
persone dello stesso sesso, ma il numero continua a calare. Nel giugno scorso,
il divieto è stato revocato dallo Stato di New York, che si è così unito al
Massachusetts, Connecticut, Iowa, New Hampshire e Vermont, oltre al District of
Columbia. Su questa strada sono incamminati anche il New Jersey e lo Stato di
Washington, il cui Senato ha già approvato una legge che secondo le previsioni
dovrebbe presto essere approvata definitivamente con la firma del governatore.
Per quanto riguarda invece la California, la sentenza potrebbe adesso passare
al vaglio della Corte suprema.
Nessun commento:
Posta un commento