Anche il Messico ritiene che il matrimonio omosessuale non è un diritto
dell’uomo, 28 novembre, 2011, http://www.uccronline.it/
In Inghilterra la lobby
omosessualista si è inventata un altra forma di presunta discriminazione che
subirebbero i propri adepti, ovvero la stessa parola “omosessuale”. Lo ha stabilito
Gary Nunn sul quotidiano The Guardian, lanciando la campagna: “Basta con la
parola “omosessuale”, è offensiva e discriminatoria”.
In Messico invece, dove la lobby
ha minore presa, il vicepresidente della difesa dei Diritti umani dell’ufficio
del Procuratore Generale della Repubblica del Messico, ha giustamente
dichiarato che il tentativo di legalizzare il “matrimonio” tra persone dello
stesso sesso non ha nulla a che vedere con i diritti umani. Juan de Dios Castro
Lozano, che è anche consigliere giuridico della Presidenza della Repubblica, ha
commentato questo durante una conferenza a Puebla il 16 novembre scorso
discutendo sulla costituzione messicana. Ha sottolineato che le unioni civili
per le coppie dello stesso sesso potrebbero ottenere un riconoscimento
limitato, ma non quello del matrimonio. Castro Lozano ha anche espresso forte
opposizione all’adozione da parte di coppie omosessuali: «L’adozione non è solo
un diritto che appartiene agli adulti, ma anche ai bambini», ha detto spostando
giustamente l’attenzione al diritto dei bambini di crescere con un padre e una
madre.
Quella messicana (capitale a
parte) è la stessa posizione assunta anche dalla Corte Europea dei diritti
dell’uomo nel giugno 2010, quando ha stabilito che il matrimonio tra omosessuali
non è un diritto. O meglio, negarlo non significare negare un diritto, né
tantomeno una violazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. E’
stata data quindi ragione all’Austria, cui le autorità avevano rifiutato
ripetutamente il permesso a contrarre matrimonio a due cittadini.
I ricorrenti sostenevano che era
stato violato il loro diritto a sposarsi, come sancito dall’articolo 12 della
Convenzione europea dei diritti dell’uomo, e affermavano di considerarsi
discriminati nel loro diritto a creare una famiglia. Il caso è arrivato fino a
Strasburgo ma la sentenza conclusiva ha ribadito che gli Stati non sono
obbligati, in base alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, ad
assicurare l’accesso al matrimonio alle coppie dello stesso sesso. I giudici
della Corte europea hanno fatto inoltre osservare che in Europa non esiste un
consenso al riguardo e che spetta alle autorità nazionali valutare in merito.
La Corte ha anche stabilito che lo Stato che introduca tali misure non è tenuto
a garantire con queste gli stessi diritti riconosciuti alle coppie
eterosessuali.
Inoltre oggi, su 200 stati nel
mondo solo in 11 è possibile contrarre un matrimonio omosessuale. In Europa
solo in 7 stati su 45.
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