MEDICINA/ Scoperto il "nemico" delle infezioni batteriche di Alessia
Losa, venerdì 18 novembre 2011, http://www.ilsussidiario.net
Una nuova informazione è stata
aggiunta alla comprensione del complicato meccanismo di risposta immunitaria
innata, adottato dai mammiferi per impedire l’attacco dei batteri patogeni Gram
negativi; con interessanti nuove prospettive per la cura della sepsi. La
collaborazione di un gruppo di ricerca italiano dell’Università degli Studi di
Milano Bicocca con due gruppi di ricerca americani, uno di Harvard Medical
School and Division Gastroenterology Children’s Hospital di Boston e l’altro
dell’Università di Berkeley (California) ha portato alla scoperta che il Cd14,
un recettore di riconoscimento localizzato sulla membrana plasmatica dei
macrofagi (cellule coinvolte nell’immunità innata), “è richiesto nel processo
di endocitosi del recettore di membrana plasmatica Tlr4”. L’endocitosi è il
processo mediante il quale la cellula “internalizza” molecole presenti nello
spazio extracellulare; mentre il Tlr4 è un recettore di tipo toll-like
responsabile del riconoscimento di alcuni agenti patogeni.
L’internalizzazione del Tlr4
nella cellula è proprio la risposta dei macrofagi al riconoscimento e
all’interazione di un batterio patogeno con i lipopolisaccaridi (Lps), molecole
localizzate sulla membrana più esterna dei batteri Gram negativi.
L’interazione, tra la cellula ospite e il patogeno, innesca nel primo una
risposta di difesa immunitaria innata con la finalità di bloccare l’attacco
dell’agente patogeno. L’annuncio della scoperta è stato dato la scorsa
settimana dalla rivista Cell che ha pubblicato un articolo (Ivan Zanoni et al.)
riguardante il meccanismo di endocitosi di Tlr4.
Quello che si sapeva finora era
che quando Tlr4 lega Lps, veicolato da Cd14, dalla membrana plasmatica parte il
primo segnale di trasduzione, mediato da due proteine adattatrici: Tirap,
determinante la compartimentazione, e la proteina MyD88 coinvolta nell’invio
del segnale. Queste due proteine inducono l’espressione di citochine, che a
loro volta innescano una risposta infiammatoria. Il tutto è seguito dalla
internalizzazione di Tlr4 nella cellula, che attiva la seconda via di
trasduzione del segnale attraverso gli adattatori Tram e Trif. Questi ultimi
agiscono sul fattore di trascrizione Irf3 (Factor Interferon Regulatory), che a
sua volta regola l’espressione dell’interferone di tipo I (Ifn = Type I
Interferon). L’espressione di quest’ultimo richiede l’endocitosi di Tlr4, ma
finora non si conoscevano ancora proteine implicate nella regolazione di tale
processo. Nell’articolo di Zanoni il Cd14 è stato individuato come la proteina
che regola proprio l’endocitosi di Tlr4.
Sulla natura e la funzione di
Cd14 era già noto che fosse una proteina di membrana, presente sulla superficie
di molte cellule esprimenti Tlr4, ma non solo, e che fosse il primo recettore
di riconoscimento che legava direttamente l’Lps. Il Cd14, inoltre, veicola Lps
al complesso proteico formato da Tlr4-Md2, che innesca la trasduzione del
segnale. Un’altra fondamentale funzione di Cd14 è controllare la produzione di
particolari proteine, i già citati interferoni Ifn in grado di ostacolare
l’infezione dei batteri Gram negativi come Escherichia coli. Gli esperimenti di
citometria di flusso condotti su macrofagi del midollo osseo di topo e su
cellule dendritiche descritti nell’articolo, confermano il ruolo di controllo
di Cd14 sul fenomeno endocitotico di Tlr4 e la sua specifica azione
sull’espressione di Ifn.
Concludendo, possiamo dire che
l’azione di Cd14 è necessaria durante le diverse fasi della attivazione di
Tlr4: infatti non solo facilita il riconoscimento di Lps da parte di Tlr4, ma è
anche fondamentale nel trasferimento del complesso Tlr4-Lps dalla superficie
all’interno della cellula del sistema immunitario innato; tale trasferimento è
determinante per la produzione di interferoni. La scoperta è importante poiché
in futuro permetterà di bloccare risposte immunitarie incontrollate, dovute
alla presenza di alte dosi di Lps nel sangue, come quelle che si manifestano in
alcune forme di sepsi.
In questo caso, l’eccessiva
produzione di interferoni debilita l’ospite in modo deleterio. Non bisogna
dimenticare che la sepsi è ancora oggi causa dell’alto tasso di mortalità nei
reparti di terapia intensiva. Con le nuove conoscenze si potrà quindi pensare
di creare molecole specifiche in grado di bloccare Cd14, impedendo così la
produzione di interferoni, principale causa dello shock settico.
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